In moto in salute: la lussazione alla spalla

In moto in salute: la lussazione alla spalla
Il dott. Lorenzo Boldrini, motociclista e Medico dello Sport presso il Centro di Riabilitazione per lo Sport Isokinetic, spiega le terapie da adottare in caso di lussazione alla spalla
25 febbraio 2011


Cari motociclisti, tra le lesioni traumatiche acute che possono capitare nel motociclismo, come in altre attività sportive a rischio traumatico (ad esempio l’equitazione, il ciclismo e lo sci), una comune patologia di spalla di cui si sente spesso parlare è la lussazione. Ma cosa si intende esattamente con questo termine? Per lussazione si intende la perdita completa e permanente di contatto tra due capi ossei di un’articolazione, che fuoriescono dalla loro sede, più spesso a causa di un episodio traumatico. Nella spalla la lussazione più comune è quella gleno-omerale anteriore. In questo caso la testa dell’omero (la parte alta del braccio per intenderci) fuoriesce dalla sua sede rispetto alla scapola, dislocandosi anteriormente a causa di un trauma ad alta intensità (ad esempio una caduta con braccio abdotto ed extra ruotato, oppure un trauma da impatto diretto sulla spalla). 


A seguito del trauma viene lesionata la parte capsulo-legamentosa anteriore (i legamenti gleno-omerali, la capsula e il cercine glenoideo anteriore) lasciando come esito, dopo il riposizionamento delle estremità ossee (tramite manovra di riduzione specifica in genere in pronto soccorso), una instabilità anteriore di spalla. Questa condizione predispone, in particolare nel soggetto giovane e con importante richiesta funzionale, al rischio di recidiva.

Vediamo quindi come trattare la lussazione di spalla per recuperare al meglio. Se non è stata posta indicazione chirurgica (a volte indispensabile, in specie in presenza di lesioni associate) e in assenza di ulteriori complicanze di tipo vascolare e nervoso, il paziente dopo la riduzione della lussazione viene immobilizzato per un periodo di circa 3-4 settimane con un bendaggio o con un tutore al fine di permettere la guarigione dei tessuti lesionati. In questa fase il paziente esegue movimenti attivi di mano e polso. Se indossa un tutore è possibile ad un certo punto rimuoverlo per mobilizzare il gomito e prevenirne una rigidità. In un periodo variabile da 2 a 4 settimane dal trauma il paziente inizia delle cure assistite per riprendere gradualmente la funzionalità dell’arto infortunato. E’ opportuno evitare di forzare la mobilità in rotazione esterna ed abduzione in questa fase per non rischiare una recidiva e per non interferire con la guarigione dei tessuti che deve consolidarsi nelle settimane successive al trauma.

I principali obiettivi della riabilitazione saranno quindi:
• evitare nuovi episodi di lussazione (evitando posizioni in massima elevazione, rotazione esterna forzata e abduzione associata a rotazion

Isokinetic il centro dove esercita il dott Lorenzo Boldrini
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e esterna) e diminuire il rischio di recidive
• recuperare una buona mobilità articolare
• rinforzare progressivamente i muscoli che stabilizzano la spalla
• recuperare e migliorare il controllo del movimento e la gestualità specifica

In poche parole una volta avuta una lussazione, la spalla perde stabilità a causa della lesione dei legamenti: diventerà quindi determinante il recupero della forza e del controllo muscolare che ci permetteranno di “stabilizzare attivamente” l’articolazione ed ottenere una migliore funzionalità per le attività quotidiane e sportive, limitando la sensazione di instabilità articolare.

Nel programma di rinforzo particolare enfasi andrà posta nel recupero della forza dei muscoli rotatori interni di spalla, che agiscono da stabilizzatori dinamici nella zona anteriore lesionata.
Negli sport sopra il capo (es. tennis e pallavolo) sarà importante il recupero della forza e della coordinazione dei muscoli rotatori interni ed esterni della spalla, coinvolti nella centratura e stabilizzazione della testa omerale durante il movimento. Importanti inoltre i muscoli adduttori dell’omero e gli stabilizzatori della scapola, la cui funzione è fondamentale in una corretta biomeccanica della spalla.

Indispensabile la ginnastica propriocettiva con esercitazioni specifiche per lo sport praticato (esempio fasi di lancio). Per tornare a fare sforzi intensi e per il recupero delle attività sportive che coinvolgono la spalla sarà consigliabile aspettare almeno 3 mesi dopo il trauma o comunque il completamento della riabilitazione. In casi particolari tuttavia o in caso di competizioni agonistiche è possibile un rientro in tempi molto più rapidi con l’utilizzo di bendaggi e tutori specifici che bloccano il movimento di abduzione e rotazione esterna della spalla proteggendo l’articolazione in caso di nuova caduta o movimenti improvvisi. La recidiva è comunque sempre un rischio, fate attenzione!


In caso di persistenza nel tempo di instabilità articolare, nuovi episodi di lussazione (spesso il paziente ne riferisce diversi negli anni) o in generale nel giovane ad alta richiesta funzionale, può essere indicato l’intervento chirurgico che mira alla riparazione dei tessuti lesionati (legamenti, fibrocartilagine e ossa) per ridare stabilità alla spalla. A fianco della chirurgia aperta tradizionale le tecniche artroscopiche permettono oggi in alcuni casi interventi riparativi a “bassa invasività” e con buon recupero della funzione a seguito del completamento di un’adeguata riabilitazione post-operatoria.


Lorenzo Boldrini
 

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