I Racconti di Moto.it: "Edna"

I Racconti di Moto.it: "Edna"
Edna: un nome, una garanzia, un perché per rifiutare ogni invito a salire su una motocicletta. Edna è un paio di gambe lunghe...
4 aprile 2014

Punti chiave

"Jovan, resisti e torna presto!"


Edna: un nome, una garanzia, un perché per rifiutare ogni invito a salire su una motocicletta.
Edna è un paio di gambe lunghe e gli applausi a scena aperta per ogni scalino disceso dall’ammezzato dello studio legale dove esercita.

Edna ha un’incontenibile bellezza che le rende gestire tanta grazia di Dio difficile come portare a spasso in centro una Honda RC213V la domenica mattina per l’aperitivo: ammesso di non capottarsi, ci sarebbe sempre qualcuno che ti guarda lascivo, in diritto di sfidarti o di ammaliarti per elemosinarti un giro; in tutti i casi, ci sarebbe tanta indifferente ammirazione da parte di chi non è ancora abbastanza onesto da provare invidia e si volta dall’altra parte.
 

Così Edna, troppo elegante per compiacersi e troppo sincera per fare la altera, decide di mettere tra sé e il mondo che la osserva una distanza pari al grado di volgarità degli sguardi che riceve, col risultato di stare antipatica a tutti per il suo non volersi concedere e rimanere sempre un po’ l’oggetto di un desiderio irraggiungibile.
Le sue amiche, manco a parlarne. Una vestale non ha amiche, solo valori irreprensibili ai quali non è permesso derogare in alcuna maniera, quindi potremmo parlare solo di devote, rosicanti, conoscenti che cercano non apparire troppo inferiori per bellezza e ingegno.


Perché Edna sembra avercele tutte lei, le doti del mondo. A parte l’avvenenza, è elegante, arguta, brillante, si sospetta ricca, coltiva hobby come la fotografia e il canto lirico e, per giunta, ha pure i denti bianchissimi. Le manca solo di essere universalmente simpatica. Anzi, dal punto di vista di Maurizio le manca solo di essere una motociclista.


Maurizio è il suo ammiratore segreto senza speranza: fa il portinaio nel palazzo dove Edna lavora e da tre anni a questa parte la accoglie ogni giorno con un sorriso allegro al quale lei risponde con un “Buongiorno” frizzante come una sgasata di un due tempi. Ha una motocicletta comprata di terza mano perfetta e lucida, per la quale sogna intrepidi viaggi. Certo, è difficile: lei avvocato, bellissima e facoltosa; lui, invece, una laurea in scienza dell’alimentazione ma portinaio per necessità e forse anche per pigrizia. Trent’anni lei, trentanove lui, siamo in piena zona “sogni irrealizzabili”; molto più probabile che la sua moto di terza mano un giorno si tramuti in una RC213V e Maurizio sorseggi l’aperitivo sotto gli occhi stupefatti di tutti; prevedo in questo caso un vertiginoso aumento delle iscrizioni alla facoltà di Scienze dell’Alimentazione e un selvaggio controllo sul reddito e le spese di Maurizio da parte della Guardia di Finanza. Però Maurizio non è il tipo da voli pindarici e il giorno di Santa Rosalia decide di provarci per ottenere almeno un no e uscire dalle sue aspirazioni platoniche.


Caldo assassino nonostante l’inizio di settembre, pezze sotto le ascelle, discorso di un rigo e mezzo letto e riletto decine di volte prima delle nove meno cinque, orario in cui Edna si presenta in portineria con abiti larghi e svolazzanti per chiedere la chiave dello studio.
Maurizio invece dei soliti vestiti casual d’ordinanza oggi indossa una camicia attillata e un paio di pantaloni comprati all’outlet il giorno prima, quando la vede avvicinarsi si alza in piedi, si schiarisce la voce e con un fare falsamente disinvolto esordisce con un:

- Buongiorno avvocato…

Come incipt non c’è male: signorile, forse un po’ ingessato ma…

- Salve Maurizio, c’è posta?
La voce di Edna è come un arpeggio di si minore settima all’arpa.
E qua ti volevo, pensa Maurizio.
- Proprio così, ecco.
Trattiene il respiro mentre le sue mani sfiorano quelle di Edna nel passarle una pila da una decina di buste, ricevute, fogliacci di carte noiose e spesso inutili.

- Devo firmare qualcosa?
Chiede Edna

- No, ci ho pensato io.
- Benissimo. Grazie molte Maurizio.
Edna sorride uno di quei sorrisi che vedi solo nelle pubblicità degli sbiancanti dei denti e subito dopo si dirige verso l’ascensore.


Edna ha pensieri, anche una donna bellissima ha pensieri. In ascensore ti assalgono per quei pochi secondi che separano la partenza dall’arrivo al piano desiderato, come un brevissimo viaggio che ti astrae per poco dai ritmi della quotidianità e dà il tempo per riflettere. Forse è per questo che le persone che abitano ai piani alti sono spesso più angosciate.

Maurizio invece è rimasto impalato a guardarla entrare nella cabina e poi sparire verso il decimo piano, spera che la prima cosa che Edna leggerà appena varcata la porta dello studio sarà la sua breve lettera mischiata alla posta.
Entrata in studio, Edna infatti trova la lettera di Maurizio. La guarda senza aprirla e si ferma per un attimo capendo che è una cosa personale. Va oltre, non è quello che sta cercando, esamina le carte e poi finalmente apre una busta intestata con le mani tremanti, ne dispiega il foglio leggendo con attenzione quelle poche righe alle quali reagisce con due lacrime di rabbia o di commozione, non lo sa nemmeno lei. Quello che sa con certezza è che non accetterà più di fidarsi di nessuno.


Ci mette poco a calmarsi, del resto è una donna che della presenza a se stessa ne ha fatto un vessillo e, quasi per distrarsi, torna alla lettera di Maurizio aprendola come un’offerta commerciale; la lettera inizia con:


Gentile Edna,
affido i miei pensieri a queste righe che perlomeno le risparmieranno l’imbarazzo di dovermi rispondere a voce.
Ho il privilegio di vederla ogni giorno, elegante come una ballerina classica e di una bellezza della quale non sono certo l’unico ammiratore. Non posso fare a meno di notare che giunge allo studio e va via da questo palazzo da sola, così come non posso fare a meno di notare che negli ultimi tempi non solo non si è concessa nemmeno un giorno di vacanza nonostante il caldo ma il suo sorriso è forse meno autentico, meno sincero e ne ho pensato che questo suo attaccamento al lavoro senza precedenti negli ultimi tre anni fosse da mettere in relazione a quello sguardo meno sereno che mi sembra di vedere negli ultimi mesi.
Non mi permetterei mai di chiederle dei suoi eventuali problemi ma vorrei dirle che il suo sorriso mi manca molto.
Faccio un lavoro non esaltante ma ho alcuni piaceri che lo rendono bellissimo; il primo è il vederla quotidianamente e porgerle il buongiorno, il secondo è andarmene a casa dopo un’intera giornata lavorativa compiendo un lungo giro in motocicletta, una specie di ricompensa. Mi basta poco, penserà lei.
Forse non lo sa, ma faccio questo mestiere perché costretto dagli eventi: le ristrettezze della mia famiglia mi hanno consigliato di accettare questo lavoro per terminare gli studi e in seguito non ho mai avuto il coraggio di abbandonarne la sicurezza per un’incerta professione. Nel frattempo la motocicletta mi è stata sempre di enorme aiuto a superare alcuni momenti meno felici e mi ha regalato quelle emozioni che dentro una portineria scarseggiano un po’. Andare in moto mi restituisce il sorriso ed è anche una meravigliosa maniera di spostarsi e di scoprire che anche dove pensiamo di essere già stati si annida qualcosa di meravigliosamente nuovo.
Ho una moto che è esattamente come me: non nuovissima ma affidabile, le chiedo se questo fine settimana ha voglia di salirci sopra e di fare una passeggiata insieme fino al mare, saranno venti chilometri, sarò prudente e andrò talmente piano che potremo parlare a bassa voce; chissà che non possa contribuire a farle tornare il sorriso di sempre.
In ogni caso, sia che decida di accettare il mio invito, sia che preferisca lasciare perdere, le faccio i miei auguri di ogni serenità.
Maurizio.


Edna, si sentì mancare. Era il secondo motociclista che le proponeva un giro negli ultimi sei mesi e il primo era stato un disastro. Di fronte alle incessanti insistenze di quel bellimbusto conosciuto durante un’udienza, aveva infine ceduto e ora che lui era sparito nel nulla era pentita e angosciata.
Prese carta e penna:

Gentile Maurizio,
ti riporto i miei messaggi di risposta ad un signore che come te ha mi ha invitato a fare un giro in motocicletta:

“Non vado in moto perchè ho i tacchi”

“Non vado in moto perchè è scomodo e c'è freddo”

“Non vado in moto perché sono sicura che vai troppo veloce”

“Non vado in moto perchè ho le mie cose e se non ce l’ho, le aspetto”

“Non vado in moto perché ho paura degli altri, non di te”

“Non vado in moto perché il casco rovina la piega da sessanta euro”

“Non vado in moto perché i moscerini mi si appiccicano al fard”

“Non vado in moto perché inclinarsi in curva è contro natura e pericoloso”

“Non vado in moto perché mentre guidi non posso aggiornare il mio stato su Facebook”

“Non vado in moto con te perché quando parlo non mi senti”

Alla fine però ho ceduto, abbiamo fatto un giro, poi un altro, un altro ancora, un altro di troppo e ora quel signore è totalmente scomparso dalla mia vita portando via la vitalità del mio sorriso che a te manca tanto.
Non ho mai ricevuto una richiesta garbata come la tua e mi piacerebbe molto fidarmi e fare una gita al mare ma devo declinare l’ invito. E’ complicato, ma a te devo dire la verità.

Non vado in moto con te perché sono incinta.
E’ femmina, sei il primo a saperlo.

Edna.


Edna attese le ventuno senza riuscire a lavorare, poi sentì la moto di Maurizio andare via e lasciò la lettera in portineria sbiadendo un po’ il nome del destinatario con due piccole lacrime dolci.  

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