E’ appena terminata l’undicesima edizione dell’Auto Expo, il più importante salone dell’automotive indiano, tenutosi a New Dehli dal 7 all’11 gennaio. Uno show motoristico specchio di un mercato in espansione esponenziale, anche per i cosiddetti prodotti “premium”, ovvero di alta gamma. Prodotti che costano tantissimo se di importazione, ma i cui prezzi calano se fabbricati in loco.
Tant’è che anche Triumph sta per iniziare a produrre in India una serie di modelli specifici per il mercato interno, cosa che Harley in parte sta già facendo da un anno.
Triumph
Per quanto riguarda la Casa inglese, Ashish Joshi, il manager designato da Hinckley per dirigere “l’operazione India” così come già aveva diretto quella in Thailandia lo scorso anno, ha rivelato al sito locale Business Standard l’esistenza di «un piano di produzione di sei anni, comprendente anche un certo numero di nuovi modelli di piccola e media cilindrata, da sviluppare nell’arco di tre anni. Ogni costruttore di modelli premium sta considerando di abbassare il tiro anche verso cilindrate minori».
In effetti è da un po’ che si vocifera di una eventuale “Street Single”, ovvero una piccola naked monocilindrica che peraltro sarebbe stata avvistata attorno alla fabbrica di Hinckley, ma di prove fotografiche – seppur amatoriali - della sua esistenza in effetti non se ne sono viste.
I soliti gossip tuttavia lascerebbero appunto ipotizzare con sempre maggior insistenza l’arrivo di qualche piccola monocilindrica, anche perché lo stesso mr. Joshi avrebbe sottolineato che «moto di cilindrata compresa tra i 250 ed i 500 cc si vendono molto bene, come testimonia la crescita costante del mercato degli oltre 180 cc, rispetto al resto». Da inguaribili nostalgici, è superfluo dire che ci piacerebbe molto rivedere anche un’edizione aggiornata della mitica Cub 200…
All’Auto Expo, Triumph intanto ha portato i sette modelli che verranno costruiti in India, tra i quali, ovviamente, la Bonneville e la mastodontica power-cruiser Rocket III da 2.400 cc. Le linee produttive verranno approntate entro la prima metà di quest’anno, mentre le prime consegne avverrano verso Ottobre, quando ovviamente sarà pronto anche il magazzino ricambi. Si partirà con tre o quattro concessionari, per arrivare a 12 entro la fine del 2012. Il tutto con prezzi decisamente competitivi rispetto ai concorrenti già presenti su questo importantissimo mercato. Una competitività derivante dall’adozione della cosiddetta procedura CKD (Complete Knock-Down), che consiste nell’assemblare mezzi (in questo caso) in India utilizzando parti fabbricate in altri Paesi dove la produzione costa ancora meno: vedi Thailandia, appunto, per quanto riguarda il marchio britannico.
Harley-Davidson
Quanto ad Harley-Davidson, già da un anno ha una filiale indiana, che distribuisce sul mercato interno una quindicina di modelli, due dei quali assemblati in loco a Bawal, nel suo unico stabilimento al di fuori degli State, utilizzando componenti Made in Usa. Ma anche in Harley stanno pensando realizzare modelli più piccoli ed economici (magari agli indiani la tanto vituperata monocilindrica Buell Blast da 500 cc, prodotta per una decina d’anni e poi buttata letteralmente nella spazzatura, alla fine dei conti sarebbe anche andata benissimo, tanto per cominciare…): perché va bene che gli indiani, come i cinesi, sono tantissimi, e quindi la percentuale di utenti facoltosi focalizzati sul segmento premium è proporzionalmente elevata, ma sono ancora di più coloro che richiedono mezzi meno costosi sia da comprare che da mantenere. Come da noi, del resto, ma con numeri ben più alti, visto che il mercato indiano assorbe ben oltre dieci milioni di due ruote a motore l’anno.
Insomma, pare che vedremo presto un’Harley davvero “piccola”? Chissà come sarà? Fino ad ora avevamo chiamato così la 883, ma andando indietro con la memoria agli anni settanta, quando la casa americana aveva acquistato la nostra Aermacchi, l’Harley-Davidson più piccola che ci ricordiamo era la Aletta 125…