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Prima di partire per il suo viaggio, Paolo controllò la carica delle batterie della GoPro e della macchina fotografica, formattò le due SD card da 4 giga che inserì nelle apposite fessure e pensò per un attimo di portarsi dietro anche il BlackBerry per scattare fotografie da postare sulla sua pagina Facebook, poi ci ripensò e lo ripose sul tavolo. Il computer portatile era invece già pronto.
Sua moglie Daniela lo guardava, seduta sulla poltrona del salotto, mentre lui si muoveva con una calma che comunque tradiva un po’ di apprensione. Del resto il viaggio che si stava preparando ad affrontare suo marito Paolo era decisamente impegnativo, più di qualunque altro.
Fisica di professione, Daniela era riuscita per puro caso durante un esperimento al CERN – dove lavorava – a far raggiungere una velocità superluminale ad alcuni tachioni. Così facendo, il motivo però non le era ancora chiaro, quei tachioni erano tornati indietro nel tempo, solo di qualche secondo certo, ma era un inizio.
Prima di parlarne con i colleghi, lo aveva accennato al marito, il quale si era entusiasmato a tal punto che aveva obbligato Daniela a realizzare un piccolo laboratorio nel salotto del loro appartamento di Ginevra (del resto non si trattava di un’attrezzatura sofisticata) senza dire nulla a nessuno.
Avevano lavorato per mesi, erano riusciti a far tornare indietro nel tempo dapprima minuscole particelle, poi oggetti inanimati, quindi piccoli insetti e alla fine anche qualche topolino. Ma la prova definitiva andava fatta con una cavia umana e fu allora che Paolo si propose.
“Potresti farmi tornare indietro nel tempo fino a un evento particolare, che magari ha lasciato un alone di mistero. Pensa, con le attuali tecnologie potrei recuperare un sacco di informazioni, di video, di foto, potremmo scoprire segreti rimasti nascosti, scongiurare incidenti, salvare vite…”
“E a quando vorresti tornare indietro?”
“Non lo so – rispose il marito – Cominceremo con qualcosa di vicino, poi andremo sempre oltre, ma non ci ho ancora pensato”.
Daniela non dormì quella notte, non riusciva a capire se Paolo aveva un secondo fine o se era veramente entusiasta e nient’altro.
Nei giorni successivi quel dialogo, modificarono la ‘macchina del tempo’ che avevano realizzato, montando una seggiola della cucina al posto del ripiano su cui fino ad allora avevano poggiato oggetti e animaletti. La collegarono con parecchi cavi al notebook con cui mandavano l’input di accelerazione ai tachioni e, un po’ per sicurezza e un po’ per timore, la inchiodarono al pavimento di legno.
Programmarono di effettuare di lì a qualche giorno un ultimo test con una porcellino d’india, ma prima di effettuarlo ne trovarono uno nascosto in un armadio.
“Questo significa – affermò Daniela – che noi, in quello che ora è il nostro futuro, lo abbiamo mandato indietro nel tempo e così lo abbiamo trovato noi del nostro presente”.
“Non mi è chiaro – disse Paolo – ma se tu sei certa che è la dimostrazione che ha viaggiato nel tempo, io sono pronto!”
Passarono ancora alcuni giorni, spedirono nel passato il porcellino d’India che avevano già trovato nell’armadio e un pomeriggio furono entrambi pronti.
“Allora – chiese lei – che data devo impostare sul computer?”
“20 maggio 1973” rispose lui.
E poi le spiegò che in quella data erano morti due piloti motociclisti che ammirava tantissimo da bambino e siccome non erano chiare le cause dell’incidente, voleva tornare indietro e scoprirle.
“Raccontami, allora” disse Daniela.
“Circuito di Monza, gara valida per il campionato mondiale delle 250 cc, in pole c’è Jarno Saarinen, pilota giovane ma già affermato. Di fianco Renzo Pasolini, che in quella gara porta al debutto la sua Harley Davidson raffreddata ad acqua. Subito dopo la partenza, al termine del lungo rettilineo che porta alla curva Grande, Pasolini perde il controllo della sua moto. Su che cosa abbia provocato la caduta del pilota di Rimini si sono fatte diverse ipotesi: olio in pista non segnalato, grippaggio del motore della HD di Pasolini, contatto tra piloti, asfalto rovinato. La più accreditata, dopo una perizia voluta dal tribunale di Monza, è un grippaggio della Harley Davidson che fa morire entrambi i piloti”.
“E tu che vuoi fare?”
“Sinceramente non lo so, magari questa prima volta andare là e vedere, registrare qualcosa per testimoniare meglio la tragedia, ma in futuro mi piacerebbe tornare per salvarli”.
“Va bene – concluse Daniela – programmo il computer per farti arrivare un giorno prima, il sabato, in modo che tu possa recarti a Monza. Poi ti farò tornare nel presente la mattina dopo, così che tu abbia il tempo di tornare nel qui del passato, in modo che possa recuperarti per farti arrivare nel qui del nostro presente. Per me non passerà neppure un istante, ma per te saranno due giorni molto impegnativi. Ti va bene?”
A Paolo andava bene.
Quella sera i caffè si sprecarono e quando alla fine non seppero più che cosa suggerirsi l’un l’altra, decisero di avviare l’esperimento.
“Ciao! – disse Daniela con un sorriso triste – Non stare via molto…”
“Tornerò prestissimo” rispose Paolo alla moglie che restava in quel presente relativo.
Daniela fece sedere il marito sulla seggiola, lavorò per qualche secondo manovrando sulla tastiera del computer e con un flop soffuso Paolo scomparve. Ma tornò immediatamente, per cui la moglie non si accorse della sparizione. Non era trascorso neppure un miliardesimo di miliardesimo di secondo.
“Allora?” chiese Daniela.
“Allora – rispose Paolo – beviamoci un caffè, per favore”.
Daniela tenne per sé il fatto che ne avevano bevuto uno solo pochi minuti prima, ma lo preparò al marito e porgendoglielo ancora seduto sulla seggiola della macchina del tempo, chiese nuovamente:
“Allora?”
“Allora… il fatto è che non riesco a ricordare”.
“Non riesci a ricordare? Niente?”
Paolo rifletté a lungo, poi rispose:
“Niente!”
“Beh, almeno vediamo se hai scattato fotografie o realizzato video”.
Le schede SD di videocamera e macchina fotografica erano vuote, sul pc non c’era nulla, neppure un file, come quando era partito per il viaggio nel tempo.
“Ma porca miseria! – esclamò Daniela – Perché? Come mai non c’è nulla in memoria? E perché tu non ricordi nulla? Non riesci proprio a farti venire in mente qualcosa?...”
“Non ricordo nulla, ma provo una strana sensazione” fu la laconica risposta di Paolo.
“Che sensazione?”
“Ho come la percezione di essere arrivato nel momento e nel punto giusto, di essere andato a Monza, di avere scoperto le cause dell’incidente e di averle documentate. E poi di essere tornato al punto dell’appuntamento per il ritorno, ho la sensazione di essere stato molto soddisfatto e poi, durante il viaggio verso questo presente, ho la percezione di qualcuno che mi ha offerto, motivandole, due possibilità: la prima di ricordare tutto, la seconda di dimenticare. E io ho scelto la seconda.”
“Ma perché, che cosa mai avrai visto?”
“Non lo so, e non posso fare a meno di continuare a chiedermelo…”
Marco