In moto in salute: La tendinopatia della spalla

In moto in salute: La tendinopatia della spalla
Il dott. Lorenzo Boldrini, motociclista e Medico dello Sport presso il Centro di Riabilitazione per lo Sport Isokinetic, ci parla della tendinopatia della “cuffia dei rotatori” della spalla
17 novembre 2011

Punti chiave

 

Cari Motociclisti, oggi parleremo nuovamente di spalla ed in particolare della sofferenza dei tendini che avvolgono la testa dell’omero, noti come tendini della “cuffia dei rotatori”. Il nome deriva dalla conformazione anatomica di questi tendini e dei rispettivi muscoli che avvolgono come una cuffia la testa dell’omero rendendo possibili i movimenti del braccio in particolare per quanto riguarda le rotazioni e l’abduzione (alzare il braccio lateralmente).

E’ frequente sentire casi di persone che a seguito di una caduta, un movimento brusco o uno sforzo (ad esempio il sollevamento di un peso) abbiano avuto dolore acuto alla spalla dovuto ad una sofferenza dei tendini della cuffia dei rotatori. E’ bene inizialmente porre una diagnosi precisa: diverso è infatti il caso di una lesione anche parziale dei tendini da una loro infiammazione o degenerazione o da altre patologie.
Oltre all’esame clinico necessario per porre un sospetto diagnostico insieme alla storia del trauma, ci si può avvalere di un accertamento ecografico che permette lo studio dei tessuti molli, tra cui appunto i tendini della cuffia dei rotatori. In alcuni casi può essere utile eseguire la radiografia per studiare la componente ossea o un ulteriore approfondimento con la risonanza magnetica nucleare per studiare nel dettaglio le strutture articolari ed escludere altre patologie.


I sintomi


Nei casi di tendinopatia della cuffia dei rotatori senza lesione, i disturbi possono essere comunque in alcuni casi invalidanti.
Negli episodi ad insorgenza acuta il paziente si ritrova con un importante dolore al braccio e una severa limitazione nei movimenti. Spesso il dolore impedisce di dormire e si acutizza con il minimo sforzo. In questi casi la prima cosa da fare è rispettare il riposo (un reggi-braccio può essere una buona idea), utilizzare il ghiaccio e gli antinfiammatori se prescritti dal medico ed approfondire la diagnosi. Una volta superata la fase acuta e confermata la diagnosi potranno essere iniziate delle cure specifiche.
Nelle forme ad insorgenza graduale il dolore peggiora invece nell’arco di giorni o settimane arrivando a compromettere il normale uso del braccio in specie con gli sforzi ed i movimenti in massima elevazione, abduzione e rotazione.
La fisioterapia in entrambi i casi può essere molto utile.
 

Isokinetic il centro dove esercita il dott Lorenzo Boldrini
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Controllare il dolore e recuperare il movimento


Per il controllo del dolore oltre a ghiaccio, riposo ed eventuali farmaci possono essere impiegate con beneficio alcune terapie fisiche, tra cui la TENS (elettroterapia antalgica transcutanea), la laserterapia, gli ultrasuoni, la tecarterapia, od altre ancora.
Per il recupero del movimento a volte compromesso vengono effettuati dei massaggi decontratturanti della muscolatura del cingolo scapolo-omerale e dolci trazioni assistite dal terapista (decoaptazioni), che hanno lo scopo di “alleggerire” la pressione all’interno dell’articolazione. Si può quindi procedere alle mobilizzazioni passive, dapprima sul piano scapolare e via via sugli altri piani del movimento, sempre rispettando il dolore. E’ fondamentale verificare che non ci siano compensi della scapola, che vanno evitati ed eventualmente corretti. Il movimento dell’arto superiore parte infatti dal tronco e dalla scapola: da lì bisogna iniziare la rieducazione liberando bene i tessuti da eventuali contratture o irrigidimenti e ripristinando il controllo dei muscoli fissatori della scapola. Progressivamente si potranno rinforzare i muscoli centratori e depressori della testa omerale (quali i rotatori e gli adduttori dell’omero) per migliorare la rieducazione del movimento attivo. E’ controproducente tonificare precocemente muscoli come il deltoide o i dorsali e i pettorali poiché non permettono il recupero di una normale biomeccanica della spalla se questa è compromessa.


Schema di rinforzo muscolare

Lo schema di rinforzo muscolare segue quindi in linea di massima una progressione come indicato di seguito: 

1) Muscoli posturali e stabilizzatori del rachide
2) Muscoli scapolo-vertebrali (trapezio, romboide, elevatore della scapola)
3) Muscoli scapolo-toracici (dentato anteriore)
4) Muscoli scapolo-omerali (cuffia dei rotatori)
5) Muscoli toraco-omerali (pettorali e dorsali)


Il lavoro di rinforzo muscolare viene integrato da esercizi mirati per il recupero del controllo del movimento, tramite esercitazioni di ginnastica propriocettiva e rieducazione neuromotoria che hanno lo scopo di rendere normale l’esecuzione delle gestualità della vita quotidiana, lavorativa e sportiva.
La rieducazione termina con il recupero di una piena funzionalità in assenza di sintomatologia dolorosa e con la corretta esecuzione del movimento.

Importante la prevenzione delle recidive, proseguendo nel tempo gli esercizi imparati durante il programma riabilitativo, in particolare per il rinforzo dei muscoli depressori, centratori e stabilizzatori della testa omerale.
 

Lorenzo Boldrini

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