I motociclisti italiani sono bravi, meno le assicurazioni e le infrastrutture

I motociclisti italiani sono bravi, meno le assicurazioni e le infrastrutture
Lo rivela un'indagine ANCMA. Gli italiani in moto sono più virtuosi degli altri europei, ma sono danneggiati dagli altri utenti della strada. E da infrastrutture e assicurazioni
28 gennaio 2013

Punti chiave

Sono confortanti i dati relativi all’incidentalità su due ruote, rilevati dalla consueta indagine statistica ACI-ISTAT, a differenza di quanto dichiarato dalla Fondazione ANIA. Nel 2011 i veicoli a due ruote coinvolti in incidenti (mortali e non) si fermano a quota 75.193, in linea con i valori dell’anno precedente (+1,1%). Le vittime su ciclomotore (165 persone) fanno registrare la contrazione più significativa, calando del 19% rispetto al 2010 mentre il numero dei feriti diminuisce del 5,2%. Le vittime su motocicli e scooter targati ammontano a 923 unità e fanno segnare una riduzione del 2,1%, mentre aumenta del 4,1% il numero dei feriti.
Complessivamente si registra una diminuzione del 4,2% delle vittime di incidenti su veicoli a due ruote (ciclomotori e moto) rispetto al 2010. Negli ultimi 5 anni il numero delle vittime è diminuito del 22%.

«Il dato apparso in diversi articoli, che enfatizzava come in Italia gli incidenti stradali che coinvolgono i mezzi a due ruote causino un morto ogni 8 ore, è parziale. Tale dichiarazione non tiene conto del fatto che solo nel 38% dei casi l’incidente è imputabile ad un errore umano del motociclista, mentre nel 50% dei casi sono gli altri conducenti a provocarlo - chiarisce Pier Francesco Caliari, direttore generale di Confindustria ANCMA (Associazione nazionale Ciclo Motociclo e Accessori) citando i risultati del MAIDS (Motorcycle Accidents In Depth Study), la più aggiornata ricerca sull’incidentalità delle due ruote a motore condotta dall’ACEM, l’ente che rappresenta l’industria di settore in Europa .
«Va considerato anche che in Italia abbiamo il parco circolante più numeroso rispetto a tutti gli altri Paesi europei, pari a 8.600.000 utenti».

«Se si confronta la percentuale di vittime ogni 10.000 veicoli la cifra per l’Italia è pari a 1,3 mentre altri Paesi importanti presentano risultati più negativi, ad esempio la Francia arriva a 2,5 e il Regno Unito addirittura al 3,6».
 

I grossi limiti delle infrastrutture italiane


Sempre secondo il MAIDS, in Italia le infrastrutture inadeguate sono concausa di incidenti nel 25% dei casi, circa il doppio rispetto alla media europea. Nel 2011 la presenza di ostacoli accidentali o fissi sulla strada ha provocato la morte di 96 centauri e il ferimento di altri 2033. Questi numeri riconfermano la grande importanza che un intervento sulle infrastrutture può avere nella riduzione degli infortuni per i conducenti di motocicli e ciclomotori. Un impegno della sfera pubblica comporterebbe anche un forte contenimento dei costi sociali provocati dagli incidenti stradali. La cifra ammonta a 30 miliardi di euro. I produttori di moto si impegnano costantemente, in termini di ricerca e sviluppo, sul tema della sicurezza. Lo dimostrano i continui progressi sul fronte delle tecnologie applicate sui veicoli, dai sistemi avanzati di frenata al controllo di trazione, così come i miglioramenti di telai, sospensioni e pneumatici. A questi si aggiungono i risultati raggiunti dai produttori di caschi e abbigliamento tecnico, tesi ad aumentare la protezione e limitare i danni in caso di incidente.


Nel nostro Paese la vera anomalia è rappresentata dal mondo assicurativo e dalle tariffe insostenibili e ingiustificate, elemento in aperto contrasto con quanto accade in Europa: una recente inchiesta del Corriere della Sera ha dimostrato che, nelle principali città italiane, si pagano tariffe 10 volte più alte della media delle città tedesche. Ciò provoca che il 10% di utenti circola senza assicurarsi, oppure ricorre a contrassegni falsi. L’impegno di Confindustria ANCMA è di rendere sempre più consapevole e responsabile l’utilizzo e delle due ruote, che rappresentano la soluzione alla mobilità sostenibile. In più, la partecipazione attiva dell’Associazione ai processi decisionali europei, rende l’Italia un Paese al passo con i mutamenti sociali. Ne sono esempi recenti sia la direttiva patenti sia l’obbligo di ABS su tutti i veicoli a partire dal 1° gennaio 2016.

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