Il caso del semaforo di Parabiago e l'uso del Photored

Il caso del semaforo di Parabiago e l'uso del Photored
I semafori dotati di Photored, cioè di sistemi di rilevazione semaforica, si stanno diffondendo. Ma non tutto è limpido, come nel caso di Parabiago con le sue tante multe ai motociclisti. Primo ricorso accolto
29 dicembre 2017

Del semaforo “intelligente” sulla Strada Statale del Sempione, a Parabiago, e delle multe che hanno colpito tanti motociclisti, abbiamo scritto in questo articolo.
Ritorniamo sull'argomento per parlare di come vengono installati alcuni impianti di rilevazione Photored, in maniera non sempre chiara.

I semafori dotati di Photored stanno diffondendosi sempre più, complice anche la facilità dell’iter di installazione richiesto ai Comuni dalle vigenti normative, in special modo sulle strade ad alto scorrimento che attraversano i centri urbani. Sono infatti escluse tutte le verifiche e le autorizzazioni invece indispensabili per gli stessi impianti o per quelli Autovelox.
Se per installare un autovelox in ambito urbano il Comune deve seguire un iter teso alla verifica della effettiva necessità e della maggior tutela della sicurezza della circolazione, per i PhotoRed questo iter non è previsto.

Come ben spiegato dall’Avvocatura Generale dello Stato con il parere del 10 Aprile 2008, n. 46819, l’impianto di fotosegnalazione installato in ambito urbano all’attraversamento di un incrocio con semaforo indicante luce rossa pur in assenza degli agenti accertatori, sembra sfuggire a qualsiasi regime di autorizzazione o valutazione preventiva da parte degli organi statali, e in particolare del Prefetto. Unico “controllo” da parte degli organi superiori risulta essere solo la necessaria specifica omologazione dell’impianto automatico di rilevamento installato, come previsto dal vigente Codice della Strada.

Il caso del semaforo di Parabiago installato sulla Statale del Sempione (ma in ambito urbano), è un buon esempio di cosa sta accadendo in molti Comuni italiani. Una volta installato il semaforo e reso operativo, le multe si impennano e si ha l’impressione che quel semaforo non fosse mai stato adeguatamente rispettato dagli utenti della strada.

 

Motociclisti indisciplinati

Nel caso di Parabiago ci sono motociclisti che hanno ricevuto anche più di tre verbali e rischiano la sospensione della patente per aver sconfinato nella corsia specializzata di svolta, mentre in realtà procedevano dritti nel senso di marcia indicato dall’altra lampada.
Si parla di oltre 5.000 semafori rossi “bruciati” dall’utenza di quella strada (infrazioni al C.d.S. 146/2 e 146/3) in circa cinque mesi.

Siamo stati a quell’intersezione per capire quali comportamenti sono stati sanzionati e con quale dinamica risultassero realmente tanti “pirati della strada su due ruote” che meritassero una così dura sanzione. Abbiamo già spiegato il funzionamento di quel semaforo, e l’osservazione sul campo ci ha mostrato motociclisti fermarsi col rosso e ripartire col verde ma purtroppo stazionando qualche centimetro di troppo nella corsia dedicata alla svolta e finendo per "attraversare col rosso".

In alcune città della Spagna e della Gran Bretagna sono state create delle proprie corsie riservate proprio per regolare la tendenza dei biker di mettersi davanti alle auto al semaforo, e agevolare il traffico. Le chiamano rispettivamente “advanced stop line” e “avanza motos”. Ma questi per il momento sono esperimenti pilota che testimoniano sensibilità al problema da parte di altri Paesi europei.
Il “rosso” della S.S. 33 a Parabiago possiamo dunque definirlo un “rosso relativo” e quei verbali rischiano di essere a prova di ricorso. Caso chiuso? Assolutamente no.

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L’Avvocatura e l’eccesso di potere

Sempre l’Avvocatura Generale dello Stato chiarisce nel medesimo parere del 2008 reso al Ministero dell’Interno che “Naturalmente la delibera con la quale l’organo dell’ente titolare della strada decida di utilizzare ed installare una apparecchiatura di rilevamento automatico delle infrazioni… deve essere , secondo i principi generali , motivata con il ragionevole e ponderato apprezzamento della scelta operata, in relazione alle esigenze di circolazione e della sicurezza del traffico e degli utenti”. In altre parole deve esserci una concreta necessità e un reale beneficio per traffico e utenti.
Il Giudice di Pace, in caso di ricorso, deve accertare se quell’impianto è stato installato con le dovute delibere comunali, e se rileva effettivamente quel tipo di infrazione. Il verificare l’esistenza di una delibera comunale non significa cercare un “cavillo burocratico”, ma assicurarsi che siano state giustamente valutate le opportunità di collocamento di un nuovo impianto di rilevazione delle infrazioni.

 

Il fotorilevamento funziona, il semaforo no

Abbiamo anche constatato (vedi video qui sotto) che quel semaforo rosso con sensore dedicato alla svolta a sinistra, non funziona correttamente. Se una moto (dal peso complessivo di circa 300 kg) si arresta diligentemente prima della linea e staziona nella corsia dedicata, il verde comunque non arriva mai. Siamo stati ben 9 minuti ad attenderlo, nel bel mezzo della carreggiata ma non è mai scattato. Se però ci fossimo spazientiti e avessimo superato la linea procedendo nel senso di marcia del verde della lampada a fianco, saremmo stati multati.

Un problema tecnico non trascurabile, ma pur sempre risolvibile. Quello che non pare risolvibile è la motivazione per cui sia stata concepita una corsia specializzata in quel punto, con tanto di semaforo dedicato e sensore zoppicante sul quale è stato innestato anche l’ impianto di rilevazione delle infrazioni semaforiche.
Cittadini intervistati, alcuni dei quali vivono in zona, ci hanno raccontato che non è quello l’incrocio dove sono avvenuti incidenti importanti, ma un altro distante circa 300 metri in direzione Nerviano...

 

Viabilità discutibile

Le polemiche sui social non sono mancate, e alcuni hanno definito quel semaforo “una trappola”. Abbiamo notato diverse possibili soluzioni alternative che avrebbero ugualmente coniugato la sicurezza e la scorrevolezza del traffico, su un’arteria così fondamentale. Infatti, quella corsia poteva essere portata fino in prossimità del punto di svolta, oppure eliminata del tutto la svolta a favore di due veloci ed equivalenti percorsi alternativi già esistenti. Dal nostro punto di vista si sarebbero evitati molti verbali equivoci, pur dovendo rinunciare ad “un elemento di innovazione che, peraltro, potrà garantire introiti aggiuntivi all’Amministrazione Comunale stessa” come si legge nei documenti comunali del 2015.

Ovviamente abbiamo rivolto al Sindaco di Parabiago, tramite il suo ufficio stampa, la domanda : “Vista la dimensione della semi-carreggiata in quel punto, che è doppia per chi transita in direzione Milano, perché non avete previsto una diversa organizzazione di quella svolta, portando la linea di attestamento e quindi la corsia di canalizzazione in prossimità della svolta in via Manara, oppure escludendo proprio quella svolta, lasciando alla minoranza degli utenti che vogliono immettersi in via Manara la possibilità di scelta tra: A) svoltare in piazza della Libertà e riproporsi al semaforo di via Mameli; B) svoltare in via XX Settembre-della Robbia“.
Fra l'altro, va notato che la svolta “attuata” è eludibile transitando nell’altra corsia specializzata e girando successivamente in via Manara, e che dall’osservazione fatta sul posto, molti residenti già utilizzano la soluzione A) o B) proprio per evitare l’attesa sul sensore...
Nonostante i solleciti e molto tempo, comunque, non abbiamo ancora ottenuto risposta al nostro chiarimento.

Ci ha pensato il Giudice di Pace di Legnano, che con la sentenza del 19/12/2017 ha accolto il ricorso, con vittoria di spese, di un motociclista che eccepiva un difetto di motivazione all’installazione di quell’impianto, oltre a una carenza della segnaletica verticale e ad un malfunzionamento del sensore nella corsia di canalizzazione.
Una CTU disposta dal Tribunale ha confermato questa situazione, e tra qualche settimana saranno rese note tutte le motivazioni che hanno portato alla decisione del giudice, ma i successivi accoglimenti in massa di tutti gli altri ricorsi presentati fanno pensare che alle carenze tecniche si siano aggiunte anche quelle in diritto amministrativo.

Testo e video di Davide G. Porro

 

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