I segreti della guida in pista. Prima parte

I segreti della guida in pista. Prima parte
Comincia con questa puntata una serie di servizi dedicati all'apprendimento della guida in circuito. Lo spunto è il libro “La guida in pista” scritto da Furio Piccinini e pubblicato da Hoepli. L'autore ne ha curato la riedizione per Moto.it
19 settembre 2013


Introduzione


Al giorno d’oggi è facile trovare un tracciato, raggiungerlo, acquistare dei turni di prove libere e dar sfogo alla propria voglia di velocità. Già, la velocità, quella che scatena l’adrenalina e vi fa accapponare la pelle mentre impostate una curva...
Ma siamo sicuri di sapere come fare? La velocità, se non è tenuta a bada da un’adeguata tecnica di guida, è solo un problema, l’ennesima variabile da tenere sotto controllo per evitare che la situazione sfugga di mano.
Farò un’affermazione che probabilmente non piacerà a molte persone: tanti, tantissimi, troppi motociclisti che pensano di saper andare in moto, in realtà si fanno portare a spasso dalla propria moto. È proprio così: andare in moto è un’operazione tutto sommato facile, mentre saper guidare è tutta un’altra storia. Probabilmente vi chiederete se esista un nesso tra guida in pista e su strada: sì, esiste. Saper guidare correttamente la moto in circuito significa fare molte cose, farle nella giusta sequenza, con consapevolezza e in tempi ridottissimi. In pratica, si impara a reagire più velocemente a qualsiasi eventualità, anche quella imprevista, cosa che è possibile sfruttare anche tra i marciapiedi di una città o lungo una strada provinciale.

Un libro non sostituisce l’esperienza e neppure un buon corso di pilotaggio. Ma dovete sapere una cosa: neppure un corso di pilotaggio può sostituire un buon libro. Negli anni in cui mi sono dedicato all’insegnamento, presso diverse strutture e circuiti, ho imparato che le persone spesso sono troppo sotto pressione per assimilare tutto ciò che l’istruttore di guida spiega. Si concentrano su poche cose, tralasciandone altre ugualmente importanti, con il risultato che non assimilano concetti molto importanti e che dimenticano in tempi più o meno rapidi le istruzioni appena imparate. Ecco perché un tsto che contenga tutti i concetti che normalmente vengono spiegati in un corso di pilotaggio può essere utile. Le parole sono supportate da immagini, disegni, esempi e anche esercizi, tutto mirato a farvi comprendere davvero ciò che serve per migliorare le vostre capacità di guida.
Spero che questo mio lavoro possa tornare utile a tanti motociclisti. Di modi per scoprirlo ne esistono tanti e il primo è sicuramente scrivendomi. Potete inviarmi un’email all’indirizzo [email protected]


Parte prima


Studiamo le traiettorie
La guida della moto, tralasciando momentaneamente ciò che bisogna fare in sella, è fatta essenzialmente di linee. Non esiste un solo modo per affrontare una curva, ma neppure infiniti, perlomeno se il vostro scopo ultimo è quello di migliorare i tempi sul giro.
Provate a osservare con spirito critico una gara di piloti professionisti; noterete che, sebbene vadano molto forte, non tutti seguono la stessa linea (o traiettoria), segno che non esiste uno e un solo modo per seguire una curva. La traiettoria ideale è qualcosa di personale: varia in base al tipo di guida, al tipo di moto, alle condizioni climatiche, anche in base all’intraprendenza o meno di un pilota. Quelle che seguono sono delle semplici indicazioni di massima: vi spiego come “leggere” una o più curve, come affrontarle e raccordarle, ma voglio che siate voi a far maturare i frutti, fino a comporre il vostro personale stile di guida.
Ricordatevi sempre che parliamo di guida su circuito, quindi non fatevi venire in mente di applicare queste regole su strade aperte al pubblico: il rischio è di invadere la corsia opposta.


Gli elementi di una curva

Prima di iniziare ad affrontare le traiettorie vere e proprie, voglio far chiarezza su alcune terminologie che vengono usate spesso nel mondo del motociclismo. Comprendere certi concetti è fondamentale per saper prendere una decisione mentre si guida, quindi studiamo brevemente come si compone una curva, pur senza sconfinare nella topogragfia.

 

Figura 1 – Una curva a 90°: notate la rappresentazione del raggio.
Figura 1 – Una curva a 90°: notate la rappresentazione del raggio.
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La larghezza della pista
È un concetto elementare e si riferisce alla larghezza della sede stradale che può ospitare il transito dei mezzi (che siano auto o moto). È importante sapere quanto misura la larghezza della pista e se in alcuni punti questa diminuisca o aumenti.



Raggio della curva

Per definizione una curva è l’elemento che unisce due tratti rettilinei. Immaginate una curva come un arco di circonferenza, i cui estremi sono tangenti all’arco stesso e costituiscono i tratti rettilinei. La curva più semplice è minore o uguale ai 90°, come mostrato in figura 1: potete notare i due tratti rettilinei, la curva (in questo caso pari a 90°) e il raggio che la determina.

Figura 2 – Una curva con due diversi raggi di curvatura
Figura 2 – Una curva con due diversi raggi di curvatura


Curve di raggio diverso
Le curve però non hanno tutte un solo raggio (e per fortuna diremmo...), bensì possono averne diversi. In questo caso la tecnica di guida deve obbligatoriamente cambiare, così da poter seguire una traiettoria più proficua. Nella figura 2 potete vedere la rappresentazione di una curva con due raggi di curvatura. Che possono crescenti o decrescenti.


Via di fuga

Non tutte le ciambelle riescono col buco e non tutte le curve riescono bene. Può capitare che valutiate male gli spazi di frenata e che non riusciate a fare la curva: poco male, la pista è più sicura della strada anche per questo, infatti non troverete un guard-rail ad attendervi, ma una via di fuga. Quest'ultima è uno spazio progettato in modo da consentire il rallentamento delle moto, solitamente realizzato in sabbia e ghiaia fine (o in asfalto). È una parte della pista che è meglio conoscere il meno possibile, ma è sempre meglio che un ostacolo fisso.

Figura 3 – Osservate il cordolo dietro alle spalle della moto: notate l’irregolarità della superficie, che vi dice “state alla larga”
Figura 3 – Osservate il cordolo dietro alle spalle della moto: notate l’irregolarità della superficie, che vi dice “state alla larga”


Il cordolo
Il cordolo è un altro elemento che dovete imparare a conoscere, anche se la sua colorazione spesso rende le cose molto facili. È una sorta di delimitatore della sede stradale, posizionato con diversi fini, e caratterizzato da forme e altezze variabili. Balza rapidamente all’occhio perché ha una colorazione alternata: spesso è bianco e rosso, ma non mancano quelli di colore bianco e giallo e altre varianti. Normalmente è scalinato, pertanto non è molto comodo affrontarlo in moto. Per voi deve essere territorio off-limits, almeno per ora. Considerate che i cordoli, in ogni caso, non offrono lo stesso grip dell’asfalto, ma anzi provocano scompensi della ciclistica (figura 3), mentre in condizioni di umido equivalgono a salire su una rampa di lancio. Spesso vengono usati proprio per evitare di allargare eccessivamente le traiettorie, come nel caso della Variante Ascari del Circuito di Monza, dove il salto sul cordolo, sebbene possibile, vi obbliga a controllare gli scuotimenti del manubrio.


Il punto di corda
Il punto di corda di una curva, o semplicemente “la corda”, è il punto che voi e la vostra moto raggiungete quando siete più vicini al centro della circonferenza che “disegna” la curva. È molto importante imparare a scegliere correttamente la corda di una curva, perché da essa dipende il resto delle vostre traiettorie. Nelle figure i punti di corda sono rappresentati da un “pallino” colorato.

Figura 4 – Una curva di 90° con la rappresentazione del raggio di curvatura, che in questo caso è unico e costante
Figura 4 – Una curva di 90° con la rappresentazione del raggio di curvatura, che in questo caso è unico e costante


La curva standard
È una curva semplice, che non prevede un raggio variabile, né una variazione del profilo altimetrico. Immaginate una curva che non sia superiore ai 90°. Anzi, non limitatevi a immaginarla, guardatela in figura 4: dalla rappresentazione potete notare, oltre al cordolo e alla linea di mezzeria (che non troverete in pista), anche l’indicazione del raggio sul quale la curva stessa è costruita. In tutte le curve che affronterete nella vostra vita, anche le più complesse, sarà possibile definire uno o più raggi di curvatura: più tale raggio è ampio e più la curva può essere affrontata velocemente (a parità di condizioni di fondo e atmosferiche).


 

Figura 5 – La curva rappresentata ha due diversi raggi di 	curvatura
Figura 5 – La curva rappresentata ha due diversi raggi di curvatura


La curva a doppio raggio
Le curve, dicevamo, non sono però tutte uguali e non parlo solo del raggio di curvatura; ce ne sono alcune (che si incontrano anche su strade pubbliche) che sono generate da più archi di circonferenza, vale a dire che hanno più raggi di curvatura. La figura 5 ne è un esempio.

Ipotizzando di percorrerla da sinistra a destra, in senso orari quindi, occorre fare molta attenzione: nella prima parte, caratterizzata dal raggio più ampio, è possibile mantenere una determinata velocità, ma in prossimità del secondo raggio di curvatura è necessario rallentare, poiché la curva chiude all’improvviso.

 

Figura 6 – La traiettoria blu identifica la traiettoria “normale”, vale a dire largo-stretto-largo, mentre quella rossa mostra il tipico errore dovuto a un ingresso troppo stretto
Figura 6 – La traiettoria blu identifica la traiettoria “normale”, vale a dire largo-stretto-largo, mentre quella rossa mostra il tipico errore dovuto a un ingresso troppo stretto


La traiettoria

Visto che dobbiamo affrontare l’argomento delle traiettorie, iniziamo proprio dalla curva standard. Normalmente una curva va affrontata con una configurazione largo-stretto-largo, riferita al modo in cui si approccia la svolta: appena prima della curva resto largo (traiettoria blu di figura 6), quindi passo stretto sul cordolo in prossimità del punto di corda per tornare largo in uscita di curva.

La traiettoria rossa rappresentata in figura è chiaramente sbagliata. Analizziamo il perché: il pilota si avvicina alla curva senza restare “largo”, ossia vicino al cordolo esterno, cosa che lo costringe ad anticipare il punto di corda, allargando la traiettoria per finire piuttosto largo in uscita, dove non può sfruttare lo spazio residuo per cercare la massima accelerazione.

Figura 7 – Una buona traiettoria vi permette di approfittare di un raggio di curvatura ben più ampio, che potrete percorrere più velocemente
Figura 7 – Una buona traiettoria vi permette di approfittare di un raggio di curvatura ben più ampio, che potrete percorrere più velocemente


Nella Figura 7, invece, potete notare che nonostante il raggio della curva (rappresentato in colore arancio) sia piuttosto contenuto, la traiettoria scelta ci permette di ridefinire un nuovo raggio di curvatura (di colore azzurro), ben più ampio del precedente, che ci permette quindi una velocità maggiore..


La curva a raggio variabile
Probabilmente vi sarà capitato, anche in auto: effettuate l’inserimento in una curva e, a un tratto, dovete ridurre la velocità, perché la curva “chiude” improvvisamente. Benvenuti in una curva a raggio variabile! A differenza di quella descritta in precedenza, questo tipo di curva ha due o più raggi che la determinano, obbligandovi a una variazione della velocità per evitare di uscire di strada.


Già, ma che cosa viene dopo?
È la regola aurea della guida in pista, quindi non dimenticatela: dovete sempre guidare in funzione di ciò che viene dopo, vale a dire della curva che si presenta subito dopo quella che state affrontando. Se in uscita da una curva vi vien voglia di aprire il gas per uscire in piena accelerazione e lambire il cordolo esterno, buon per voi, a patto che la curva successiva non sia vicina e nel senso opposto. Un esempio è dato dalla curva del Correntaio, al Mugello.

Figura 8 – Se la curva “chiude” dovete resistere alla tentazione di entrare molto veloci
Figura 8 – Se la curva “chiude” dovete resistere alla tentazione di entrare molto veloci


La figura 8 mostra due esempi di traiettoria: quella blu è corretta, in quanto in essa il pilota ignora il punto di corda della prima “mezza curva” per puntare alla seconda, che è più lenta. In questo modo può sfruttare la prima parte della curva per ritardare la frenata, chiudendo quindi la corda della seconda.
La traiettoria rossa invece rappresenta un tipico errore: il pilota, vedendo il cordolo, decide di aggredire la corda della prima curva, con il risultato di trovarsi troppo veloce e completamente fuori linea per affrontare la parte più lenta. In questo caso dovrà raddrizzare la moto per rallentare e forzare molto la curva, perdendo tempo prezioso. Provate ora a osservare la Figura 8 invertendo il senso di marcia dei piloti: una curva con più raggi di curvatura, infatti, può anche essere ad aprire, vale a dire con il raggio più veloce in fase di uscita. La sostanza non cambia: dovete guidare in funzione del raggio di curvatura più piccolo, quindi la traiettoria blu rappresenta ancora il miglior compromesso!


Furio Piccinini*

Il libro "La guida in pista", edito da Hoepli, è disponibile a questo link

* Furio Piccinini, classe 1976, è l'autore del volume “La guida in pista”, che verrà sviscerato in una serie di puntate su Moto.it, ma se avete fretta potete andare in libreria o collegarvi al sito dell'editore Hoepli e acquistarlo. Piccinini ha collaborato come istruttore di guida con diverse scuole di pilotaggio e circuiti italiani. Attualmente prosegue nell’insegnamento delle tecniche di pilotaggio presso varie piste.