Husqvarna e gli anni mitici del Cross

Husqvarna e gli anni mitici del Cross
Ovvero quando a dominare erano i piloti svedesi e le loro splendide moto a quattro tempi, Husqvarna in testa
15 dicembre 2016

Come per i campionati mondiali di velocità, anche per quelli di cross c’è stata un’epoca che è entrata nella leggenda.
Niente Gilera e MV a quattro cilindri, niente Guzzi e Mondial bialbero, né Honda plurifrazionate. In questo caso i marchi mitici sono tre, tutti svedesi, e due di essi sono usciti di scena ormai da molti anni. L’unica casa che ancora esiste, anche se la fabbrica non è più in Scandinavia, è la Husqvarna. Delle altre, una non aveva neanche uno stabilimento per la fabbricazione delle moto! In effetti la sua attività si svolgeva in un settore completamente diverso, quello della litografia. E infatti le sue monocilindriche, costruite in numero ridottissimo nell’arco di pochi anni soltanto, si chiamavano Lito.

La terza azienda era, sul finire degli anni Cinquanta, la più importante della Svezia, con una forte produzione di modelli di piccola cilindrata. Si trattava della Monark, che si è imposta nel mondiale del 1959, mentre la Lito ha vinto nel 1961 e la Husqvarna nel 1960, '62 e '63. Le moto che hanno ottenuto questi straordinari successi, pilotate da Nilsson, Lundin e Tibblin, avevano assai più di un denominatore comune. Erano pressoché uguali. Addirittura la Lito era una Monark riverniciata con altri colori e dotata di un diverso logo sul serbatoio! In tutte e tre il telaio aveva lo stesso disegno e il motore era il medesimo, tranne qualche differenza di modesta portata.

 

Monark, Lito e Husqvarna avevano assai più di un denominatore comune: erano pressoché uguali. Addirittura la Lito era una Monark riverniciata

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Era un monocilindrico realizzato partendo dall’Albin, un motore costruito per impiego militare negli anni Quaranta, che era nato da da un progetto della Husqvarna del decennio precedente! A svilupparne una versione destinata al motocross era stato il tecnico Hedlund, che aveva progettato e costruito un cilindro e una testa in lega leggera e li aveva montati su un basamento Albin. Il risultato era stato un motore stretto e leggero, robusto e con un tiro straordinario ai bassi regimi, che conferiva alla moto una eccellente guidabilità. L’alesaggio di 79 mm era abbinato a una corsa di 101 mm.

Questo monocilindrico con distribuzione ad aste e bilancieri e lubrificazione a carter secco è stato impiegato dalla Monark per realizzare le sue moto ufficiali (pare che ne siano state costruite cinque soltanto) sul finire degli anni Cinquanta. La trasmissione primaria era a catena e il cambio separato inizialmente era un BSA; in seguito però Hedlund è passato all’AMC (esso pure inglese). Il telaio a doppia culla continua aveva un disegno semplice ma al tempo stesso molto lineare. In pratica, faceva pensare a un Norton Featherbed in versione da cross.

La Monark era azionata da un monocilindrico a corsa lunga (ben 101 mm, contro i 79 mm dell’alesaggio) sviluppato dal tecnico Hedlund, che ha montato un gruppo testa-cilindro di nuovo disegno, in lega di alluminio, sul basamento di un motore Albin prodotto per impiego militare
La Monark era azionata da un monocilindrico a corsa lunga (ben 101 mm, contro i 79 mm dell’alesaggio) sviluppato dal tecnico Hedlund, che ha montato un gruppo testa-cilindro di nuovo disegno, in lega di alluminio, sul basamento di un motore Albin prodotto per impiego militare


Il peso a secco era di 147 kg e per quanto riguarda la potenza del motore si parlava di circa 37 cavalli. Queste belle monocilindriche di 500 cm3 sono state costruite tra il 1958 e il 1960, anno al termine del quale la Monark si è ritirata dalle gare. A Sten Lundin è stata allora regalata una moto, con la quale ha preso parte al mondiale dell’anno successivo semplicemente cambiando il colore e le scritte. Era nata la Lito! Nel frattempo Bornebush, che aveva “pilotato” l’ingresso nelle competizioni di questo nuovo marchio, si era accordato per la produzione di un certo numero di “repliche” per i piloti provati. Tra il 1961 e il 1964 ne ha costruite 35. Pare che almeno alcune di esse, se non tutte, avessero misure di alesaggio e corsa differenti da quelle della Monark, ovvero 82 x 94 mm.

Dalla Monark alle Husky

Nel 1959 Hedlund si è accordato con la Husqvarna, che voleva entrare nel cross data la grande popolarità della quale esso stava godendo (con benefiche conseguenze sotto l’aspetto commerciale). Dalla collaborazione è nata una moto pressoché eguale alla Lito e alla Monark! Le differenze erano davvero minime; nel motore in pratica riguardavano solo il cilindro, che aveva l’alettatura lievemente diversa. La parte inferiore era la solita Albin e le misure di alesaggio e corsa rimanevano 79 x 101 mm. La forcella era una Norton (ma in seguito è stata impiegata anche una Ceriani) e pure la frizione era di questa stessa casa inglese; gli ammortizzatori posteriori erano di fabbricazione Girling. Il peso a secco era di soli 140 kg, ossia almeno 20 chili in meno rispetto alla concorrenza britannica (BSA e Matchless). Per quanto riguarda la potenza si parlava di appena più di 35 cavalli, con un arco di utilizzo particolarmente ampio. In quattro anni questa moto ha conquistato tre titoli mondiali; inoltre ha consentito a Emilio Ostorero di imporsi in campo italiano per quattro stagioni consecutive. La Husqvarna si è ritirata al termine del 1963.

I grandi sconfitti nelle stagioni dominate dalle moto scandinave sono stati i costruttori inglesi. Inizialmente c’è stata anche la belga FN, che aveva un motore forse più potente ma anche meno elastico e gestibile. Ha vinto il mondiale nel 1958 ma poi, dopo essere stata sonoramente battuta, è scomparsa dalla scena. A lottare contro Le Monark, le Lito e le Husqvarna sono rimaste la BSA con la sua Gold Star e la Matchless con la versione da cross della G 80 (che, aveva misure di alesaggio e corsa pressoché quadre). Entrambe queste moto erano potenti ma anche grosse e pesanti. In seguito la BSA ha sviluppato per impiego crossistico la Victor con cambio in blocco, assai più leggera e compatta, che Jeff Smith ha portato alla vittoria nel mondiale negli ultimi due anni in cui si sono imposte le moto a quattro tempi, ossia il 1964 e il 1965. Pure la Matchless ha sviluppato attorno alla metà degli anni Sessanta la sua bellissima G 85, che forse avrebbe potuto essere vincente, se fosse uscita diverse stagioni prima.