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Puoi essere anche uno dei piloti più veloci del mondo ma la Finanza prima o poi ti raggiunge. Ed è stato così anche per Loris Capirossi. La Cassazione ha infatti confermato la maxi-multa di 2 milioni di euro scattata in seguito ad una serie di accertamenti fiscali.
A Capirossi, che dal 1994 ha trasferito la sua residenza fiscale a Montecarlo, erano stati contestati la fittizietà del trasferimento (la Finanza aveva accertato che continuava a vivere nella sua villa a Riolo Terme) e una serie di illeciti tributari in materia di Iva e di imposte dirette tra il 1995 e il 1998.
Per questo gli era stato notificato un avviso di accertamento per omessa dichiarazione in Italia di un reddito di lavoro autonomo per oltre 4 miliardi di vecchie lire, con una sanzione complessiva di circa 2 milioni di euro.
Il pilota di Borgo Rivola ha allora fatto ricorso alla Suprema Corte contro l'avviso di accertamento fiscale inoltratogli dalla Commissione tributaria provinciale di Ravenna nel 2001. La Suprema Corte proprio in questi giorni ha rigettato il ricorso dei legali di Capirossi condannandolo a pagare, oltre alla multa di più di due milioni di Euro, anche le spese processuali, poco più di 25mila Euro.
Non certo una buona notizia per l’imolese che questo fine settimana correrà a Le Mans il suo 302esimo Gran Premio.
Ma Capirossi non è il primo campione italiano della MoroGP pizzicato dalla Finanza. Fece scalpore un paio d’anni fa anche la vicenda di Valentino. Rossi risolse la questione (60 milioni di Euro di imponibile non dichiarato dal 2000 al 2004) con un accordo da 35 milioni di Euro e un video alla nazione in cui spiegava le sue ragioni difendendosi da media e Finanza che, a suo dire, l’avevano «crocefisso e condannato».