I Racconti di Moto.it. "Le città intelligenti"

I Racconti di Moto.it. "Le città intelligenti"
Il futuro, non troppo lontano, è lo sfondo e il protagonista di "Le città intelligenti"
2 dicembre 2016


Non mi sento mai soddisfatto, mai.

  • Pronto?
  • Ciao Silvio, sono io.
  • Oh, ciao Thomas! - Thomas è il mio ex-collega d'università. Dieci anni fa abbiamo fondato Smart-o-Maticsafe dopo avere percorso strade diverse.
  • Hai saputo? - Thomas, io so tutto, studio tutto, prevedo tutto.
  • Intendi di Alan? E' terribile. - Uno dopo l'altro i CEO di Smart-o-Maticsafe tirano le cuoia, qualcuno dovrà pur capire.
  • Ma com'è successo? Mi sembra incredibile! Un incidente! - Thomas, incidente non è corretto. Tu sei nella sede di Leeds, certe cose che accadono a Roma non puoi capirle.
  • Da stamattina siamo in pieno manicomio... - le prefiche aziendali piangono un bravo ragazzo, un buon figliolo, un decente motociclista.
  • Ho letto pure i giornali: “Muore in un incidente motociclistico il CEO di Smart-o-Maticsafe: lo sfortunato dirigente in carica solo da due settimane per ironia della sorte guidava l'azienda in prima linea nella produzione di dispositivi e abbigliamento tecnico per la sicurezza stradale.”
  • Credo di essere stato l'ultimo a sentirlo... stava venendo qui in sede per discutere del mio progetto. Guarda, è una perdita incolmabile per me, per l'azienda... ora siamo rimasti solo io e te come fondatori. - Thomas, sta attento.
  • L'ultima volta che l'ho visto abbiamo commentato la morte di Gustavo, anche lui poco dopo la nomina a CEO e anche lui in motocicletta... mi vengono i brividi.
  • Sembra che un camion non abbia rispettato il semaforo investendolo in pieno; la moto è in tre pezzi, la parte anteriore l'hanno ritrovata giù nel Tevere.
  • Poveretto, mi dispiace moltissimo.- Quanto Thomas? “Moltissimo” non è un dato preciso, né una grandezza cardinale. Più o meno del tuo piacere di essere adesso il primo nella linea di successione al trono di CEO? Più o meno? Cambia tutto: sorprendimi almeno tu.
  • Senti... sono sconvolto ma il consiglio di amministrazione mi ha chiesto di essere lì alla svelta per cercare di fare il punto della situazione.- Meno. Lo immaginavo.
  • Ti vorranno fare una proposta... Pensi di accettare? - Basta un no. Un no e sei salvo.
  • Silvio, è dieci anni che lavoriamo qui dentro, mi sembra che sia venuto il nostro turno... - Casomai il tuo, qualcuno deve essersi dimenticato di me e sono impantanato al secondo piano: da quasi un decennio sviluppo l'algoritmo di previsione. Lo sai, Thomas? Oppure fai solo finta di non saperlo?
  • ...casomai il tuo.
  • Non è questo il punto adesso! Tu sei bravissimo, in Smart-o-maticsafe sei reputato un genio dei calcoli e si è scelto di lasciarti campo libero e di farti portare avanti il tuo progetto per la previsione degli incidenti, da quanto tempo... sei, sette anni... - sono nove anni, Thomas - ma capisco che ti sia pure giustamente stancato di lavorare sempre nello stesso ambito: dove vorresti andare? Abbigliamento? Caschi? Protezioni, politiche sportive, dimmi dove vorresti lavorare e farò di tutto per schiodarti da lì e farti salire di livello. - Thomas, durante la tua ascesa al vertice dell'azienda non ti sei mai occupato dei tuoi amici, perché dovresti iniziare adesso, quando non hai più bisogno del sostegno di nessuno? Tu vai in consiglio d'amministrazione e io mi consumo ogni giorno sulla Perottina. Ma non te ne faccio una colpa, nessuno fra i tuoi predecessori ha mai mostrato altruismo o riconoscenza.
  • Ok Thomas... grazie, non credo sia il momento per parlarne; scusa ma ho un'altra chiamata sulla due, non appena so qualcosa per i funerali ti faccio sapere: vuoi che faccia prenotare il volo e il taxi da Elisa?
  • Benone, grazie mi farebbe risparmiare tempo.
  • Ci penso io allora. Buona giornata Thomas, ci vediamo.
  • Ciao Silvio, un bacio a Elisa.


E' quasi ora di chiudere il mio ufficio al secondo piano, tra non molto passerà il vigilante delle 18:00 e ordinerà di uscire io, come spesso accade, chiederò di rimanere ancora un po'. Lui si dimostrerà comprensivo ma dirà con gentile ironia “la medaglia non gliela dà nessuno, dottore!”. Io risponderò che il guaio in Italia è che nessuno fa il proprio lavoro con passione, si pensa solo al denaro. “Ma non ce l'ha una famiglia, dottore?”. No, una famiglia non ce l'ho però ho due motociclette: una Mondial e una BSA, signor vigilante; crede che sia possibile inserirle nello stato di famiglia?


Schiaccio il tasto per la seconda linea.

  • Elisa, Thomas ha chiamato, avevi ragione tu. Sì, credo che accetterà. Lo so che è brutale, lo so.

Chiudo il telefono e mi rimetto al lavoro: mi resta da calcolare un solo ulteriore dato per dimostrare qual'è il settore più importante dell'azienda.


Mi squilla nuovamente il telefono:

  • Dimmi. No, Elisa... ma che vuol dire? Oramai siamo andati oltre il punto di non ritorno. Prenota l'aereo e il taxi per Thomas, entro stasera avrò il dato sugli incidenti di domani. No! Mi sembra che fossi d'accordo pure tu... no scusa, non puoi tirarti indietro adesso neanche se lo volessi. Elisa! Io ho fondato Smart-o-Maticsafe, ci ho sputato sangue, non mi faccio mettere all'angolo da... da... cazzo non mi importa se è un tuo amico, non mi importerebbe nemmeno se fosse tuo fratello! Eri d'accordo con me! Li mando tutti a morire e riprendo il controllo dell'azienda, la riporto in Italia, la rimetto ad occuparsi di quello per cui era nata e vaffanculo al business! Cosa vuol dire... che intendi con “il mondo si evolve”? Io sto facendo evolvere il mondo della mobilità intelligente! Tra trent'anni sarà il duemila, i computer saranno più veloci, le motociclette più sicure e potenti e tutta la sicurezza stradale sarà in mano mia che già oggi ho l'algoritmo di previsione con un errore inferiore al due per cento e quello sì che sarà un business, altro che abbigliamento tecnico, caschi, sponsorizzazioni sportive... si torna a fare quello per cui ho fondato questa compagnia! Maledizione, non ti sopporto quando piangi... ma lo capisci che saranno i governi nazionali i nostri clienti, che diventeremo famosi, che possedendo l'algoritmo avremo il potere di imporre le nostre leggi? Vuoi rimanere tutta la vita a fabbricare guanti e caschi o nella tua agenzia di viaggi a strisciare biglietti aerei fino alla pensione?

Sbatto giù la cornetta staccando pure il disco che rotola per terra.


La stampante sputa finalmente il foglio con gli incidenti di domani a Roma, è prevista pioggia. Il primo è alle 00:33, scorro la lista per vedere se ce n'è uno mortale. Che fortuna, sono due.


Non ho tempo da perdere, ho appena frantumato il disco del mio telefono e tutti gli altri apparecchi sono chiusi nelle stanze già sigillate dal vigilante, o scendo giù e cerco una cabina telefonica o vado direttamente a parlare con Elisa e le spiego quale volo deve prenotare per Thomas e il tragitto che deve imporre al tassista per farlo passare esattamente alle 15:31 e 54 secondi dal semaforo della Portuense, proprio a pochi minuti da Fiumicino. L'algoritmo ha previsto lì il primo incidente mortale di domani, il secondo sarà a Frascati alle 19:57 e 12 secondi. Non ho gettoni, decido di prendere la motocicletta e andare all'agenzia di viaggi di Elisa, prima però estraggo dalla mia P101la scheda magnetica con l'algoritmo, l'unica copia esistente, e la metto nella mia giacca. Ho controllato: lungo tutto il tragitto per oggi non sono previsti incidenti, posso guidare la mia Rocket 3 come mi pare.


Aprire il gas, esagerare, sapendo in anticipo di uscirne indenne è come lanciarsi nel vuoto dall'ultimo piano e sapere che atterrerai sul morbido, eppure fatico ad abituarmi e spesso resto stupito pure io dalla precisione con la quale ho costruito il mio algoritmo; i numeri non mentono mai si deve solamente fare loro la domanda giusta.


I semafori non esistono, passo a sinistra le code di auto ferme agli incroci in piedi sulle pedane, abbandono il manubrio per accendermi una sigaretta in discesa, riapro la manetta per tirare al limitatore una seconda solo per il piacere di sentire l'eccitazione del mio tre cilindri; blocco i freni sotto la pioggia per vedere come va a finire ed è come sentirsi Dio. Sai che se segui la strada che hai controllato con l'algoritmo non potrai avere incidenti, perché la statistica e il modello previsionale dicono che no, in quei dieci minuti non accadrà niente di brutto. Ma sai pure che ci sarà un momento in cui qualcosa per qualcuno andrà storto, un punto rosso con un orario sulla mappa di Roma e tanti saluti.


Arrivo all'agenzia di viaggi di Elisa, parcheggio e spingo la porta: dentro Elisa è sola, tra mezzora chiuderà bottega e non ci sono più clienti. Ci conosciamo da molti anni, la sua agenzia ha un accordo con Smart-o-Maticsafe per gestire i voli aerei e le trasferte dei dipendenti. Abbiamo legato subito dopo esserci conosciuti ad una cena di Natale aziendale, pure lei è single ma più giovane di me. Col tempo è diventata prima la mia confidente poi, dopo molti inviti a cena e altrettante gite in motocicletta, il mio porto sicuro. Grande appassionata di fisica, una laurea in lettere moderne, un matrimonio fallito alle spalle, ha aperto l'agenzia di viaggi dopo essere stata conquistata dalla passione per l'Africa dove si rifugia ogni volta che può. Questo, in breve, il profilo umano di Elisa; quanto a quello fisico non posso entrare nei dettagli.

  • Il prossimo è alle 15:31 di domani al semaforo della Portuense, sbrighiamoci.
  • Possiamo parlare?
  • Non c'è molto altro da dire, Elisa.
  • Dicono che sei un genio, inventati un altro modo per farti nominare CEO!
  • Non c'è un'alternativa. Non c'è un piano b! Morendo Thomas io sarò l'ultimo socio fondatore rimasto, consiglio d'amministrazione e azionisti saranno concordi nel darmi l'incarico. Forza, è l'ultimo. Tecnicamente non è nemmeno omicidio, anche se qualcuno mai potesse scoprire che ho fatto passare i precedenti CEO di Smart-o-maticsafe per i punti rossi all'orario in cui l'algoritmo aveva predetto un incidente mortale, come si potrebbe mai imputarmi di un crimine? Alle 15:31 di domani sarà il turno di Thomas.
  • ...e del tassista. Stai a fare un macello.
  • Ascolta Elisa: come in ogni guerra, anche in questa ci sono i danni collaterali. Nessuno li vorrebbe, ma ci sono. Il mio progetto è salvare le vite di milioni di persone che potranno sapere in anticipo dove si verificherà un incidente ed evitare di farsi trovare lì; qualche vittima innocente è da mettere in conto pur con tutto il dispiacere che posso provare.
  • Mi sembra eccessivo... milioni di persone, no. Sei ancora agli inizi...
  • Ma funziona! Per ora ho sviluppato l'algoritmo solo per le strade di Roma e per il traffico veicolare, se divento CEO potrò fare investimenti per portare il mio lavoro anche nel campo dell'aviazione civile, per esempio. Immagina: prendere un aereo sapendo con certezza che non ci saranno più tragedie dell'aria. I controlli di sicurezza ai varchi saranno inutili, le manutenzioni degli aerei meno costose... ma questo è soltanto l'inizio, una piccola frazione delle possibilità dell'algoritmo perché credo sia possibile applicarlo anche sulle gare di motociclette e di Formula uno! Il pilota potrà spingere al massimo, anche oltre il suo limite, sapendo che per quel giorno non è previsto un incidente; bisognerà solo fornire i dati giusti all'algoritmo, fare dei test e verificare i risultati: una squadra corse potrà investire meno risorse nelle gare e risultare vincente lo stesso!
  • Se ci credi veramente è tuo dovere trovare un altro modo di portare avanti la tua ricerca. Così è brutale e anche controproducente...
  • Forse non hai capito: da qui a venti anni, chi possederà l'algoritmo possederà il mondo. Smart-o-Maticsafe è già dieci anni avanti a chiunque altro e tu sei l'unica a saperlo. - le ultime sei parole mi gelano la bocca. Elisa cambia tono, diventa caustica.
  • Bravo. Bravo il mio ipovedente. Lo vedi che ci sei arrivato da solo? Hai iniziato perché volevi assolutamente guidare una moto nonostante la legge non sia comprensiva con chi non vede nemmeno se stesso allo specchio, diciamo così, e a furia di farti incazzare ti hanno lasciato libero di costruire una pericolosissima arma di salvataggio di massa.


Sono le 19:00, Elisa spegne le luci dell'agenzia e rimaniamo al buio che per me è un velo totalmente nero.

  • Vedi Silvio, io non sono una scienziata come te ma ci sto riflettendo da tanto tempo e sono arrivata ad una conclusione: la tua conquista ha senso fino a quando è solo una parte a conoscere l'algoritmo; se l'algoritmo o i suoi risultati sono disponibili a tutti, qualcosa si inceppa. Me lo hai spiegato tu, i dati che inserisci nell'algoritmo sono sequenze numeriche che rappresentano gli avvenimenti del normale scorrere del tempo, rappresentazioni statistiche, dati quantitativi. Ma che succede se in questi dati inserisci anche un evento irrazionale?
  • ...non succede un bel niente! Nell'algoritmo ho inserito una correzione standard che previene eventi e dati inaspettati... - mi lascio guidare dalla direzione della voce di Elisa e la seguo facendo lo slalom tra le scrivanie.
  • Un attimo! Non ho detto imprevisto, ho detto irrazionale. Tipo la pioggia che va verso l'alto.
  • …i miei calcoli sono validi solo nel mondo del possibile...
  • Scusa Silvio, non ti sembra irrazionale che una talpa come te guidi una motocicletta? Hai provato ad inserire questo dato nell'algoritmo?
  • No...
  • Immagina di dovere chiedere all'algoritmo di tenere in considerazione che tutte le persone con disabilità, i mutilati, persino i matti, siano in giro per Roma con le loro motociclette o le loro automobili... rendo l'idea?
  • Ho capito dove vuoi arrivare...
  • Ecco. Se tutti sapessero che c'è l'algoritmo che li protegge, l'algoritmo perderebbe di efficacia e di significato! Tu non capisci che se un incidente è previsto, DEVE verificarsi, altrimenti si immette nel calcolo una variazione irrazionale e si avvia una procedura ricorsiva.
  • ...e ad oggi non abbiamo i calcolatori che riescano a risolvere questi algoritmi... forse in futuro.
  • Chiaro, ci siamo capiti. Evitare un incidente ogni tanto va bene, ci sarà la correzione standard che riallineerà i risultati e manterrà valido il tuo algoritmo, ma fare quello che vuoi fare tu ovvero evitare tutti gli incidenti mortali del mondo sarà la tomba del tuo algoritmo, sarà come fare la domanda giusta alla persona sbagliata. Ma questo è niente: Thomas sarà il terzo CEO che fai fuori, l'intero consiglio d'amministrazione sa che tu lavori ad un sistema previsionale e certamente qualcuno sta già facendo due più due, verranno a chiederti su cosa stai lavorando e vorranno vedere i risultati: anche se tutta questa storia non finisse con un'incriminazione, si impossesseranno dell'algoritmo e tu ed io saremo estromessi da tutto: se non ti basta, sarà pure la morte della tua ricerca decennale, uccisa dalle eccezioni irrazionali e ricorsive dovute alla applicazione di massa dei tuoi studi. Vuoi che finisca così? Oppure vuoi continuare ad andare in moto, perché lo sai o no che non potendo più applicare l'algoritmo tu avresti un incidente dopo nemmeno cento metri? Mi chiedo come hai fatto a non pensarci prima? Abbiamo portato due persone al patibolo per niente... fermiamoci adesso e goditi la tua scoperta solo per girare in moto senza rischi, in fondo per te è l'unica cosa che conta. Sei fortunato, tutti gli altri nella tua condizione camminano col cane e col bastone, è già tanto.
  • Mai! - urlo sbattendo un pugno sul muro.
  • Cerco nel buio il suo corpo, allargo le braccia per stringerla e chiederle scusa per la mia aggressività ma non la trovo. Sono sicuro che è il suo ennesimo scherzo per sdrammatizzare la mia quasi totale cecità.
  • Elisa!
  • Dove sei Elisa! - mi allarmo, urto contro le macchine da scrivere, gli scaffali pieni di cataloghi, i divani. Rovescio scrivanie, sedie: mi sento nel panico.
  • Elisa!


Colpisco col volto contro una porta a vetri, mi devo anche essere tagliato perché sento del sangue sulle labbra.

  • Accendi la luce! Elisa, tesoro, non vedo niente, accendi almeno la luce!


Sento il ronzio del condizionatore ancora acceso. La porta d'ingresso che si chiude debolmente, passi di un paio di persone, tacchi bassi, cuoio, dopobarba, muffa, plastica di interno d'automobile, mani sudate, carta di giornale, alito pesante di caffè e di sigaretta.

  • E' stata una lunga giornata, vero Silvio? Dai, ora si va a casa. Domani c'è il funerale di Alan, poi si torna a lavorare alla Programma 101 per far diventare intelligenti le nostre città.
  • Buonasera Ingegnere... - è lui, lui in persona. Non l'avevo mai incontrato, solo un paio di telefonate anni fa.
  • Buonasera Silvio. Dimentichiamo tutto e concentriamoci sul nostro lavoro. Prendi la tua moto e torna a casa.
  • ...Elisa? - nessuno accende la luce.
  • Elisa domani sarà al suo posto, come sempre. - è cordiale.
  • Allora... io vado a casa.
  • Sì.
  • Prendo la moto...
  • Si, bravo, prendi la moto. Bella, che moto è?
  • ...è una BSA Rocket 3 750. Fa i duecento all'ora...
  • Da lei mi sarei aspettato una moto italiana. - paternalmente.
  • ...ho anche una Mondial 125, ma la uso poco.
  • Va bene, però adesso vada. A mettere a posto qui ci penseranno i miei colleghi.
  • Dove... dov'è l'uscita?
  • Ah, già! Che stupido, mi scusi non ricordavo che lei praticamente non vede... le apro la porta, segua il flusso dell'aria.
  • Grazie Ingegnere. - arrivo alla porta e mi rivolgo all'indietro – Scusi... ma come faccio a tornare a casa se non consulto l'algoritmo?
  • Ha con sé la scheda magnetica?
  • Sì...
  • Me la dia.


Lo faccio ma con estrema riluttanza, obbligato dalle circostanze, quella scheda è l'unico esemplare esistente dell'algoritmo. Del resto non posso rifiutarmi, l'ingegnere è il mio unico contatto con i veri finanziatori della mia ricerca e da loro dipende anche la sopravvivenza di Smart-o-Maticsafe fatta di appoggi politici e commesse militari. In una stanza deve esserci una Perottina, l'elaboratore elettronico con il quale ho potuto sviluppare il mio algoritmo, perché ne distinguo il ronzio e il caratteristico rumore dei tasti. Ma che ci fa una P101 in un'agenzia di viaggi? L'Ingegnere mi restituisce la scheda:

  • Può stare tranquillo. Da qui a casa sua non è previsto nessun incidente. Mi raccomando, non dimentichi di dimenticare di essere stato qui. Non mette il casco?
  • No, anche se effettivamente con la pioggia...
  • Male: anche se è protetto dall'algoritmo non deve scordare che lei rappresenta un'importante azienda che lavora per la sicurezza stradale, dia il buon esempio.
  • Certo. - avvio con una certa difficoltà la BSA, ripasso mentalmente tutto il tragitto che mi separa da casa e ripongo tutte le mie speranze sull'algoritmo.
  • Arrivederci Silvio, io e i miei amici torniamo a Torino. - l'Ingegnere mi saluta da lontano, io rispondo con un cenno del mento.


La moto è un essere strano, solo pochi minuti fa mi sembrava di dominarla, di sentirla mia. Ora invece la sento ruvida, pesante, scorbutica e anche se l'algoritmo ha detto che sarà tutto ok fino a casa mia non riesco a fidarmi, sta pure piovendo. Metto la prima e decido di costeggiare i marciapiedi cercandoli con i piedi, ci metterò un'ora ma solo così mi sento sicuro. Il mondo è un oceano di bagliori, di lampi e di rumori e proprio sull'udito faccio affidamento per non urtare auto o persone. Dopo dieci minuti di pioggia, il motore è surriscaldato per la marcia a passo d'uomo; arrivo al ponte e il marciapiedi sparisce, devo cavarmela da solo. Non ho il coraggio, né fiducia nell'algoritmo e sono percorso da brividi non so bene se di freddo o di panico: non me la sento di rischiare di passare dall'altra parte della carreggiata senza il marciapiedi a fare da riferimento. Fermo la moto, sono totalmente inzuppato, le macchine che passano mi schizzano scrosci d'acqua sporca e non si fermano nemmeno se gesticolo con le mani per farle almeno rallentare. E' meglio se scendo dalla sella perché di andare in moto fino a casa non se ne parla: chi mi assicura che hanno veramente verificato e che lo hanno fatto correttamente? Solo io conosco bene il funzionamento dell'algoritmo, ed è per questo che gli americani finanziano l'azienda in attesa di poter sfruttare militarmente la mia ricerca. Decido che è meglio andare a piedi, tolgo la chiave dal quadro e inserisco il bloccasterzo. Mi piange il cuore lasciare la mia moto sotto l'acqua tutta la notte però di continuare così non me la sento proprio. Cerco un semaforo pedonale mettendo le braccia a tentoni, aspetto il verde, metto i piedi sulle strisce illuminate dai lampioni, faccio il primo passo sperando di passare incolume e sento una mano che mi stringe il polso:

  • Silvio, ti aiuto io... - è la voce di Elisa, un balzo mi fa quasi cadere, sono sorpreso e felice
  • Elisa! Tesoro! Guarda, non lo so perché ma in agenzia ho avuto una terribile sensazione... - la mia voce tradisce certamente un briciolo di incredulità - ...sono entrati degli uomini, li hai visti entrare e sei scappata! Anche se mi hai lasciato da solo, hai fatto bene, potevano essere dei ladri. Comunque no, non erano dei ladri erano dei signori che... poi ti spiego.
  • Non hai niente da spiegarmi. - e si pianta in mezzo alla strada, proprio a cavallo delle due corsie opposte. E' scattato il verde per le macchine, che iniziano a scorrere passandoci accanto spostando l'aria. Elisa mi mette le mani sulla camicia, come per accarezzarmi il petto, poi sfila la scheda magnetica dalla mia giacca
  • Sono venuta per questa. Per te è un gioco, per te è solo poter andare in motocicletta nonostante tu sia quasi cieco dalla nascita. Per noi invece è sicurezza nazionale. E soldi, tanti soldi. Stavi rovinando tutto, ti abbiamo dovuto fermare.
  • Anche tu... sei con loro... - io ti amo, Elisa.


Percepisco lo spegnersi di tutte le luci stradali e del semaforo, le mani di Elisa che spariscono spegnendo ogni mia speranza residua di rivedere la mia BSA, perché nel totale buio dell'incrocio solo una cosa è certa: sono solo un povero cieco, un illuso, un motociclista fuorilegge e una di queste automobili che sfrecciano veloci nell'oscurità non riuscirà ad evitarmi; proviamo a calcolare quale.

Questa.

E questa.

 

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