“Hai un meccanico da consigliarmi?”

“Hai un meccanico da consigliarmi?”
E’ la domanda di tanti motociclisti che cercano meccanici onesti e capaci a cui affidare la moto. Un segno di crisi e di mancanza di fiducia verso tante officine che evidenziano un sistema di lavoro migliorabile | M. Temporali
15 luglio 2010

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Mi capita spesso, spessissimo, soprattutto ai corsi di guida, di ricevere richieste di aiuto, anche di gente che in moto ci va da anni: “non hai un buon meccanico da consigliarmi dove possa portare la mia moto ?”.

Da qui l’idea di parlarne pubblicamente. I problemi sono sempre gli stessi: il meccanico che sbaglia completamente la diagnosi del guasto, l’attesa di mesi per una riparazione, il salasso pagato per un piccolissimo intervento.
Come ci si salva da situazioni come queste ? Proviamo a ragionarci.
Oggi la moto è fatta soprattutto di elettronica, motivo per cui vale la pena appoggiarsi all’officina autorizzata, specie per tagliandi e riparazioni. I meccanici frequentano corsi di aggiornamento utili a capire com’è fatta la moto e a come intervenire, quindi sono più preparati. Anche solo per tarare il minimo dei giri motore, bisogna sapere come fare... Il problema è che, una concessionaria media, per rimanere in piedi deve vendere 200 moto all’anno, che in 5 anni diventano 1.000.
L’officina non cresce per questioni di costi e continua a lavorare su più fronti, sempre più affannosamente, preparando i modelli nuovi alla vendita, ripristinando l’usato, mettendo in coda tagliandi e riparazioni. 
 

Non voglio generalizzare, ma è il sistema in Italia che non funziona, non voglio dare colpe dirette a chi si trova obbligato a indossare o a far indossare la cravatta a un meccanico

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1 euro al mese


Ciò che più mi insospettisce e mi rende più “attento” in un’officina moderna sono le pareti troppo bianche e il signore in accettazione in camice chiaro. Sicuramente un’ottima immagine, copiata da un evoluto settore automobilistico, ma qui i costi crescono per forza e non sempre al pari del risultato finale. In queste realtà, il più delle volte non si ripara il pezzo rotto, ma si sostituisce; non ci troviamo in una tradizionale officina di riparazione.
Un paio d’anni fa sono stato vittima di un “equivoco”, non con la moto ma con l’auto: oltre 6.000 euro il preventivo per un cambio da buttare, dicevano, quando invece, in un’altra officina specializzata in cambi, hanno sostituito la centralina con 250 euro e la macchina va che è una meraviglia.
Non voglio generalizzare, ma è il sistema in Italia che non funziona, non voglio dare colpe dirette a chi si trova obbligato a indossare o a far indossare la cravatta a un meccanico. Di fatto, il meccanico bravo e affidabile va cercato col lanternino, non per forza in un frantoio con olio e grasso che sporcano ogni angolo dell’officina.
Mi sento però di dire a difesa del “bianco” che lavorare nell’ordine e nella pulizia permette comunque di essere più precisi.
Noi per primi dovremmo, con una certa frequenza, spolverare a mano la nostra moto: ci consentirebbe di identificare eventuali inconvenienti, come il bulloncino mancante, piuttosto che la crepa nella plastica, il trafilaggio di olio dal carter, ecc. 
 

La carena di Max
La carena di Max

E’ un metodo infallibile della vecchia scuola dei meccanici da corsa, quelli abituati a lavorare con la vaschetta vicina alla moto per raccogliere le parti smontate insieme agli attrezzi utili per gli interventi e che predicano la buona abitudine a non lasciare mai un lavoro a metà.
Ragione per cui sconsiglio il fai da te, soprattutto quando c’è da mettere le mani su ruote e freni.
Lo limiterei alla routine che ogni motociclista dovrebbe rispettare: lubrificazione della catena, controllo della pressioni delle gomme e del livello dell’olio motore.

Il futuro delle officine, perché funzionino meglio, lo vedo slegato dalle concessionarie, per le quali rappresentano oggi soltanto un business.
Ci vogliono imprenditori della meccanica, che eseguano il lavoro spinti dalla passione; a loro volta dovrebbero avere la garanzia dalle case motociclistiche di poter frequentare i corsi di formazione.
Con la speranza che presto, quei 40/50 euro all’ora per la manodopera siano spesi bene in qualunque officina.
 

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