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Da poco più di una settimana l'India ha revocato lo statuto speciale del Kashmir, la regione dell’Himalaya contesa da oltre 70 anni con il vicino Pakistan, in questo modo ha accentuato il proprio controllo in una delle zone più militarizzate al mondo: gli sviluppi politici sono tutti da valutare così come l'imminente allarme terrorismo che ha portato i circa 20.000 turisti nell'area ad abbandonarla molto velocemente.
La prima conseguenza del provvedimento del governo Indiano è che il Kashmir viene chiuso all’esterno: il governo ha infatti ordinato “che non ci debba essere movimento di pubblico” e la tensione aumenta di ora in ora.
Il kashmir è un territorio impervio tra le montagne del Karakorum, incastrato tra India, Pakistan e Cina e il suo isolamento è accentuato dalle difficoltà negli spostamenti: l’altitudine locale supera spesso i 5.000 metri di quota, gli inverni sono rigidi e lunghi, dalle nevicate abbondanti che portano poi i corsi d'acqua a frequenti alluvioni.
Le strade sono scavate nella roccia o semplicemente sterrate ma i paesaggi assolutamente unici: a dispetto dei numerosi turisti e anche degli adventure bike tour presenti, non sembrerebbe il paese perfetto dove muoversi in moto...
La notizia è che dopo che l'India ha tagliato totalmente ogni tipo di rete telefonica (tradizionale e cellulare), di collegamento internet e TV, messo il filo spinato nelle strade di maggiore comunicazione e posto i militari a controllo delle vie d'accesso alla regione, è diventato praticamente impossibile per gli abitanti del Kashmir ricevere notizie aggiornate su quanto sta accadendo fuori dalla regione.
Raja Mohi-ud-din - racconta, per esempio, il New York Time in un'inchiesta - è un editore di alcuni giornali locali che pur di poter stampare e distribuire le poche pagine del suo quotidiano deve raggiungere personalmente la pressa e stampare manualmente le copie, ma non è tutto: le notizie vengono raccolte, in mancanza di mezzi di comunicazione, personalmente, girando il territorio con le piccole motociclette che siamo abituati a vedere nelle strade indiane, aggirando il filo spinato e i militari.
Le poche notizie così recuperate dai giornalisti e vergate a mano su carta, vengono poi portate, sempre in moto, nei centri urbani dove sono attese da centinaia di persone: “la gente attende i giornali con frenesia. L'altro giorno ho venduto 500 copie in pochi minuti”, ha dichiarato Raja Mohi-ud-din. Delle decine di giornali presenti prima della revoca dello statuto speciale, soltanto sei sopravvivono oggi: grazie anche a qualche motocicletta e a giornalisti probabilmente molto abili nella guida sulle impervie strade del Kashmir.