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Il mondo delle gare è pieno di figli d’arte. Ma se già i casi di padri e figli capaci entrambi di successi ad alto livello si contano senza ricorrere a carta e penna, un fenomeno come la Casata dei Dunlop non ha uguali. Neanche nel panorama delle corse su strada, ambiente molto familiare ed unito, in cui non è raro che la passione dei padri passi ai figli: possiamo dire che i Dunlop stiano dominando da più di trent’anni l’ambiente delle corse stradali nord-britanniche.
Tutto ha avuto inizio con Joey, nato a Ballymoney (Irlanda del Nord) nel 1952. Con un’adolescenza passata sentendo sfrecciare le moto impegnate nella North West 200 era abbastanza inevitabile che William Joseph – questo il vero nome di Yer Maun, come venne poi soprannominato al culmine della sua carriera – e il fratello Robert, più giovane di otto anni, iniziassero la carriera di piloti motociclisti. A differenza del fratello, Joey iniziò con le gare in circuito, per la verità senza troppo successo, per poi approdare alle gare stradali.
Al debutto al TT nel 1976 fa seguire la prima vittoria nel Jubilee l’anno successivo, una nella Classic nel 1980 per poi ottenere nel 1983 il primo trionfo nella Superbike – o meglio, come veniva chiamata allora, TT/F1. La formula era vagamente simile a quella delle attuali SBK in quanto le moto era derivate dalla serie, anche se il livello di preparazione sforava largamente nel prototipale. Da allora, Joey non ha mai smesso di vincere come si evince facilmente da un palmarés che non ha uguali nel mondo delle corse su strada. 26 vittorie al TT, 24 al GP dell’Ulster, 13 nella sua gara di casa, la terribile North West 200 e cinque titoli mondiali TT-F1.
Come abbiamo già detto non sono stati i soli risultati nelle gare – che comunque lo fanno ritenere da molti il miglior pilota stradale mai vissuto – a creare il mito di Joey Dunlop. Dalla personalità semplice ed accessibile, come molti dei piloti del suo ambiente, Dunlop amava socializzare con appassionati e colleghi, ospitandoli nel suo pub a Ballymoney e “mandandoli sotto al tavolo” a forza di pinte di Guinness anche nelle serate precedenti le gare.
Per quanto lui stesso si guardasse bene dal pubblicizzarle, le sue attività di beneficenza al di fuori del periodo delle gare erano ben note fuori e dentro l’ambiente del motociclismo. Joey caricava il suo furgone di generi alimentari e quant’altro riuscisse a raccogliere per poi partire alla volta di paesi poveri – Kosovo durante la guerra, ma soprattutto Romania – ed aiutare orfani e bambini disagiati. Leggenda narra che verso la metà degli anni 90 abbia rischiato la pelle forzando un posto di blocco est europeo in cui doganieri senza scrupoli volevano rubargli il carico.
Dunlop amava socializzare con appassionati e colleghi, ospitandoli nel suo pub a Ballymoney e “mandandoli sotto al tavolo” a forza di pinte di Guinness
Joey morì nel 2000, in sella ad una RS 125 – corse quasi tutta la sua carriera con Honda, diventandone una vera e propria bandiera – a Tallinn, in Estonia, perdendo il controllo sul bagnato e finendo contro un albero.
Dopo la sua morte gli vennero dedicate una statua nella città natale, e una che sovrasta la Bungalow Bend al TT. La sua fama era tale che la Gran Bretagna mise il suo volto su un francobollo commemorativo dopo avergli tributato le due più alte onorificenze del regno (MBE ed OBE). L’Irlanda rese il giorno della sua morte un giorno di pace nazionale.
Il fratellino Robert non impiegò molto a seguire le orme di Joey. Debuttò nelle corse stradali nel 1979 e fece sensazione conquistando la prima vittoria al debutto del TT, sia pure nella categoria Newcomers 350cc. Specialista della Cooktown 100, dove vinse otto volte fra il 1987 e il 1991, visse nel 1989 il suo anno migliore: in sella ad una 500 due tempi conquistò il Gran premio di Macao davanti a McCallen e Hislop, per poi firmare la sua prima vittoria “vera” al Tourist Trophy con la 125. Si ripeté l’anno successivo, in cui vinse anche la Junior (la gara che oggi viene chiamata Superbike), per poi vincere un’altra volta nel 1998 con la minima cilindrata. Fu però nella North West 200 che Robert scrisse la storia, conquistando ben 15 vittorie e restando a tutt’oggi il pilota di maggior successo nella velocissima gara nordirlandese.
Il punto cruciale della carriera di Robert avvenne nel 1994. Durante la gara della F1 al Tourist Trophy il cerchio posteriore della sua RC45 cedette di schianto, probabilmente indebolito nell’atterraggio dal salto di Ballaugh. Robert rimase gravemente ferito, facendo fuori e dentro dagli ospedali per due stagioni; al termine della riabilitazione aveva perso gran parte della mobilità alla gamba destra, rimasta nettamente più corta della sinistra. Con grande forza di volontà Robert tornò alle competizioni, sia pure limitandosi alla minima cilindrata, e modificando i comandi al manubrio per avere il freno posteriore sul manubrio sinistro.
Nel 2004 Robert annunciò il suo ritiro dalle competizioni per concentrarsi sulla famiglia e il suo recupero fisico – un’operazione nel 2005 gli restituì buona parte della funzionalità della gamba, e la cosa lo convinse a tornare alle gare. Con successo, visto che nel 2006 conquistò la North West 200.
Il 15 maggio 2008 Robert morì durante le qualifiche della 250 proprio alla North West. Il motore della sua 250 grippò e pare che Robert abbia tirato il freno anteriore assieme alla frizione. Il pilota è stato sbalzato dalla moto a oltre 250 all’ora, finendo investito da un concorrente che lo seguiva, morendo in ospedale la sera. Il figlio Michael, che assieme al fratello stava seguendo le orme del padre, vinse la gara il giorno dopo dedicando la vittoria al padre.
E’ infatti Michael quello che sembra aver preso più cromosomi da padre e zio. Nato nel 1989, ha debuttato al TT nel 2007 finendo venticinquesimo in Superbike. Nel 2008, pur sconvolto dalla morte del padre, decise di partecipare comunque al Tourist Trophy finendo decimo e sfiorando le 125 miglia orarie – prestazione che lo ha reso, per gli amanti dei numeri, il Dunlop più veloce della storia dell’Isola di Man. L’anno successivo vinse la Supersport e la Lightweight 250 in sella a Yamaha. Il 2010 è stato un anno senza vittorie, ma Michael si è rifatto nel 2011 conquistando la Superstock, e ripetendosi poi l’anno scorso con gara-2 della Supersport.
E’ però quest’anno che Michael è definitivamente entrato nell’olimpo delle superstar del TT. Visibilmente dimagrito rispetto a quest'inverno, nettamente più concentrato che in passato, Mickey è entrato a far parte del Team ufficiale Honda TT Legends dopo anni di fatiche da privato. E i risultati si sono visti, perché da quando è scattato il via della prima gara il più giovane dei Dunlop non ha lasciato agli avversari neanche le briciole, vincendo con un’autorità spaventosa.
L’en plein di Superbike, Gara-1 Supersport, Superstock e Gara-2 Supersport gli ha fruttato con una gara d’anticipo il trofeo dedicato al celebre zio: la Joey Dunlop Cup, destinata ai piloti che conquistano più punti nelle gare solo (niente sidecar) fatta esclusione per la TT Zero e la Lightweight. Il sistema di punteggio identico a quello usato nelle gare del Mondiale lo vede primo con 100 punti; il primo degli inseguitori, John McGuinness, è staccato di ben 39.
Fra poche ore Michael partirà per il Senior TT, ultima gara dell’edizione 2013 del Tourist Trophy. Se conquistasse anche quella entrerebbe nella leggenda, uguagliando il sensazionale record di Ian Hutchinson che aveva fatto piazza pulita nel 2010. In bocca al lupo, Mick…