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Difficile dire quale film sulla cultura motociclistica possa essere più rappresentativo di Easy Rider. Il che non vuol dire che a ogni costo lo si debba gradire o reputare una pietra miliare del cinema, piuttosto che nell'ambito della mistica motociclistica non c'è probabilmente road movie più famoso e universalmente noto sul tema della libertà, del viaggio e sulla controcultura che esplose a ridosso del 1968.
Nel 1969 Easy Rider fu un successo mondiale raggiunto da riconoscimenti importanti, in pugno ad un cast autentico e ispirato - Peter Fonda, Dennis Hopper nel doppio ruolo di attore e regista, Jack Nicholson - che trascinò il pubblico all'interno di una storia di ribellione sottolineata anche da una colonna sonora cui dobbiamo un altro classico immortale e trascinante: Born To Be Wild degli Steppenwolf, un brano semplice e potente che se siete chitarristi ci siamo già capiti.
Non soltanto un film epocale e seminale (costato 400.00 dollari, ne guadagnò 60 milioni) ma anche un vero e proprio calcio nel sedere per intere generazioni successive che dovettero misurarsi, anche in modo inconsapevole, con il mito generato da Easy Rider e dal Panhead di Capitan America e che ha comunque avuto il merito di essere stato d'ispirazione per tutti coloro che sognavano di prendere la moto e partire, senza starci troppo a pensare su, (del resto “get your motor runnin” è il verso d'inizio di Born to be wild) magari animati da uno spirito bohemien, posseduti dal demone genuino dell'avventura, ma anche soltanto per imitazione o perché non si trova personaggio migliore in cui incarnarsi e si è all'inseguimento di un sogno.
E adesso, dopo 53 anni e un prequel del 2012 che non ha ricevuto lo stesso apprezzamento del film originale, sembra che Billy, Wyatt e George abbiano ancora qualcosa da dire. La notizia è stata data da Variety secondo cui un consorzio di produttori, tra cui Kodiak Pictures che possiede i diritti di adattamento film sarebbe intenzionato a produrre un remake, probabilmente sviluppato su temi contemporanei.
Ma, un attimo: cosa potrebbe essere un Easy Rider dei tempi moderni? Mi chiedo quante cose siano cambiate negli ultimi 50 anni e quale potrebbe essere la chiave per rendere godibile un progetto di questo genere alle nuove generazioni se non attraverso una drammatica e profonda rielaborazione della sceneggiatura originaria. Nel 2023 sarà differente il modo di vedere la libertà, diversi sono i sogni, diversa la fruizione del media (mi aspetto che il remake diventi qualcosa da dare in pasto agli streaming), distante da quello di oltre mezzo secolo fa il modo di intendere la ribellione. E poi, mi interrogo, su come sarà nel remake il rapporto con il politicamente corretto imperante. Tante cose sono cambiate: la moto protagonista del viaggio sarà una moto elettrica? Qual è la controcultura cui farà riferimento? Ci sarà un'altra Born to be wild? Domande che resteranno sospese fino a quando il remake non sarà realmente annunciato e non avremo modo di vederlo: la produzione sembra sia alla ricerca di sceneggiatori e registi “audaci”.