Honda chiede 10 milioni di danni a Silvio Di Lorenzo

Honda chiede 10 milioni di danni a Silvio Di Lorenzo
In un dossier di settanta pagine, Honda motiva la richiesta di danni pari a 10 milioni di euro all'ex vicepresidente dello stabilimento di Atessa. Avrebbe dirottato risorse ad altre società
24 luglio 2014

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Sono accuse pesanti quelle contenute nel ricorso di Honda Industriale contro il suo ex vice presidente Silvio Di Lorenzo, che si è visto recapitare una richiesta di danni per 10 milioni di euro. Accuse di cui l'ex amministratore dello stabilimento di Atessa sarà chiamato a rispondere il prossimo 23 febbraio davanti al Tribunale delle Imprese dell'Aquila. Assieme alla moglie, ai due figli e ad alcuni imprenditori locali, i legali Honda sostengono che Di Lorenzo avrebbe organizzato “Un sistema che scredita gravemente la società all'interno dell'azienda (presso i dipendenti), all'interno del gruppo Honda (con relativi vertici ), all'esterno con riguardo tanto ai fornitori che alle banche, ai concorrenti, ai clienti e distributori e anche agli organismi ed enti collettivi del territorio di Chieti, come sindacati, Confindustria, Camera di commercio”.

Silvio Di Lorenzo è stato alla Honda Italia a partire dal 1982, con incarichi di responsabilità via via crescenti. Dagli acquisti, alla direzione del personale, poi consigliere di amministrazione e infine vice presidente esecutivo dall'anno 2000. Di fatto è stato l'italiano con la carica più importante nella struttura produttiva italiana della casa giapponese. Ha lasciato l'azienda alla fine del 2012 per andare in pensione e attualmente ricopre la carica di presidente della camera di Commercio di Chieti ed è consigliere della Banca d'Italia a L'Aquila.

Secondo l'accusa, Di Lorenzo sarebbe entrato in contatto con con gli imprenditori: “Gabriele Scalzi, Pietro Rosica e Antonio Di Francesco, rilevando, nel caso di Tecseo, o costituendo, nel caso di Tecseo.it, Deca Spain e Rossocromo, società a cui commissionare importanti forniture, cosa che effettivamente avvenne, con enorme danno di Honda”. Mentre la sua famiglia avrebbe “Consapevolmente permesso la creazione di complesse strutture societarie funzionali al disegno illecito del signor Di Lorenzo e anche a loro beneficio, attraverso le società Isola e Sirefid, oltre che, nel caso dei figli, attraverso ulteriori e specifiche condotte”.

Le note dei legali Honda sono contenute in un dossier di settanta pagine con allegati bilanci, email, visure, relazioni tecniche e contratti.

Nella sua posizione di vertice, Di Lorenzo si sarebbe aumentato lo stipendio mensile di 2.580 euro: Honda ha presentato una comunicazione nella quale si “auto informa” dell'aumento e un'altra nella quale risponde ringraziando. Nel dossier si legge che “Il signor Di Lorenzo ha illecitamente impegnato Honda Italia per costi aziendali pari a 311.060 euro: a tanto ammontano le somme effettivamente corrisposte per due aumenti di retribuzione”. E ancora che i reiterati comportamenti “Del suo infedele amministratore hanno comportato ingiustificate e gravissime perdite alla società, Honda ha subito una pesantissima diminuzione delle sue capacità di fare investimenti e di creare lavoro dentro e fuori l'azienda”.

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