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Freno posteriore si, freno posteriore no. È una delle questioni più discusse della storia, riguardo la tecnica della guida in pista. A fasi alterne, i piloti hanno sostenuto la sua indispensabilità o la sua totale inutilità. Schwantz non lo usava, tanto da arrivare a dire che avrebbero potuto anche togliergli il pedale e se ne sarebbe accorto solo nelle impennate dopo il traguardo, Doohan invece lo sfruttava così tanto da arrivare a farsi montare il comando sul manubrio quando, dopo l'incidente del 1992, perse la mobilità della caviglia destra.
In tempi più recenti, tanti piloti lo hanno usato come... controllo di trazione, stabilizzatore, strumento per chiudere la traiettoria. Altri lo hanno bellamente ignorato, dando ragione - per tornare al passato - a Kenny Roberts che, parlando della guida dei suoi piloti, sosteneva con la sua tipica ruvidità che lo dovesse usare solo chi fosse a suo agio nel farlo, altrimenti si facevano più danni che altro. "Se non sei capace di usarlo, tanto vale che invece del pedale del freno tu prema il clacson: qualunque cosa ti aiuterà nella guida più di una ruota posteriore bloccata a sproposito".
Sylvain Guintoli, in questo video, ci spiega quanto sia diventato importante nella MotoGP moderna, dove contano anche i millesimi. Ed è veramente illuminante capire quando si usa e quando no: una spiegazione interessantissima, legata alla dinamica delle moto da corsa. Ma fa ancora più sorridere sentirlo raccontare del suo Mondiale SBK 2014 e del fatto che quell'anno, il freno posteriore...