Il Tempo degli Eroi

Il Tempo degli Eroi
Giacomo Agostini e Mike Hailwood, certo. Gente che correva in più categorie di Mondiali e li vinceva tutti, come Phil Read. E poi il cross, il sidecar: ecco cosa successe nelle piste del Motorsport nel 1968
22 giugno 2018

Senza la Honda, ritirata per concentrarsi sulla F1, dominavano le MV a tre cilindri; ma proprio quell’anno apparvero due 500 artigianali italiane che affiancarono la già nota Paton: la Cardani (pilota Jack Findlay, che però in gara usò sempre la Matchless e fu vice campione mondiale) e la Linto (di Lino Tonti, due cilindri Aermacchi 250 appaiati e basamento nuovo, pilota Alberto Pagani). Ci illudemmo che potessero far bene, Pagani fece anche un secondo al Sachsenring (a un giro…), ma sarebbe sopravvissuta soltanto la 500 di Giuseppe Pattoni. Il mondiale si disputò su dieci prove, saltò il GP di Francia a Clermont Ferrand per gli avvenimenti del maggio francese (qui l'articolo di Nico Cereghini sulla situazione di quegli anni).

Ago e Hailwood. Mike Hailwood - che era pagato dalla Honda per stare fermo - volle fare la sua ultima gara a Monza, il 15 settembre. La MV, pressata dagli organizzatori, gli aveva prestato una 500/4 per le prove, poi però sembra che Mike si fosse rifiutato di fare il secondo a Mino e fosse andato a cercare una Benelli/4, un muletto di Pasolini. Con quella moto cadde alla Parabolica sotto l’acqua quando era in scia ad Ago, in frenata gli partì la ruota davanti, non si fermava più. Finì sotto la tribuna, si rialzò lentamente e lo applaudimmo a lungo.

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Quell’anno Mino avrebbe centrato la prima doppietta 350/500 della sua carriera, vincendo e segnando il giro veloce dappertutto (leggete la sua intervista, sempre nello speciale 1968). Ancora più entusiasmanti le Yamaha 250 e 125, le favolose quattro cilindri a V di 70°, due tempi a disco rotante raffreddate a liquido; la piccola da 44 cavalli a 17.300 giri, 100 chili di peso, la 250 da 115 chili, 70 cavalli a 14.000 giri, 8 marce, 240 orari. I due titoli andarono a Read, ma vinceva di più Bill Ivy, che nel programma della Casa avrebbe dovuto prendersi la 250: con cinque vittorie a cinque, il titolo fu assegnato solo nel congresso FIM d’autunno con la discriminante (inventata lì per lì) del minor tempo complessivo sui GP…. Non so se sia vero, ma leggemmo che Bill al TT, subito dopo aver superato le 100 miglia orarie di media con la 125 (nuovo record), all’ultimo giro si fosse fermato per chiedere ad alcuni spettatori: «Chi è in testa?». Doveva vincere Read, e fu così che Read vinse la gara…

Partenza del Tourist Trophy, al centro con la Suzuki Jack Findlay
Partenza del Tourist Trophy, al centro con la Suzuki Jack Findlay


Per quanto riguarda i “microbolidi” da 50 cc, nel ’68 il ritiro della Honda comprese anche le sue formidabili bicilindriche a 4 tempi ufficiali, e altrettanto fece la Suzuki, che però affidò ugualmente la sua veloce “due tempi”, anch’essa bicilindrica, al forte campione tedesco Hans Georg Anscheidt, che dominò il campionato (che peraltro per le 50 cc durò solo 5 gare, contro le 10 delle altre classi) conquistando così il suo terzo titolo iridato consecutivo.

Per quanto riguarda i sidecar - categoria allora parecchio seguita, specie all’estero, anche perché tutti gli equipaggi erano tedeschi - quell’anno si corsero 6 gare, e la coppia da battere era formata dal fortissimo tedesco Helmuth Fath e dal suo affiatatissimo “passeggero” Wolfgang Kalauch, ne vinsero 4, e relativo titolo iridato.
 

Oltre alla velocità, il campione mondiale motocross fu Joel Robert con la CZ 250. 500 Paul Friedrichs, stessa moto. Nel trial il titolo andò al mitico Sammy Miller con la Bultaco Sherpa T, mentre la Zündapp spadroneggiava nelle classi piccole di quella che si chiamava ancora “regolarità”, specialità dove la Jawa dominava con le grosse grazie al fuoriclasse ceco Masita. Ma, se non altro, quell’anno i piloti italiani vinsero il Vaso d’Argento alla Sei Giorni di San Pellegrino: Bonini, Arnaldo Farioli, Foresti e Signorelli.