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Un motore peraltro molto compatto che, secondo quanto ci è stato raccontato, sarebbe ispirato a quello della RC211V 990 a 5 cilindri usata a suo tempo da Hayden: infatti la “V” tra i cilindri è anche qui di 76°, e i due cilindri anteriori sono più distanti tra loro, rispetto ai posteriori, come se fosse stato eliminato quello centrale… A questo punto viene spontaneo chiedersi perché mai in Honda abbiano scelto di produrre un V4 anziché un V5! In ogni caso, vi ricordiamo che questo propulsore comunque molto compatto (in Honda sostengono che sia addirittura più piccolo dell’800 della RC212V!) eroga 172,7 cv a 10.000 giri, con ben 11,7 kgm circa di coppia (ovvero il 90% dei 13,2 massimi dichiarati a 8.750 giri) già disponibili a soli 4.000 giri.
Eroga 172,7 cv a 10.000 giri, con ben 11,7 kgm circa di coppia (ovvero il 90% dei 13,2 massimi dichiarati a 8.750 giri) già disponibili a soli 4.000 giri
Quanto al test, con un budget molto limitato stabilito dalla Casa giapponese per questa importante presentazione, purtroppo in estremo Oriente è stato invitato un numero ridottissimo di giornalisti (solo tre per l’Italia, per la precisione). In attesa di poggiare le terga su questo interessantissimo modello (ovvero a novembre, naturalmente nella versione col cambio standard: quella col cambio automatico a doppia frizione, infatti, arriverà probabilmente la prossima estate e sarà considerata un Model Year 2011), abbiamo quindi scelto di riportarvi la traduzione delle impressioni di guida del collega inglese Mark Forsyth, di Visordown (www.visordown.com).
Con la VFR nessun problema: l’acceleratore elettronico ti consente un controllo perfetto istante per istante
Dev’essere stato un vero incubo, quando si correva qui con le 500 GP a due tempi, per di più con la pista in contropendenza! Se mai si dovesse scrivere “highside” per terra su una curva, beh, questa sarebbe l’ideale! Star dietro all’amico Roland Brown e ad Ukawa in questo tratto mi ha chiarito perfettamente il modo in cui la VFR mette a terra i suoi cavalli: seconda marcia lungo la chicane, si porta al moto a sfiorare l’apice della curva a destra e via, a tutto gas. Tutto, esatto, fino a fondo corsa. Mentre lasciavo la moto scivolar via verso il cordolo esterno della curva per poi inserire la terza fino al limitatore, osservavo le due moto davanti a me che facevano “scrivere” meravigliose linee nere ai loro Dunlop Roadsport posteriori. Il fatto è che su una 500 GP ad ogni giro staresti correndo il rischio di trovarti all’ospedale: con la VFR, invece, nessun problema, l’acceleratore elettronico ti consente un controllo perfetto istante per istante, e la formidabile elasticità del motore fa sì che tutto sembri sicuro e sempre prevedibile, senza mai avvertire picchi o incertezze di erogazione.
Durante le presentazioni e prima del test si è discusso del furbissimo sistema di trasmissione ad albero con giunti scorrevole. Un cardano che dà il lo stesso feeling di una catena? Devo ammettere che ero scettico su questo particolare. Ma sapete una cosa? Hanno ragione loro, i progettisti. Avete presente come funziona un cardano “normale”, quando si chiude e si riapre il gas? Quella reazione talvolta noiosa e magari anche un po’ rumorosa dovuta a masse pesanti in movimento reciproco, congiunta a quel sollevarsi ed abbassarsi del retrotreno? Bene: nulla di tutto questo, sulla nuova VFR. Che è una moto davvero facilissima da guidare, una vera adulatrice. Ma chi è la sua diretta concorrente? Quale moto le si avvicina maggiormente? Beh, secondo me la BMW K1300S è la sua più ovvia antagonista.
La Honda è molto, molto veloce, ma ovviamente non è nata per vincere delle gare. Come la BMW, questa moto è chiaramente stata progettata per dare a noi utenti stradali quel tipo di prestazioni di cui, ad essere onesti, il 99% di noi ha bisogno su strada per il 99% del tempo. La BMW, a memoria, ha più potenza ai bassi e medi regimi, o forse così sembra per via della risposta più pronta al tocco di gas. L’ultima volta che l’ho guidata è stato un paio di settimane fa, e mi sembra di ricordarmela bene. Ma non c’è niente di meglio, chiaramente, che avere sottomano entrambe moto per valutarne le differenze come si deve. Nel carniere della Honda, in ogni caso, ci sono parecchi punti a suo favore. Il livello di finiture, tanto per cominciare (stupendo quel bel rosso splendente), per non parlare della facilità d’uso (la BMW, in effetti, richiede un minimo d’abitudine); e poi il modo in cui i progettisti sono riusciti a camuffare tutto quel peso in modo da far sembrare la moto più leggera di almeno 50 chili rispetto alla realtà.
A testimoniare il target di riferimento di Honda circa la sua VFR1200F, c’è il cospicuo numero di accessori da turismo creati per lei (settore dove, peraltro, BMW è stata pioniera, inutile ricordarlo): selle più basse e snelle, altre in Alcantara, bauletti, moto valigie integrate, manopole termiche, appendici aerodinamiche per il parabrezza, navigatore satellitare, e altre amenità del genere.
DCT (Dual Clutch Technology): un optional assolutamente incredibile! La prima cosa che si nota salendoci in sella, ovviamente, è l’assenza della leva della frizione e del pedale del cambio
Ma veniamo ora alla VFR equipaggiata con la famosa DCT (Dual Clutch Technology), che ho provato dopo quella standard. Un optional assolutamente incredibile! La prima cosa che si nota salendoci in sella, ovviamente, è l’assenza della leva della frizione e del pedale del cambio. La seconda, sono le due levette sulla sinistra del manubrio, e l’inconsueta leva del freno a mano. Sul blocchetto di destra, invece, ci sono i pulsanti per selezionare il folle e l’opzione automatica, quest’ultima commutabile tra utilizzo Sport o Comfort. Non ci vuole molto per abituarsi al giochino. O, perlomeno, io non ci ho trovato alcuna difficoltà.
Si avvia il motore, e la funzione automatica si inserisce…automaticamente. Sta al pilota scegliere tra l’opzione sportiva (il motore allunga di più, si possono tirare le marce e si scala più in fretta per non perdere troppi giri), e quella più tranquilla, da crociera, pigramente automatica, proprio l’ideale, alla fine, per andare in giro su strada. Vi stancate dell’automatico? Beh, usate le due levette a sinistra, lavorando col pollice per scalare le marce e l’indice per salire di rapporto: è semplicissimo. In ciascuna di queste modalità di funzionamento, i cambi marcia sono più dolci che su qualunque cambio tradizionale in circolazione. Sempre. E sono anche rapidi, in particolare in configurazione Sport e usando la cambiata manuale.
Ma sapete qual è il miglior pregio di questo sistema?: è che vi lascia libera buona parte del cervello per pensare ad altre cose importanti, come fare attenzione a cosa vi succede intorno, dove e come frenare, come impostare le curve.
Secondo me i responsabili della Honda sono stati molto coraggiosi a lanciare una grossa sport tourer su un circuito, in particolare a Sugo, con quelle sue contropendenze e quelle curve dove si entra molto forte.
Ma ovviamente sapevano quel che facevano. Io ho concluso i miei turni di guida utilizzando il cambio manuale, e mi sono davvero reso conto di quanto sforzo fisico si risparmi non usando il pedale del cambio. Il sistema DCT è il futuro, datemi retta…”
Honda
Via della Cecchignola, 13
00143 Roma
(RM) - Italia
848846632
https://www.honda.it/motorcycles.html
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