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Cari motociclisti, ci occuperemo oggi di un fastidioso problema, ben noto agli sportivi, ma che può interessare anche i motociclisti in particolare dopo lunghi viaggi o percorsi su terreni irregolari che sottopongono a sforzi intensi la regione pubica o a seguito di cadute dalla moto. Parliamo della “pubalgia” che come termine in sé in realtà vuole dire semplicemente dolore al pube (da algia = dolore) ed è quindi un sintomo, non una diagnosi. Il primo passo da fare in caso di comparsa di dolore della regione pubica è quindi quello di capire quali sono le cause che hanno portato all’insorgenza del disturbo ed arrivare a una diagnosi precisa. Esistono infatti molteplici cause possibili, tra le quali problemi viscerali (come coliti, prostatiti,…), ernie inguinali, problemi ossei, sofferenze muscolo-tendinee, vascolari, nervose ed altre ancora come anche difetti di occlusione dentale e problematiche temporo-mandibolari.
Parlando più nello specifico della pubalgia dovuta a sofferenza dei muscoli e dei tendini dei retti addominali e degli adduttori alla loro inserzione all’osso pubico (nota come sindrome retto-adduttoria), cercheremo di dare qualche utile consiglio su come risolvere il problema. Rimane chiaro che in ogni caso prima di sottoporvi a dei trattamenti è bene che vi rivolgiate a personale qualificato che dopo adeguata valutazione vi proponga le cure più adeguate per voi.
Una delle cose da verificare è la postura. In alcuni casi la differente lunghezza degli arti inferiori, la rotazione del bacino o l’asimmetria della colonna vertebrale possono portare a sollecitazioni esagerate a livello pubico che portano poi all’insorgenza del dolore. La risoluzione di questi problemi tramite un’attenta visita posturale, la correzione dei compensi, della postura (ad esempio la posizione in moto) e l’eventuale uso di presidi ortopedici può comportare già in alcuni casi dei benefici.
Un altro aspetto importante da indagare è il tono e la flessibilità dei muscoli che agiscono sul bacino e sul pube. Spesso gli adduttori sono ipertonici e contratti, mentre gli addominali deficitari e rilasciati (questo soprattutto in chi non è propriamente sportivo e già di suo si lascia un po’ andare…). Ne conseguono facilmente dei sovraccarichi di lavoro muscolare di alcune strutture rispetto ad altre con possibile insorgenza di dolore.
Per quanto riguarda gli esercizi di stretching (allungamento muscolare) è bene verificare la flessibilità dei muscoli posteriori della coscia (ischiocrurali), dei glutei e dei flessori d’anca (ileo psoas) spesso accorciati. Esercizi di allungamento e posture dovranno essere quindi mirati in base alle proprie caratteristiche cliniche e posturali.
Sulla base di eventuali esami diagnostici (in genere ecografia e radiografia) potranno essere utilizzate delle terapie fisiche, come ad esempio gli ultrasuoni, la laserterapia ad alta potenza e la tecarterapia.
Una metodica rapidamente efficace per le problematiche tendinee all’inserzione ossea o in caso di tendinopatia calcifica sono le onde d’urto che agiscono in modo focale stimolando il tessuto alla guarigione.
Vari trattamenti possono quindi contribuire al successo terapeutico. L’importante è come detto partire da una diagnosi il più possibile precisa e affrontare la problematica in modo integrato senza trascurare aspetti che se sottovalutati potrebbero portare alla ricomparsa del problema a distanza di tempo. Le cure sono spesso lunghe (quante volte abbiamo sentito dei calciatori a lungo assenti dai campi di gioco per pubalgia?) ed il disturbo non va sottovalutato, sempre con il consiglio di farvi seguire da esperti qualificati che vi aiutino a trovare la soluzione e le cure più idonee al vostro caso.
Lorenzo Boldrini