Il limite a 30 km/h dimezza la mortalità

Il limite a 30 km/h dimezza la mortalità
Uno studio pubblicato sul British Medical Journal dice che il numero di motociclisti feriti e uccisi è sceso del 39,1% con il limite a 30 orari in città
22 gennaio 2010

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L'ASAPS, sempre attenta alla sicurezza degli utenti stradali più deboli (pedoni, ciclisti e motociclisti in testa) pubblica in Italia i risultati di una ricerca condotta in Gran Bretagna.

Andare a 30 km/h nei centri urbani, anziché a 50 all’ora, significa ridurre la mortalità del 40%.
Lo rivela uno studio effettuato nella città per eccellenza, la City londinese appunto, pubblicato sul sito web del British Medical Journal.
La ricerca prende spunto da un esperimento varato dalla municipalità di Londra e snodato nell’arco di vent’anni, dal 1986 al 2006, i cui risultati sono stati così importanti dall’indurre i ricercatori ad auspicare che la soglia massima delle 20 miglia orarie (che corrispondono più o meno ai nostri 30 km/h, per l’esattezza 32,18 chilometri all’ora) venga istituita in tutte le grandi città.

A trarne beneficio, soprattutto i bambini, visto che la loro mortalità è praticamente dimezzata. In generale, la cifra di pedoni morti e feriti è scesa del 32,4%, percentuale che sale al 46,2% per i minori dei 15 anni.
Identico beneficio è andato ai ciclisti, che hanno visto scendere del 37,6% il numero di morti e feriti, ed ai conducenti delle due ruote motorizzate, che hanno ottenuto, a livello assoluto, il miglior risultato: -39,1%.
L’Asaps ha inoltre concluso una interessante indagine sull’incidentalità dei pedoni. Clicc qui per leggere l’ultimo lavoro di prossima pubblicazione su il Centauro.

Il limite dei 30 km/h orari ci pare una soluzione adottabile anche nei centri storici delle città italiane e nelle zone "a rischio" (in prossimità delle scuole e dei parchi cittadini). Nelle restanti aree metropolitane crediamo che il limite dei 50 orari sia più che sufficiente. Purché rispettato da tutti.


 

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