I Racconti di Moto.it: "Le Ducati di X, Y e Z"

I Racconti di Moto.it: "Le Ducati di X, Y e Z"
All’ora convenuta di un ventoso sabato pomeriggio mi feci trovare davanti alle saracinesche abbassate della concessionaria di moto americane, un luogo che quando è chiuso ha l’atmosfera di un saloon...
21 marzo 2014

All’ora convenuta di un ventoso sabato pomeriggio mi feci trovare davanti alle saracinesche abbassate della concessionaria di moto americane, un luogo che quando è chiuso ha l’atmosfera di un saloon e le Harley in vetrina sembrano minacciare di uscire di lì da sole per prenderti per il bavero e chiederti cosa c’hai da guardare. Inoltre l’inglese, la mia nuova compagna a tre cilindri, sembrava chiedermi cosa ci facessimo piazzati al margine di una statale con le macchine che sfrecciano a pochi metri. Io dicevo: “aspettiamo”.

Il mio aggancio fu di parola e soprattutto puntuale. Tradito dall’eccitazione ero arrivato con un indecoroso anticipo e l’attesa servì solo a stimolare la mia immotivata ansia di essere stato bidonato o, peggio, illuso e attirato in un luogo poco frequentato dove avrei avuto il giusto premio per la mia sfrontata curiosità: un pestaggio, furto della moto e dei beni materiali e, per soprammercato, qualche foto umiliante pubblicata su internet, anche perché X arrivò su di un pick up e temetti che volesse veramente caricare la mia moto sul cassone e lasciarmi a piedi.
Invece mi fece un cenno: potrei sbagliarmi, ma lo vidi sorridere.

Tampinai il pick up per una ventina di chilometri lungo strade che conoscevo e che talvolta avevo percorso stupidamente col ginocchio per terra ma stavolta dovetti resistere alla tentazione e tenni un’andatura civile per non dare nell’occhio: profilo basso e niente rumori fino a giungere in una via anonima dopo giri vorticosi per farmi perdere l’orientamento, che in verità furono inutili perché ancora adesso ho la testa che mi scoppia e le memorie scosse da quello che vidi quel pomeriggio, poi parcheggiai la moto. X Mi portò al bar e insistette per offrirmi un caffè, e qui credo si consumò il punto chiave della storia. Certamente X era in combutta con il barista e mi fu sicuramente servito un caffè additivato con qualcosa che mi indusse le allucinazioni di cui sto per parlarvi. X attese che finissi il caffè, poi mi disse “ora sei pronto” e mi trascinò di fronte al bar, in una scivola alla cui fine si apriva una saracinesca qualunque.

Un passo indietro: avevo saputo da fonti sicure che nella provincia di Catania si trova una collezione di motociclette Ducati che gli stessi ducatisti reputano una delle migliori di tutta Italia per qualità dei pezzi, rarità e ampiezza del periodo abbracciato. La cosa mi indusse ad indagare fino a trovare l’aggancio giusto in X, che dopo preghiere e promesse di mantenere il riserbo su tutto mi disse che il proprietario acconsentiva alla visita ma solo se fossi stato in grado di assicurare il riserbo assoluto. A volte mi stupisco di come certi collezionisti adorino con passione i loro mezzi d’epoca fino a volere loro garantire una vita ed una personalità propria, ponendo in risalto solo le motociclette con tutto ciò che rappresentano in termini storici e passionali piuttosto che pavoneggiarsi nel piacere di possedere tutte quelle bellezze pregiatissime. E’ esattamente il caso di Y e di Z, che mi attendevano oltre la saracinesca. A dire la verità io percepii soltanto la loro presenza, almeno all’inizio, perché il benvenuto me lo diede un Ducati Supermono, dal quale distolsi lo sguardo solo per posarlo sull’incredibile infilata di lucidissime 851-888-916-749-999 in varie versioni strada/corsa che mi stordirono fino a giungere al ko finale con le 900 Mike Hailwood replica, Darmah, SS 900 e 750 (queste anche in versione endurance con il serbatoio più ampio e dotato di finestra trasparente). Tutto questo senza nemmeno avanzare di un metro, solo girando la testa da destra a sinistra. Era evidente che il caffè era corretto all’LSD, non reputo tutt’ora possibile che tanto ben di Dio sia racchiuso da quattro mura in un anonimo, per quanto dignitosissimo e curato, cantinato nella provincia catanese. Ero onestamente impreparato a godere di tanta bellezza e la mia felicità fu enorme. Allineate di fronte a me c’erano motociclette che metà sarebbero bastate a riempire il cuore di giubilo e molte di queste avevano storie alle spalle che avrebbero avuto bisogno di un libro intero per essere raccontate. Sempre senza avanzare di un millimetro guardai le 750 SS e F1, curatissime come se fossero uscite ieri dalla NCR e provai timidamente a fare qualche passo. Fu un errore, perché le 888 di Dani Amatriain e quella di Stefano Caracchi protagoniste del mondiale SBK degli anni ’90 mi aggredirono e ciò non fece altro che aumentare la confusione nella mia testa, come quando si vede di presenza quella persona che avevi sempre desiderato incontrare ma che avevi considerato irraggiungibile. Non sai cosa dire, le parole ti impastano la bocca e il massimo che riesci a mostrare sono banali frasi di circostanza e la tua inadeguatezza a reggere tanta emozione.

Y e Z mi scrutarono e si diedero da fare per farmi sentire a mio agio. Y mi mostrò quello Ducati aveva prodotto, ma senza ruote: Cinepresa con amplificatore (nuova, mai usata), calcolatrice meccanica, microfoni, telefoni anteguerra, radio: oggetti talmente scintillanti che soltanto le parole cortesi di Y mi convinsero che fossero autentici. Y è un uomo di una bonaria e signorile eleganza, distinto nell’aspetto e nell’eloquio, lo ringrazio ancora una volta per la sua gentilezza, se mai avesse modo di leggere queste righe.

Z invece stava leggermente più distante, parlava a bassa voce con X e guardava soddisfatto la mia meraviglia. Penso che per un collezionista amante del bello non ci sia soddisfazione migliore di vedere qualcuno che gode delle opere d’arte da lui possedute.

Iniziai a vagare con i piedi ad un metro da terra e la macchina fotografica spenta perché non avevo ancora voglia di vedere le cose attraverso un obbiettivo, volevo toccarle, vedere con i miei occhi come erano fatte e se possibile sentirne gli odori. Fu così che vidi e apprezzai la collezione completa delle Scrambler, le varie Elite ed SS, la MHR e i motocarri Ducati dei quali sconoscevo l’esistenza: la storia della Ducati è quasi totalmente rappresentata e credo che forse nemmeno Borgo Panigale vanti un campione così rappresentativo della loro produzione stradale.
Io non reggo tanto bene né le emozioni, né gli stupefacenti: cominciavo a stare male. Z approfittò di un mio attimo di lucidità presunta per mostrarmi una Bimota HB3, ultimo esemplare esistente, e una stupenda MV F4 CC nuova. Esatto, nuova: mai accesa ma immatricolata per eventuali future evoluzioni… “l’unica moto di quelle presenti sulle quali né io ne Y abbiamo mai fatto un giretto”, aggiunse Z. La collezione comprende anche pezzi di grandissimo pregio ed interesse di marche diverse da Ducati come Demm, FB, Harley-Davidson AMF, Gilera, Cagiva, una Vespa primo modello del 1946, Fantic, Gori, Guazzoni. E’ in queste circostanze che capisci quanto poco hai fatto in campo motociclistico nella vita…

X su una di queste moto ci ha corso pure nel mondiale, una TT F1 che guardava ancora con orgoglio dato che quella esposta era proprio la sua ex motocicletta, ne approfittai per fargli una foto e strappargli la concessione di poterlo citare e ringraziare (vi svelo subito l’identità di X: è Gaetano Prudente, ex pilota e attuale proprietario della concessionaria Harley-Davidson Catania) e a quel punto si aprirono gli argini di Y e Z che d’intesa mi dicono che c’è di più. In che senso “di più” chiesi con una faccia che deve essere parsa da miscredente.
Devo avere fatto loro l’impressione giusta, o devo essere sembrato totalmente assoggettato dal caffè corretto, scegliete voi, ma Y e Z mi invitarono a seguirli per portarmi in altri luoghi segreti a poca distanza da lì dove giacevano i mezzi in attesa di restauro come un kart motorizzato ducati 750, una Ducati da dirt track con l’inconfondibile bicilindrico a “L” e le ruote chiodate, tante altre motociclette “new old stock”, una BSA Royal Star in versione “007”e pure un vecchio e magnifico scooter Ducati Cruiser con i coperchi laterali dipinti a mano per le pubblicità dell’epoca. Non contai le automobili d’epoca che non riesco a valutare appieno perché non ne sono appassionato. E’ un patrimonio culturale inestimabile, mi viene da pensare ancora adesso a mente serena e non allucinata. Se nel cantinato-museo ci saranno state 150 moto in condizioni da vetrina, bisogna aggiungerne sicuramente almeno altre 50 in attesa di restauro o di piena valorizzazione: non avevo mai visto tante motociclette importanti, storicamente e culturalmente, tutte nelle stesso giorno.

X andò via salutandomi con lo sguardo di chi la sa lunga e conscio di avermi introdotto ad un’esperienza quasi metafisica, sarà stato il caffè corretto all’LSD. Rimasi in compagnia di Y e Z, la cui passione e competenza continuava a lasciarmi senza fiato: sempre puntuali su ogni motocicletta, sempre misurati nel tesserne le lodi o mostrarne le caratteristiche e mi forzai a congedarmi dalla loro gentilezza molto a malincuore per il solo desiderio di non essere troppo invadente.

Tornai a casa sbagliando strada e non me ne curai affatto, l’inglese aveva bisogno di un certo rodaggio e io dovevo smaltire l’emozione di avere respirato la stessa aria di quel coro di glorie a due ruote. Smaltii tutto, emozioni e caffè additivato; so però come ritrovare al strada per il bar, conto di tornarci: e a quel paese l’assuefazione.

Y e Z, rimangono anonimi ma possiamo svelare che hanno base in provincia di Catania; la loro collezione è in predicato di poter essere fruibile a tutti gli appassionati in tempi brevi. Chi volesse maggiori informazioni su questo vero e proprio museo privato può rivolgersi al numero di telefono +39 347 652 4491. Non accettate caffè.

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