In moto in salute: il recupero dopo un infortunio

In moto in salute: il recupero dopo un infortunio
Il dott. Lorenzo Boldrini, motociclista e Medico dello Sport presso il Centro di Riabilitazione per lo Sport Isokinetic, spiega come capire quando si è pronti a tornare in sella. Leggi le risposte ai lettori
7 luglio 2010

Punti chiave

 
Cari motociclisti, un momento importante del recupero dopo un infortunio è stabilire quando è possibile tornare sulla moto. E’ una domanda che ci si sente porre spesso dal paziente che, dopo un infortunio, aspetta con ansia il momento in cui tornare a praticare le attività sportive che preferisce, tra cui anche il motociclismo. Abbiamo ricevuto alcune richieste su questo argomento e lo affrontiamo volentieri cercando di dare qualche utile consiglio per i malcapitati che abbiano avuto un trauma e aspettino il rientro sulla moto. E’ chiaro che generalizzare può avere senso fino ad un certo punto, in quanto ogni caso clinico fa storia a sé e la cosa più importante è che siate seguiti da un fisiatra o da un ortopedico di riferimento che vi accompagni e vi guidi nel vostro recupero. Inoltre è molto diversa la richiesta di tornare ad utilizzare lo scooter per spostarsi in città per le attività della vita quotidiana rispetto a chi aspetta di tornare sulla propria moto per fare enduro, motocross, velocità su pista o altro ancora.

Cerchiamo quindi di dare alcuni punti fermi. In caso di frattura, evento non raro purtroppo nel motociclismo, il primo punto da verificare è che ci sia una buona stabilità e consolidazione dell’osso a seguito del trattamento eseguito (sia esso chirurgico o conservativo). Quindi ci vuole l’ok dell’ortopedico, che giudichi la frattura “guarita” per poter tollerare le sollecitazioni richieste. Esistono casi in cui la guarigione è per diversi motivi più lenta di quanto aspettato, come nei ritardi di consolidazione. Di questo parleremo eventualmente in modo più esteso in un momento successivo.

Ma la guarigione dell’osso non è di certo l’unico aspetto da considerare per il recupero della funzione e per tornare sulla moto. Ci sono alcuni criteri clinici ed altri funzionali che sarà bene considerare, anche per quanto riguarda patologie che coinvolgano i tessuti molli (muscoli, legamenti, tendini) e non solo le ossa.
In primis il dolore: è importante che ci sia sostanziale assenza di dolore nel distretto interessato, poichè proseguire un’attività in caso di persistenza di dolore può comportare complicazioni e ritardare la guarigione effettiva. Sconsiglio quindi in linea di massima di “coprire” il dolore con farmaci, in quanto rappresenta il nostro più importante campanello di allarme.

In secondo luogo è bene che il distretto interessato non abbia un gonfiore significativo persistente, quantomeno che non tenda ad aumentare per piccole sollecitazioni e che non vi sia calore percepibile sulla cute (segno di infiammazione persistente). In questi casi il consiglio è quello di ridurre l’intensità delle sollecitazioni e di continuare l’uso del ghiaccio. Se i problemi persistono consultate il vostro medico.

E’ poi richiesta una mobilità articolare adeguata. Ad esempio un ginocchio infortunato che non ha recuperato almeno 110°-120° gradi di flessione difficilmente potrà permetterci di stare in sella senza avere fastidi, dolori o irrigidimenti dopo l’uso della moto. E’ necessaria quindi una escursione articolare adeguata per svolgere i movimenti richiesti con buona disinvoltura che necessariamente si accompagna al recupero di una simmetrica flessibilità muscolare (ottenibile con gli esercizi di stretching).

Parametro importante da considerare è poi la forza muscolare. Frequentemente dopo un infortunio si perde tono e massa muscolare. Questo è dovuto ai periodi di immobilizzazione ed al fatto che nelle fasi iniziali del recupero si privilegia un recupero di mobilità articolare e controllo di infiammazione e dolore prima di recuperare la forza. Tenete presente che per rifare un pò di tono e massa muscolare ci vogliono almeno 2 mesi di esercizi di rinforzo ben fatti. Il consiglio è quello di recuperare nell’arto infortunato almeno il 70-80% della forza rispetto all’arto sano (misurabile con appositi test per alcuni distretti) prima di riprendere un utilizzo della moto “quotidiano” ad esempio per spostarsi in città o per andare al lavoro. Pensiamo alle sollecitazioni di una spalla dal manubrio o di un arto inferiore nel sostenere la moto se lievemente sbilanciata. In tutti i casi ci servirà un livello adeguato di forza per non incorrere in problemi o complicazioni ulteriori. Per l’attività agonistica, fuoristrada o comunque più intensa l’obiettivo è recuperare il 90-100% della forza prima di tornare in sella e possibilmente oltre il 100% per tornare all’attività completa.

Isokinetic, il centro dove esercita il dott. Lorenzo Boldrini
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Non da ultimo dovrà essere recuperata la gestualità specifica sportiva, ad esempio la fase di ammortizzazione da un salto o sforzi/posizioni specifiche nella tenuta della moto, provandola gradualmente prima di tornare all’attività completa. A tal fine possono essere realizzate esercitazioni e fasi di allenamento specifiche (esercitazioni pliometriche, di equilibrio, salti con rotazioni,...).

 

Ci sono tuttavia casi in cui un recupero può essere “accelerato” al di la dei criteri che abbiamo esposto, ad esempio in caso di partecipazioni a competizioni importanti o appuntamenti sportivi inderogabili. In questi casi la decisione su come gestire il recupero verrà presa di comune accordo tra medico e paziente-motociclista, ben consapevoli del rapporto rischio-beneficio delle scelte effettuate.
Cercate quindi di recuperare completamente prima di tornare alla vostra moto, se possibile in condizioni di forma superiori a quelle del pre-infortunio! Sarà anche il modo per prevenire eventuali complicazioni o nuovi problemi.

Le risposte del dottor Boldrini alle domande dei lettori


Di seguito Lorenzo Boldrini risponde alle domande poste dai lettori di Moto.it nei commenti all'articolo In moto in salute: quando si rompono tibia e perone:
Nelle fratture esposte il rischio di infezione è sempre presente e, dopo adeguato trattamento chirurgico, è necessaria una copertura antibiotica importante per scongiurare il rischio di infezioni della cute e dei tessuti molli, ma soprattutto dell’osso sottostante poiché le osteomieliti possono rappresentare una complicanza severa. La sterilità dei trattamenti e la pulizia delle ferite sarà importante nell’aiutare una guarigione corretta.
La camera iperbarica viene utilizzata nelle strutture ospedaliere che ne dispongono con l’obiettivo di accelerare i processi di guarigione aumentando la disponibilità di ossigeno ai tessuti.
Trova più di frequente impiego nelle lesioni cutanee, nelle ulcere e in generale nelle situazioni dove vi è un possibile deficit di vascolarizzazione dei tessuti. Non viene usata comunemente nel trattamento delle fratture, ma può avere un’indicazione. Non ho tuttavia esperienza specifica in questo tipo di trattamento.
La magnetoterapia viene comunemente usata e con beneficio per accelerare i processi di guarigione dell’osso.

 

Lorenzo Boldrini