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Se nasci oggi in Belgio probabilmente vai forte in bicicletta o semmai te la cavi a dare un paio di calci al pallone. Eppure c'è stato un periodo in cui la nazione di Re Filippo andava forte pure tra i motori, ma siamo tutti troppo giovani per ricordarcelo. Erano gli anni del motociclismo dei pionieri e alcuni marchi seppero affermarsi anche al di fuori dei confini nazionali. La fama di Gillet Herstal ma soprattutto di FN e Saroléa è giunta fino ai giorni nostri benché la produzione di moto belghe sia cessata a metà degli anni Sessanta. Questo però non significa naturalmente che non possano esserci anche in Belgio dei grandi appassionati tant'è che negli ultimi tempi, specie in relazione alla propulsione elettrica, la nazione celebre per friggere le patatine nel lardo e per le birre trappiste ci sta offrendo davvero tanti spunti interessanti. Pensiamo ad esempio proprio al marchio Saroléa, oggetto di un recupero con una notevole superbike o della promettente startup Trevor Motorcycles o ancora degli scooter Brekr.
Quella che vi stiamo per raccontare, però, non è una vicenda industriale quanto il piccolo grande successo di un solo appassionato. Il suo nome è Torsten Robbens ed è un progettista di motociclette di Oudenaarde (non abbiamo idea di come si pronunci). Ad agosto, mentre noi tutti oziavamo sotto l'ombrellone, il buon Torsten si è presentato al via del World Speed Trials di Lausitzring in Germania con una moto da lui realizzata e chiamata, con un certo orgoglio patriottico, "La Belgitude". Il World Speed Trials è una gara di velocità su terra, ed è stata organizzata per la seconda volta in collaborazione con la FIM (Fédération Internationale de Motocyclisme). Quindi, insomma, è una roba seria mica la garetta clandestina in ZAI. In questa prestigiosa occasione, Torsten Robbens e la sua Belgitude hanno battuto due record mondiali di velocità nella categoria delle moto elettriche sotto i 150 kg. Nella categoria "non aerodinamica", ha raggiunto un sorprendente 214,15 km/h e nella categoria "semi-aerodinamica", ha raggiunto un notevole 229,50 km/h. In Belgio è già un idolo. Ok, non a livello di Remco Evenepoel, ma comunque un idolo. Basti pensare che l'ultima volta che un belga ha conquistato un record mondiale di velocità FIM è stato nel 1932 ed il suo nome era René Milhoux, in Belgio lo ricordano ancora.
E non dovrebbero giustamente ricordare con vanto nazionale il nome di un ragazzo che da solo realizza una motocicletta da corsa elettrica e porta a casa due record mondiali? La Belgitude è fatta a mano al 100%. L'ha costruita e poi l'ha guidata. Veloce. Non possiamo che nutrire grande ammirazione per Torstern Robbens. Il suo obiettivo con questa creazione è sfidare la convinzione che le motociclette elettriche siano pesanti e prive di prestazioni: "Non dobbiamo lasciare che la ricca storia del Belgio nell'ingegneria motociclistica svanisca" - ha puntualizzato - "Voglio portare avanti quel livello di artigianalità attraverso La Belgitude, un atteggiamento". La Belgitudine insomma è uno stato mentale.
Oltre a questo ammirevole progetto, Robbens è un tecnico di altissimo profilo con un curriculum che include gare di Formula 1 e endurance. Nel 2004, è entrato nella storia come il più giovane team manager a vincere la 24 Ore di Le Mans e ha già maturato esperienza anche con moto da corsa elettriche che hanno gareggiato al Tourist Trophy. Il successo a Lausitzring non è caduto per caso.