Nico Cereghini: "Giro in moto: quanti siete?"

Nico Cereghini: "Giro in moto: quanti siete?"
Una volta andavo in giro con tanti motociclisti, adesso no. E magari esco nei giorni feriali, un bel privilegio. Mi interessano le vostre esperienze: quanti siete? Tre o massimo quattro è l'ideale, per me | di N. Cereghini
17 febbraio 2010


Ciao a tutti.
Oggi una domanda, per cominciare: quanti siete, quando prendete la moto e andate? Fate un gruppo numeroso o siete in due? Vi capita di essere anche soli? Personalmente amavo le gite affollate, una volta; il gruppetto mi ha sempre divertito, e le chiacchiere anche. Ma ora ho il privilegio di ritagliarmi qualche mezza giornata “lavorativa”, e allora vado solo, mentre nel fine settimana preferisco fare altro.
Per esempio mi piace prendere la moto al mattino presto del sabato, quando sono libero, i piedi infilati negli scarponi da montagna. Ci fermiamo alla base di qualche bel sentiero, via la giacca tecnica per il pile, e saliamo. Questo genere di piacere è saltato fuori dopo i quaranta: il movimento è gusto e salute. Raro, ma qualche altro motociclistica-escursionista capita di incrociarlo.

Però torniamo alla domanda iniziale. Quanti siete quando andate in giro in moto? Qual è, in base alla vostra esperienza, il numero ideale? Io trovo che il gruppo perfetto sia formato da tre motociclisti, massimo quattro. Non di più. Le squadre numerose, specie quelle delle supersport, mi fanno pensare ai rischi di chi vuol strafare. E poi credo che, tra rifornimenti spuntini e pisciatine, in troppi si sia sempre fermi.

Naturalmente è importante anche l’omogeneità, del gruppo, perché se i gusti sono molto diversi allora facilmente salta l’intesa. Omogenei non vuol dire necessariamente sullo stesso tipo di moto. E’ un elemento che aiuta, ma conosco gruppi  misti, la sportiva con l’Harley e il maxi scooter. Mal assortiti, sembra, eppure indivisibili. Bisogna assomigliarsi, questo è l’importante, nel modo di vivere la moto e nella maniera di guidare. C’è gente che è sempre ferma a mangiare o a fumare, altri che non si fermerebbero mai. E conoscevo un tipo, anni fa, che stava sempre appiccicato alla moto che lo precedeva. Bostik, lo chiamavamo, perché non c’era verso di staccarlo. La ruota anteriore della sua moto stava a trenta centimetri dalla mia posteriore. E mòllami!

Credo che sia molto importante parlarsi apertamente, almeno fino a che, uscita dopo uscita, non ci si intenderà con una occhiata. Stabilire l’ordine della fila e le distanze di sicurezza, determinare il passo da tenere, gli intervalli tra le soste. Senza ossessioni ma con le idee chiare. Ovvio che ci si fermerà sul ritmo della moto che ha meno autonomia, però il suo pilota dovrà fare accuratamente il pieno.

Ma al di là della filosofia, credo che il numero dei partecipanti sia la ricetta-base del giro riuscito. Due, tre, quattro, di più? Amici, conoscenti, quasi-fratelli? E come avete trovato l’intesa? Esperienze a confronto.

Ascolta l'audio di Nico



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