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I semiconduttori sono una parte cruciale dello sviluppo tecnologico e gli sconquassi industriali nel mondo innescati dalla pandemia ne hanno sottolineato ulteriormente l'importanza.
Il settore automotive è stato colpito dalla carenza dei semiconduttori a partire già dal 2020 e leader globali quali Volkswagen o BMW prevedono la normalizzazione non prima del 2024.
Le cose stanno però lentamente migliorando e una ricerca pubblicata dalla società americana di consulenza Gartner ha fatto il punto sulla valenza economica dei microchip.
Nel 2021 il fatturato mondiale della produzione di semiconduttori, sulla spinta di una forte domanda, ha raggiunto i 595 miliardi di dollari e per quest'anno le previsioni sono di 676 miliardi. Vale a dire una crescita anno su anno del 13,6%, ma va nel contempo osservato che nel 2021 l'incremento fu addirittura del 26,3%.
Le stime per il 2023 danno ricavi del settore a 700,5 miliardi di dollari: un +3,6% che confermerebbe una migliore risposta alla domanda.
Gli analisti di Gartner stimano che il prezzo di vendita medio dei semiconduttori diminuirà gradualmente, assieme alla riduzione dei problemi di fornitura accusati dalle industrie tecnologiche. Il grosso della fornitura (oltre il 31%) andrà in ogni caso ai dispositivi di memoria (DRAM e NAND).
Nel 2022 i prezzi medi dei chip peseranno maggiormente su alcuni settori: meno su PC e smartphone, in maniera maggiore nell'automotive. Nonostante la produzione di automobili crescerà probabilmente meno del 12,5% previsto per quest'anno, i prezzi medi dovrebbe aumentare del 19% e questo ha a che vedere con l'insufficienza offerta di chip necessari ai sistemi di assistenza alla guida e alle vetture elettriche.
Un altro problema che sta ritornando, dopo una prima criticità vissuta già un anno fa, è la carenza di sensori per gli impianti ABS. Una difficoltà che sembrerebbe riconducibile a una carenza di disponibilità sul mercato di metalli impiegati nella loro fabbricazione.