In moto in salute: Il gomito, un’articolazione “difficile”

In moto in salute: Il gomito, un’articolazione “difficile”
Il dott. Lorenzo Boldrini, motociclista e Medico dello Sport presso il Centro di Riabilitazione per lo Sport Isokinetic, ci parla dell'articolazione del gomito
5 aprile 2012

Punti chiave

  

Cari motociclisti, ci occupiamo oggi del gomito, un’articolazione “difficile” nella gestione riabilitativa nei postumi di un trauma soprattutto per la sua facile tendenza a sviluppare rigidità articolare.
Il gomito è formato dall’omero (l’osso del braccio) e da radio e ulna (le ossa dell’avambraccio). La conformazione particolare del gomito permette i movimenti di flessione ed estensione nonché i movimenti cosiddetti di prono-supinazione, che consentono di effettuare la rotazione del polso e della mano.

A causa della fine congruenza dei capi ossei articolari, a seguito di traumi con lesioni ossee o con interessamento diretto dell’articolazione è frequente incorrere in una perdita di mobilità articolare, tanto maggiore quanto più severo è il trauma e quanto più è prolungato il periodo di immobilizzazione. Per questo motivo l’indicazione clinica è in genere quella di una ripresa il più precoce possibile della mobilità articolare passiva e attiva, in funzione del trauma subito.

Recentemente ho seguito il caso di un politrauma per incidente motociclistico con una lussazione-frattura scomposta pluri-frammentaria del gomito. La severità del trauma nonostante l’intervento ricostruttivo associata al periodo di immobilizzazione ha portato in questo caso ad una perdita di mobilità articolare dovuto prevalentemente all’alterazione dei profili ossei e della normale anatomia per i quali non è stato possibile spingersi oltre un certo limite di recupero funzionale. 

Isokinetic il centro dove esercita il dott Lorenzo Boldrini
Isokinetic il centro dove esercita il dott Lorenzo Boldrini
Naviga su Moto.it senza pubblicità
1 euro al mese


Limitazioni funzionali post-traumatiche

Le limitazioni della funzione in questi casi diventano quindi evidenti, in quanto una mobilità articolare che non supera i 90° in flessione comporta già un deficit severo nelle semplici gestualità quotidiane (come ad esempio lavarsi, vestirsi) mentre la limitazione anche parziale di prono supinazione ed estensione obbliga il polso, la mano e la spalla a importanti compensi per effettuare i movimenti, con inevitabili ripercussioni sulla postura e la comparsa di possibili dolori di strutture muscolo scheletriche a valle e a monte del gomito. Un deficit di estensione e pronazione può compromettere anche la capacità di tornare ad usare la moto per la difficoltà di mantenere una posizione corretta al manubrio.


Interventi utili al recupero della mobilità


In alcuni casi interventi di pulizia articolare (artrolisi) o correzione degli esiti fratturativi possono aiutare nel recupero della mobilità. In altri casi di rigidità prevalentemente articolare vengono effettuati degli sblocchi in narcosi, cioè delle mobilizzazioni forzate sotto anestesia. A questo tipo di interventi deve essere associata una immediata ripresa della mobilità assistita, anche più ore al giorno, ad esempio con apparecchi di mobilizzazione passiva continua che possono anche essere noleggiati ed utilizzati al domicilio assieme a trattamento fisioterapico. Nonostante le intense e prolungate cure riabilitative tuttavia non sempre è possibile recuperare adeguatamente la flessione o garantire un buon risultato.

Per il gomito esiste la possibilità di un intervento sostitutivo a livello protesico, ma le indicazioni ed i follow-up sono ancora limitati rispetto a quanto avviene ad esempio per articolazioni come l’anca o il ginocchio.


Complicanze vascolari

e nervose


Dobbiamo poi menzionare il rischio di complicanze a livello vascolare, ma soprattutto nervoso. Il nervo radiale che permette l’estensione del polso e delle dita e la sensibilità del dorso della mano, può essere lesionato in specie nelle fratture in estensione. Traumi della parte interna del gomito o esiti fibro-cicatriziali importanti possono portare a sindromi compressive del nervo ulnare con deficit dei muscoli flessori delle dita e del carpo e dolori o alterazioni della sensibilità al quinto e quarto dito della mano.

La presenza di complicanze non è tuttavia la regola: in molti casi meno gravi un corretto trattamento ortopedico e riabilitativo permette un adeguato recupero del movimento del gomito e della funzione in assenza di esiti invalidanti. Per prevenire l’instaurarsi di rigidità dopo il trauma e per un buon recupero funzionale dell’arto è in ogni caso importante la mobilizzazione precoce attiva e passiva del gomito.

 

Lorenzo Boldrini.

 

 

Caricamento commenti...

Hot now