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Il Passo dello Stelvio fu inaugurato nell’ottobre del 1825. Il progetto della nuova strada, che sostituiva un precedente sentiero, era degli Asburgo: la volle l’imperatore Francesco I, l’affidò al bresciano Carlo Donegani, classe 1775, che fu ricompensato con il titolo di conte.
La Moto Guzzi ha dedicato al passo, l’abbiamo visto ad Eicma, il modello Stelvio Duecento Tributo. Con livrea bianca, grafiche blu e rosse, dettagli particolari come il disegno che ricalca l’andamento dei famosi tornanti e le coordinate geografiche.
Al passo c’è il museo intitolato al Donegani, a Sondrio l’associazione sempre legata al liceo Carlo Donegani. E per il bicentenario è prevista una intera annata di eventi che vi indicheremo; con il coinvolgimento di Regione Lombardia, Provincia di Sondrio, Comune di Bormio, Ersaf e Parco Nazionale dello Stelvio, Fondazione Bormio e Anas.
Con il Congresso di Vienna del 1815 si costituì il Regno Lombardo-Veneto, una parte dell’Impero austriaco, e nacque la necessità di costruire una strada per collegare Milano con Vienna senza passare dalla Svizzera. Dal 1820 al 1825 venne realizzata un’impresa ai limiti dell’impossibile: una strada che da Bormio, a 1.225 metri, sale fino al passo a 2.758 metri; per poi scendere nuovamente fino a Spondigna, 900 metri, in val Venosta. La strada doveva restare aperta tutto l’anno, anche nei mesi invernali nonostante la neve e le valanghe, e venne disegnata sulla base di una bozza di epoca napoleonica.
Fu da subito una vera strada, larga cinque metri e con pendenze massime del 12%. I lavori iniziarono il 26 giugno 1820 e nel 1823 vennero ultimate le fasi principali, come le gallerie scavate nella roccia o costruite in muratura, i ponti e i paravalanghe di legno.
Per la sicurezza e il ristoro dei viaggiatori furono edificate le cinque case cantoniere, una caserma e l’Oratorio di S. Ranieri alla terza cantoniera, oltre ai tre casotti per i cosiddetti “rotteri”, cioè gli addetti alla manutenzione della strada anche d’inverno, quando dovevano “rompere” la neve per garantire il transito dei carri.
Un primo servizio di diligenza fu istituito nel 1831. Da Milano ci volevano 64 ore per raggiungere Bormio e 125 per arrivare a Landeck in Tirolo. Trainata da quattro o sei cavalli, la diligenza poteva trasportare fino a otto persone con i bagagli ed è conservata al Museo Civico di Bormio.
Da allora il tracciato della strada è rimasto pressoché inalterato. Fino alla prima Guerra Mondiale lo Stelvio è stato una via di comunicazione per il passaggio delle merci (soprattutto il vino) verso l’Austria, la Germania e la Svizzera. Con la Grande Guerra diventò una difesa militare: era l’unico fronte in quota, i soldati avevano di fronte il nemico e il gelo. Finita la guerra entrambi i versanti diventarono italiani.
Purtroppo il raduno dello Stelvio non si fa più. Era nato nel ‘69 grazie al MC Sondrio e dal 2003 registrava oltre 10.000 presenze. Ho partecipato un paio di volte, negli anni Ottanta, con la mia Suzuki GS 750 azzurra di allora, sole e pioggia. L’ultima edizione quella del 2018, organizzata dal Moto Club Stelvio International.
Con la moto lo Stelvio è meraviglioso, ma anche impegnativo. E’ una esperienza che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita, evitando possibilmente i mesi più frequentati come luglio e agosto. Bisogna sapere che molti tornanti sono stretti e in forte pendenza: con le moto piccole e medie non c’è problema, ma con quelle grosse e pesanti di oggi occorre una certa perizia, poi idee chiare, decisione e piede sul freno posteriore per stringere la linea.
Il traffico estivo complica le cose, tanti mezzi si incrociano e si fermano addirittura, i camper devono far manovra nei tornanti più stretti, e allora diventa fondamentale buttare lo sguardo molto avanti e controllare in anticipo se la strada è libera. Si registrano tante cadute praticamente da fermi, quando il piede a terra non basta più. In rete circolano video significativi che un po' allarmano, anche se poi si rimedia con l’aiuto degli altri motociclisti e le conseguenze raramente sono serie.
Qualche nota sulla strada. La SS 38 collega Bormio in Valtellina a Prato allo Stelvio in valle Trafoi e poi Venosta. Quaranta i tornanti sul versante lombardo e quarantotto su quello altoatesino. A quota 2.500 metri la strada si collega al territorio svizzero nel cantone dei Grigioni.
Sul versante lombardo la salita inizia a Bormio, a 1.225 metri; il tratto montano è lungo 21,5 km, la strada sale abbastanza regolare e con qualche rampa più pronunciata per circa 15 km fino a raggiungere il Pian di Grembo (circa 2400 metri di quota), gli ultimi 4 km sono i più impegnativi, con pendenze medie intorno all'8%. La pendenza media complessiva è del 7,1%, la massima del 12% (tra il km 10 e il km 11 a circa 2000 metri di altitudine) e il dislivello complessivo è di 1533 metri.
E’ considerato più difficile il versante altoatesino: 25 km da Prato allo Stelvio (907 metri), con pendenze via via crescenti fino al 12% nell'ultimo chilometro. La pendenza media è del 7,5%, anche qui la massima del 12% per un dislivello complessivo di 1851 metri.
Troverete tanti ciclisti, sulla strada: lo Stelvio attrae chi vuole affrontare sui pedali una prova veramente dura e ben tredici volte è stato inserito nel percorso del Giro d’Italia. Epiche le imprese, come quella di Fausto Coppi nel 1953: salendo dal versante altoatesino staccò la maglia rosa Koblet e andò a vincere il suo quinto giro a 34 anni.
Il 30 agosto 2025 il Passo sarà chiuso al traffico motorizzato e riservato alle biciclette per lo Stelvio Bike Day, ma normalmente anche a giugno si prevede una giornata per i ciclisti. Meglio cercare notizie sui siti, quando programmerete la vostra salita allo Stelvio.