I Racconti di Moto.it: "La garanzia"

I Racconti di Moto.it: "La garanzia"
Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
Dodicimila chilometri e settecentotrentuno giorni dopo, scoppiò la crisi: un rassegnato Claudio sapeva che quel giorno sarebbe arrivato pure per lui. In una mattina come un’altra si alzò dal letto e iniziò a temere...
  • Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
22 novembre 2013

Punti chiave


Dodicimila chilometri e settecentotrentuno giorni dopo, scoppiò la crisi: un rassegnato Claudio sapeva che quel giorno sarebbe arrivato pure per lui. In una mattina come un’altra si alzò dal letto e iniziò a temere: era giunto il momento di volare senza paracadute, subendo fino alle estreme conseguenze qualsiasi malanno e capriccio della sua motocicletta acquistata due anni e un giorno fa. Ma perché preoccuparsi di un evento che non si è ancora verificato e che non è detto possa verifichersi mai? La risposta si trova negli insondabili recessi dell’animo di un motociclista cui il ventisei per cento dello stipendio mensile è devoluto alla rata per pagare la propria cavalcatura, il dieci per cento all’accantonamento per il pagamento dell’assicurazione e il resto è da dedicare alla sopravvivenza e all’assegno di mantenimento per la moglie: ergo, non c’è posto per improvvise spese per riparare la moto. Fintanto che c’è la garanzia si dormono sonni quasi tranquilli ma poi se qualcosa accade, e qualcosa accade sempre, sono guai. Costosi guai, temeva Claudio.

In questi casi, si inizia a vagare per i forum in un crescendo di angoscia preventiva, informandosi su inconvenienti non probabili ma immaginabili, facendo mentalmente i calcoli su quanto potrebbe costare la riparazione di guasti di cui si ha notizia a Cancun (Messico), a Pakse (Laos; un attimo… Laos?? C’è qualcuno che ha una moto da 15.000 Euro in Laos??), o che hanno funestato la vita di un esemplare di moto come la propria a Polizzi Generosa (Palermo, Sicilia, Italia).

In realtà la naked 1200 di Claudio (da lui chiamata “l’immacolata” in un impeto di misticismo) era in perfetta forma al coperto nel garage tenuto alla temperatura costante di 20 gradi (trucco consigliato sul forum di Motoperfezionisti.com: a tale scopo Claudio aveva installato un climatizzatore e suo figlio di sei anni ricorda ancora le botte prese per averlo spento giochicchiando col telecomando, mentre il padre ha un caro ricordo della ramanzina del magistrato e delle rogne seguite a questa incresciosa circostanza portata alla luce dal telefono azzurro: avrebbe dovuto impedire al figlio l’uso del cellulare ma vabbè, la vita è fatta anche di questo; una scrollata di spalle e passa tutto nel dimenticatoio, l’importante è che la moto sia salva e a temperatura controllata).


Speriamo bene, pensava Claudio guardandosi allo specchio: la realtà è che la paura di rompere qualche costoso pezzo elettronico venduto esclusivamente dall’assistenza ufficiale un tanto al grammo iniziava ad aprirsi un angoscioso varco nella sua psiche e magari avrebbe dovuto attendere tre mesi perché ci si sarebbero messe le ferie di mezzo, la maternità del magazziniere o semplicemente la banca non concederà il mutuo.

In un crescendo parossistico di ansia Claudio si radeva e si immaginava in ufficio comporre faticosamente per ore un file ecsel con i migliori venditori di ricambi su Internet, evidenziando l’indice di affidabilità e la distanza da casa, per poi alzarsi dalla scrivania e vedere il lavoro ammonticchiato fare instabili colonne di carta, notare il capo con il ghigno da Hannibal Lecter e i colleghi dagli sguardi maliziosi insospettiti dalla sua precipitosa perdita di rendimento sul lavoro. I più romantici avrebbero potuto sospettare un innamoramento; tra l’altro Claudio aveva la fama di Don Giovanni e dopo la sua separazione dalla moglie molte colleghe avevano calato le carte e si erano lanciate in spudorate avances, qualcuna con misura, qualcuna facendo leva sulle misure e quando c’è di mezzo una coppa “D” molte anime deboli sorvolano sulle cadute di stile. Nonostante tutto questo, a quella formosa collega, che nel parcheggio dell’azienda stava quasi per buttargli la moto in terra facendo manovra con la Smurf, giocò un delizioso scherzetto invitandola a cena e corrompendo il cameriere affinché le schizzasse il décolleté col nero di seppia per poi accompagnarla a casa frettolosamente, lasciandola a becco asciutto a smacchiarsi il vestito preso con gli sconti da Mad Mara: Claudio si scoprì in possesso di una vena vendicativa insospettabile e perfida ma che a lui dava tanto piacere, costi quel che costi.


Mentre si infilava il suo vestito blu d’ordinanza alle otto del mattino, scelse mentalmente le scarpe: preferì quelle marroni, lasciando da parte gli stivaletti buoni anche per la moto. La fronte gli si corrugò, si chiese cosa gli stesse accadendo. In effetti la sindrome da garanzia esaurita inizia a fare capolino quando al lavoro preferisci andarci in auto, oppure rinunci alla passeggiata di domenica con la moglie – il fatto che sia la eventuale moglie di un altro a Claudio non dispiace, né lo ripugna: il matrimonio è per definizione senza garanzia oppure ha la stessa garanzia delle moto da competizione, al massimo una o due ore di utilizzo sfrenato e poi il segno della croce –; questi pensieri gli dispiacevano, lo irritavano, si chiedeva come facessero tutti quelli che avevano una moto fuori dal biennio garantito a dormire in mancanza di qualsiasi sicurezza che coprisse loro le spalle in caso di un guasto, senza un soccorso stradale pronti a recuperarli fino in capo al mondo in caso di panne; inoltre era per lui inconcepibile come si potesse vivere felici senza il semestrale appuntamento dal concessionario e gli appariva insensato privarsi del piacere dell’attesa della riconsegna della moto dopo il tagliando obbligatorio ogni 6000 chilometri, “ma meglio non superare i 4000” aveva letto nel forum di Motociclistiprevidenti.it, con la segretaria che ti porta un caffè, il giornale tra le mani e il rumore delle moto in sottofondo tra le voci dei meccanici.


Claudio pensava tutto questo, poi scese in garage a salutare la sua moto, tradendola per la prima volta e preferendole l’automobile per andare al lavoro. Non era mai accaduto, Claudio aveva giurato fedeltà e amore all’”immacolata” ma l’immotivato timore che potesse rompersi e costargli un patrimonio gli fece preferire di tirarla fuori d’ora in poi solo per andare il sabato al bar o per farsi un giro la domenica, al limite venderla mentre era ancora perfetta e comprare un’altra nuova. Tutto pur di preservarla dall’usura, dall’aggressività della strada, dall’invidia degli altri, dalla sbadataggine di chiunque e, infine, dalla propria insipienza. Accese la luce del garage, la guardò senza dire nulla e gli parve di notare un minimo movimento della lancetta del contagiri, un fremito eccitato. Si avvicinò di un paio di passi alla bellissima naked e dopo una fugace occhiata le girò le spalle e uscì dal garage, spegnendo la luce. In quel preciso attimo una lacrima di olio motore si infranse sul pavimento, la tensione della batteria cadde, le gomme persero pressione e un paraolio della forcella non ce la fece più e vomitò disperatamente liquido idraulico.

Pessime notizie in arrivo, Claudio.

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