Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Cinquant'anni dopo, la Honda CB 750 si prende anche l'appellativo di “violenta”: si celebra infatti quest'anno il mezzo secolo dalla presentazione della Honda CB 750 Four, e la bellissima esposizione organizzata a Moto Days 2019 dal club "Roma in Moto Violente anni 70-80" ci mostra in tutto il loro splendore le storiche Honda a quattro cilindri che nel 1969 hanno inaugurato l'era della maxi moto brillante, affidabile e alla portata di quasi tutti, rivoluzionando totalmente il concetto stesso di motocicletta e di motociclismo. In magnifica mostra non solo la capostipite di 750 cc in tutte le sue declinazioni, ma anche le altre CB a quattro cilindri come la 500, la 400 e la 350, con un excursus storico veramente completo e rispettoso oltremodo della fedeltà dei modelli.
La mostra pone al suo centro tre mitiche K0: la primissima serie di CB 750 di cui arrivarono solo pochi esemplari in Italia, e per questo inferiori in pregio soltanto alle quattro mitologiche CB 750 di pre serie costruite a mano per i saloni di presentazione del modello. Proprio ai piedi del palco dove troneggiano le favolose K0, l'impressione di trovarsi negli anni '70 è fortissima, basterebbe scattare una foto in bianco e nero per dar corpo all'illusione di essere tornati in quel periodo epico, ma anche seminale, per le moto e i motociclisti.
Di cosa voglia ricordare o celebrare questa esposizione di numerose decine di moto, e come mai proprio qui a Roma, è stato argomento di un vivace scambio di battute con il coordinatore del club: si tratta di Eugenio Blasetti, un vero appassionato e decisamente un profondo conoscitore del mondo delle moto più rivoluzionarie degli anni '70 e '80, giustamente orgoglioso di avere portato alla luce un patrimonio storico motociclistico assolutamente non da poco. Ma di quell'orgoglio pacato e condiviso, denso di storie e aneddoti di un'epoca fatta di ex giovani - oggi cinquantenni - e di piloti che ieri si ingarellavano per strada e oggi dispensano buoni consigli.
"Sono questo moto ad essere violente, mica noi; noi siamo soltanto degli appassionati molto tranquilli"
“il Club Moto Violente è composto da persone di età dai 40 ai 60 anni, che riprendono le moto che avevano desiderato quando erano ragazzi. Il periodo sul quale ci siamo concentrati è quello dalla fine degli anni 60 in poi, il periodo topico. Prima di allora le moto erano poco diffuse e molto poco potenti: pensa che i Falcone o le Benelli avevano 40 cavalli...”
...un po' pochini, dai.
“...altrimenti c'erano le inglesi, che erano comunque una nicchia: i proprietari erano i cosiddetti gentleman driver, gente che non solo sapevano guidarle, ma che erano anche capaci di metterci le mani, di fatto indispensabile. Poi arrivarono i giapponesi e rivoluzionarono completamente il mercato: la CB 750, ma anche la Kawasaki 500 a tre cilindri e due tempi, portavano la tecnologia del GP per le strade.”
Ma perché “violente”?
“Il senso del nostro Club è riunire tutte quelle moto, come le Honda CB e le Kawasaki 750, ma anche le Laverda, le Guzzi con la V7 Sport, le Benelli... anche se la Tornado 650 era un mezzo catenaccio! Queste moto erano violente per l'epoca, per l'erogazione della potenza, per le prestazioni e perché cambiarono tutto, fino ad arrivare a tirare dentro anche tutta la filmografia degli anni '70 di moto e città violente, perché se la Honda CB era comprata dai pariolini, dai piloti dell'Alitalia, la Kawasaki 750 era anche la moto dei delinquenti...”
“Queste stesse moto poi, nelle grandi città, alimentarono il fenomeno delle gare tra i possessori che volevano dimostrare la superiorità della propria moto. C'era questa cosa incredibile, possibile solo in quegli anni: chi correva nelle piste, il pilota professionista, poi arrivava al bar e si ingarellava con i comuni motociclisti, una sorta di follia collettiva, una cosa che oggi non esiste più e che si è fermata negli anni '90... a Roma si correva sulla via Salaria, in Corso Francia, sull'autostrada
Roma-Fiumicino. Ma c'era sopratutto il fenomeno dell'Olimpica, dove anche i ragazzi andavano ad impennare o a scommettere magari a chi arrivava prima: meno male che questo periodo si è concluso, perché c'è stato anche chi ha rischiato la vita.
E l'attrazione per queste moto è dovuta in parte anche a questo: la maggioranza di noi ha vissuto il posizionamento della moto come il desiderio, come il discriminante tra uomini e super uomini. Oggi tutto questo non esiste più, del resto anche i motociclisti sono diminuiti moltissimo rispetto a quell'epoca. Sono queste moto ad essere violente, mica noi: noi siamo soltanto degli appassionati molto tranquilli, ma tutti gli appartenenti al nostro gruppo (che vanta circa 1.900 follower su Facebook e 200 possessori di queste moto) hanno avuto passione per queste moto che erano considerate pericolose, poco guidabili, e proprio per questo mitizzate!”
Cos'è cambiato rispetto a 40 anni fa, all'epoca in cui impazzavano le “moto violente”?
“Oggi c'è meno show off, i motociclisti si incontrano, vanno a fare le gite, ma non è più come quando ci vedevamo da Ciampini, dallo Zio d'America, dal Fungo, tutti luoghi dove si andava a mettere in mostra la propria moto e aspettare che qualcuno raccogliesse la sfida! Lo stesso Oscar La Ferla (famoso pilota romano delle derivate di serie degli anni '70 e '80, e ispiratore tra l'altro del personaggio Oscar Pettinari nel film Troppo Forte diretto nel 1986 da Carlo Verdone), era uno di questi: un gran manico che poi incontravi al bar e accettava la sfida!”
La tua moto di oggi?
“Non ho moto moderne, ho soltanto (soltanto?? n.d.r.) una quarantina di moto di quegli anni, ma se ne dovessi comprare una forse comprerei uno scooter o una BMW GS come tutti quanti... o forse una moto di quelle moderne come la Kawasaki Z 900 RS che mi sembra la migliore reinterpretazione di un oggetto del passato... ma sono moto che non potrebbero essere definite “violente” perché molte delle moto di oggi, pur essendo strapotenti, sono molto più facili da guidare rispetto a quelle di allora. Tutt'ora con la Kawasaki 750 se la usi senza sale in zucca sul misto veloce ti fai male, e questo ha il suo fascino e la rende la moto più desiderata di quegli anni...io ne ho due!”
Mostre come queste possono avere luogo solo a Roma, dove l'iconografia si colora con le tinte delle pellicole cinematografiche e poche altre volte ho avuto la reale sensazione di un evento la cui collocazione geografica e storica sia così irripetibile e necessaria. Per il prossimo anno Eugenio ci ha confessato che il tema della mostra sarà “le widow maker”, ma chissà che non si riesca a fare qualche... anticipazione: stay tuned!