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Le ventitre e dieci.
Gianluigi sonnecchia di fronte la televisione con le gambe di Francesco sulle proprie e la testa di Maria sulla spalla destra. Narcolettici davanti alla televisione, lui e i suoi gemelli di otto anni; accade sempre più spesso. Gianluigi crolla ogni sera, come i suoi buoni propositi di mettere a letto i bambini prima delle ventidue. In verità, i bimbi sono contenti di addormentarsi a fianco del padre che lavora tutto il giorno e dopo la scuola a tempo pieno lo aspettano frementi con lo zio che bada loro. Gianluigi è un padre solo. Apre gli occhi, realizza che è tardi, domani c'è scuola; però stava facendo un sogno, un bel sogno.
- bimbi, a letto!
- ...papà...
- i denti e a letto, piccoli farabutti in pigiama! E' tardissimo, giù dal divano e spegnete la tivvù!
- E tu? - chiese il maschietto con la voce impastata dal sonno.
- vi rimbocco le coperte e vado a dormire pure io.
- Ce la racconti una favola? - chiede la piccola Maria con l'aria di chi spera nell'ultimo regalo prima di dormire.
- ma... a otto anni avete ancora bisogno delle mie favole per dormire? Mi avete preso per un libro di racconti? Ogni sera una favola nuova... va bene, però tutti sotto le coperte.
Gianluigi spegne le luci della cameretta dove i suoi figli erano già coricati a faccia in su nel letto a castello, solo una piccola lama di luce entra dalla finestra. É stanco e spera di non addormentarsi pure lui, rischiando di dire frasi scoordinate e senza senso mentre racconta la favola della buonanotte.
- Allora... c'era una volta, in un paese lontano lontano... - Gianluigi fa una pausa inusuale, una parentesi, lasciando tutto in una sospensione troppo lunga per essere solo un momento di riflessione e decide per la prima volta di abbandonare elfi, animali parlanti, prodigi e foreste incantate. Si cambia.
- allora papà... ?
- ...c'era una volta un cavaliere coraggioso. Questo cavaliere si chiamava... Camillo.
- Che nome buffo, papà. - fece Francesco.
- Camillo non aveva un cavallo ma una velocissima motocicletta da corsa. Dovete sapere che Camillo partecipava nientemeno che al campionato del mondo di motociclismo e la sua moto arrivava anche a trecento all'ora...
- ...ma quant'è trecento all'ora, papà?
- Trecento all'ora... è quando, se non fai attenzione e lasci la visiera del casco aperta, gli occhi si gelano per il gran vento e restano aperti tutta la vita senza poterli chiudere per dormire.
- ...è per questo che i piloti mettono il casco, papà? - chiese Maria.
- Esatto, per dormire.
- ...ma è un casco come quello? - si incuriosì Francesco indicando col naso una mensola sulla parete opposta al letto.
- ...proprio così. Bravo, ma adesso niente più domande che dovete addormentarvi.
- Ok, racconta. -
- Camillo aveva pure una sorella bellissima di nome Cornelia che amava molto andare alle gare del fratello. Un giorno Cornelia decise di gareggiare anche lei, perché le moto le piacevano tantissimo e ogni volta che vedeva le gare del fratello aveva sempre voglia di salire su una motocicletta e correre pure lei, sfidare gli altri cavalieri e fare vedere che anche le femminucce come lei potevano andare veloci come i maschietti, ma non era semplice! Cornelia comprò una moto da corsa e assunse un meccanico che si chiamava Baldassarre per trasportare la motocicletta e aggiustarla tutte le volte che ce n'era bisogno, e le volte erano tante! Lei era un bravo pilota, ma spesso la moto si rompeva e allora il meccanico lavorava tutta la notte per ripararla. Giorno dopo giorno, Baldassarre imparò a conoscere Cornelia e la dolcezza che sapeva mettere anche in un'attività così pericolosa e difficile come guidare una motocicletta da corsa. Finalmente, una mattina di luglio venne il momento della prima gara importante e sia Cornelia che il meccanico erano emozionatissimi. Alla partenza tutti i piloti la prendevano in giro in silenzio, non degnandola manco di uno sguardo, certi che non avrebbe mai potuto competere con loro, eppure Cornelia sorprese tutti: al via partì velocissima e in pochi giri della pista aveva già un vantaggio fenomenale e alla fine vinse la sua prima gara! Sul podio festeggiò assieme a Baldassarre e nell'euforia della vittoria si diedero un bacio. Fu il primo di una lunga serie, i due si innamorarono l'uno dell'altra e diventarono famosi come la coppia di innamorati che vinceva le gare di motociclette.
- ...e poi?
- Maria, chiudi gli occhi... riesci a immaginare una donna bellissima con i capelli dello stesso colore ambra dei tuoi, con le stesse mani affusolate di Francesco e che ride sempre di felicità? Ecco, Cornelia era così; Baldassarre, una sera di ritorno da una gara, mentre fuori il loro furgone si scatenava un temporale estivo, le chiese di sposarlo. Cornelia non rispose, ma gli baciò la mano ancora sporca di grasso e disegnò sul vetro del parabrezza appannato dal loro calore due figure, una di donna e una di uomo che si tenevano per mano dentro una casa con una motocicletta come tetto. Approfittarono della pausa invernale per comprare una moto più veloce e sposarsi, e dopo pochi mesi Cornelia aveva già il pancione: non molto tempo dopo avrebbe partorito. Vi ricordate del fratello di Cornelia, Camillo? Ecco, purtroppo era diventato molto invidioso perché tutti i giornali non facevano che parlare di Cornelia e non più di lui e delle sue vittorie: insomma, Camillo non era affatto contento di avere una sorella così brava e famosa e il giorno che Cornelia partorì non si fece nemmeno vedere.
- Ma era un signore cattivo, papà? - chiese Francesco.
- No, era solo un po' invidioso e solitario. Dopo il parto Cornelia era assolutamente decisa a ricominciare a correre con le moto, la nuova stagione di gare stava per iniziare e lei era tra le favorite per la vittoria del campionato! Baldassarre desiderava che la moglie per un po' si riposasse, Camillo invece sperava che la sorella chiudesse per sempre con le corse: solo così avrebbe riconquistato la fama e l'attenzione delle televisioni. Non fu così: Cornelia decise di ricominciare subito a gareggiare anche per battere il fratello antipatico e dargli una sonora lezione. La nuova motocicletta era pronta e Cornelia e Baldassare partirono per andare a disputare la prima gara un giorno di marzo, ma arrivati in circuito pioveva a dirotto.
- Come quando il meccanico le chiese di sposarlo?
- No, Maria, molto più forte. Pioveva talmente tanto che la pista era un lago; alcuni piloti si spaventarono e decisero di non prendere il via. Ma Cornelia e Camillo accettarono di correre, sfidandosi ad andare sempre più forte. Alla partenza della corsa, Cornelia prese subito un grande vantaggio e Camillo seguiva a distanza con la moto che scivolava da tutte le parti. Al quinto giro Cornelia aveva dieci secondi di vantaggio, al decimo quindici secondi e aveva doppiato quasi tutti i concorrenti in gara, al ventesimo giro aveva accumulato trenta secondi di vantaggio sul fratello che la inseguiva senza arrendersi a soli quattro giri alla fine della gara. Tutti temevano che succedesse qualcosa di brutto sotto quella pioggia, il cielo era scuro e un vento rabbioso sferzava il circuito alzando nuvole di acqua che rendevano difficilissimo vedere persino i numeri di gara sulle moto; Baldassarre ad ogni passaggio di Cornelia davanti ai box esponeva un cartello con l'ordine di rallentare ma lei sembrava non vedere il cartello continuando ad andare velocissima, rischiando ad ogni curva di cadere a causa del vento. Il marito incominciò a spaventarsi e chiese al direttore di gara di sospendere la corsa ma la risposta fu che oramai mancavano solo due giri e tanto valeva arrivare fino in fondo. Il vento però era sempre più forte e piegava i cartelloni pubblicitari alzando delle enormi nuvole d'acqua che oscuravano la pista. All'inizio dell'ultimo giro, nel lungo rettilineo dei box, Cornelia passò con un vantaggio di quasi cinquanta secondi su Camillo ma proprio lì... - la narrazione si ferma, solo un attimo- Baldassarre vide la moto di Cornelia che, mentre sorpassava un doppiato, veniva scaraventata a terra da una fortissima raffica di vento e il pilota ruzzolare a terra, immobile. A quel punto Baldassarre, atterrito, scavalcò il muro dei box e corse nella pista per raggiungere il luogo dell'incidente prima di tutti, prima dei medici, prima dei commissari di pista, prima di qualsiasi soccorso, in preda ad un terrore inconcepibile. Erano passati cinque secondi dall'incidente, la pioggia si mischiava alle lacrime nel vedere la moglie immobile in mezzo al rettilineo dei box, e mentre correva gridava la sua disperata paura: “alzati Cornelia, alzati!! alzati! Ti prego!!”. Quel corpo steso sull'asfalto bagnato non si alzava ma Baldassarre ormai era abbastanza vicino da riconoscere il numero di gara sulla moto accanto al corpo: il 21, mentre quello di Cornelia era il 27. Erano trascorsi quindici secondi, quel corpo non era di Cornelia ma del pilota che lei stava doppiando e fortunatamente era solo stordito e iniziava a muoversi. Cornelia era ancora in pista, tra poco meno di un minuto avrebbe tagliato il traguardo da vincitrice: Baldassarre passò dalla disperazione alla gioia; quaranta secondi dall'incidente, i soccorsi tardavano ad arrivare ma nonostante il nubifragio e il tifone tropicale, per Baldassarre la vita è stupenda e il mondo bellissimo. Cinquantuno secondi dopo l'incidente una motocicletta arriva velocissima e a causa della pioggia e del vento non vede in tempo né il pilota a terra nè Baldassarre, entrambi in mezzo alla pista nel suo punto più veloce: il pilota tenta una frenata disperata, ma la moto scivola e carambolando investe in pieno Baldassarre.
Gianluigi aspetta che la curiosità dei bambini scodelli la prossima domanda. Invece niente, solo silenzio. Francesco e Maria dormono contenti dell'ennesima favola della quale non conosceranno il finale.
- bimbi... dormite?
Niente da fare, i due pargoli si risveglieranno l'indomani col sorriso di sempre.
- Beh... la moto che investì Baldassarre era quella di Camillo, Cornelia vinse la gara e a seguire tutte le altre, sarà la prima donna a conquistare un campionato del mondo di motociclismo contro avversari uomini. Baldassarre, invece, perse l'uso delle gambe e rimase molto male del fatto che Cornelia nonostante l'incidente avesse continuato a correre quell'anno dando la precedenza alla sua ambizione e lasciandolo a combattere con la sua menomazione, sostituendolo con altri meccanici e chiedendo comprensione, lei. Baldassarre comprese, ma fino ad un certo punto. Ottenne la separazione e l'affido della prole di appena un anno, mentre Camillo, forse perché pervaso dai sensi di colpa, forse perché intimamente responsabile o forse perché era una buona occasione per non rimanere solo per tutta la vita, si offrì di aiutarlo con le sue ingenti risorse di campione di motociclismo.
Gianluigi pensò che era un bel sogno quello che stava facendo prima sul divano, proprio un bel sogno: correre a piedi nella pista bagnata e sferzata dal vento, raggiungere il pilota a terra e di trovare sia la tuta che il casco sull'asfalto vuoti, senza nessuno dentro, mentre il sole bucava le nuvole e la sua amata Cornelia vinceva la gara, portandolo con sé sul podio a spumeggiare champagne.
- e tutti vissero felici e contenti... e adesso, dormiamo.
Gianluigi va a prendere il casco sulla mensola e cerca per l'ennesima volta l'odore di sua moglie tra l'imbottitura e la visiera opaca. Gli viene da ridere nel pensare che da sette anni non riesce a dire la verità a Francesco e Maria sui motivi della separazione dei loro genitori; gli scappa da ridere perché loro due forse sanno già tutto ed è lui a farsi mille timori.
Mise le mani sulle ruote e senza cigolii molesti si portò fuori dalla stanza a colori.
- sarà per un'altra volta. - sussurrò chiudendo la porta.