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Per la sicurezza di chi va in moto non si fa mai abbastanza e i progressi che ci sono stati negli ultimi anni si devono soprattutto alla tecnologia applicata ai veicoli – impianti frenanti e controlli elettronici in primo luogo – che non ad esempio ai miglioramenti delle infrastrutture. Lo stesso nuovo Codice della Strada, che introduce per la prima volta il concetto di utenti deboli riconosciuto a chi guida le due ruote a motore, rimbalza ancora da una commissione all'altra e di tempi certi di approvazione ancora non si parla.
Per cui ben venga l'iniziativa di Confindustria Ancma che ha chiesto l'introduzione di sgravi fiscali a favore della diffusione di paraschiena e air-bag nella misura del 50% del costo sostenuto da motociclisti e scooteristi.
Nella conferenza stampa tenutasi questa mattina a Milano sono intervenuti il vice ministro dell'Economia e delle Finanze, onorevole Luigi Casero, e il vice presidente della Commissione Trasporti della Camera – oltre che presidente del gruppo interparlamentare Amici delle Due Ruote – onorevole Vincenzo Garofalo.
Ancma ha sostenuto la sua proposta presentando i risultati del primo studio al mondo sull'efficacia del paraschiena negli incidenti stradali. Si tratta del progetto ST.E.P (Studio Efficacia Paraschiena) che è stato svolto in Italia dal 2011 al 2013 dall'Istituto Superiore di Sanità grazie alla collaborazione di 29 compartimenti della Polizia Stradale nella totalità delle Regioni italiane.
Sono stati analizzati oltre tremila incidenti che hanno coinvolto motociclisti e scooteristi, sulle strade extraurbane, e l'osservazione degli esiti dei traumi trattati a livello ospedaliero o di pronto soccorso è proseguita per anno.
Lo studio ha riguardato chi era privo il paraschiena, chi lo indossava e chi era equipaggiato di un modello certificato. I risultati dicono che chi non indossa il paraschiena corre un rischio di trauma grave tre volte superiore rispetto a chi invece lo indossa. In buona sostanza il 63% dei traumi gravi alla colonna vertebrale sono attribuibili alla mancanza del paraschiena e si conclude calcolando che se tutti lo indossassero regolarmente, ora accade per un motociclista su otto, le lesioni gravi si ridurrebbero del 60%.
Ancma sostiene che una misura di sgravi pari al 50% peserebbe sui conti pubblici per 2,5 milioni di euro, ma che il risparmio in termini di costi sociali sarebbe di 21 milioni di euro. E senza contare, aggiungiamo, che prima dei costi vengono le vite salvate e le qualità di vita tutelate.
Le stime Ancma affermano che i costi sociali degli incidenti motociclistici (intesi come costi sanitari, mancata produttività e danni morali) ammontano a circa 3,5 miliardi di euro l'anno.
Facendo due conti, e dando per buono un costo medio di 100 euro per un paraschiena certificato di qualità, lo stanziamento di 2,5 milioni di euro corrisponde a 50.000 paraschiena acquistati beneficiando di questo risparmio. Non consideriamo i dispositivi air-bag che sono decisamente più costosi. Pochi rispetto alle 200.000 nuove due ruote che si saranno vendute alla fine di quest'anno e pochissimi rispetto al numero dei proprietari degli 8 milioni veicoli che costituiscono il parco circolante nazionale. Ma è pur sempre un inizio...
Stabilito quindi, se ce ne fosse ancora bisogno, che il paraschiena è un utile dispositivo di sicurezza, e in attesa di altri studi che dimostrino l'efficacia dei sistemi air-bag integrati o aggiunti all'abbigliamento tecnico, si tratta di trovare le risorse finanziarie e infine di promuovere l'uso di queste protezioni.
La presenza dell'onorevole Casero, vice ministro dell'Economia, è stata in questo senso significativa e ancora più importanti sono state le su parole: «Il nostro interesse è salvaguardare vite umane, motociclisti compresi, e salvaguardare da lesioni permanenti che minano l'esistenza delle persone. Dall'altra parte ci sono anche costi sanitari e sociali. Seguiamo con attenzione questa proposta per la qualità dello studio che la sostiene. Siamo contrari a imporre l'adozione di dispositivi, in certi casi costosi, crediamo di più nella sensibilizzazione al loro uso: utilizzare la leva fiscale è un modo intelligente».
«La sicurezza non ha un prezzo – ha aggiunto Vincenzo Garofalo – ma ha un valore enorme. L'investimento che chiediamo al Governo sotto forma di defiscalizzazione si trasformerà in un forte taglio dei costi sociali e quindi in un risparmio per lo Stato. Presenterò questa richiesta durante la discussione della prossima Legge di Bilancio».
L'appuntamento è per la metà di novembre, la Legge di Bilancio - unica opportunità possibile per questo genere di richieste - è già stata definita (è una manovra da 24,5 miliardi di euro) e sarà illustrata domani, sabato.
Ma ci dovrebbe essere spazio in sede emendativa per intervenire sul tema sollevato, già in prima lettura alla Camera.
Vedremo se alla fine, al di là delle buone intenzioni, le risorse si troveranno o meno: vi terremo aggiornati.