In occasione dei trent'anni dalla fondazione Spidi propone un guanto ispirato ai campioni del passat

In occasione dei trent'anni dalla fondazione Spidi propone un guanto ispirato ai campioni del passato. Replica 77, solo per veri appassionati
19 ottobre 2007

Nel 1977 a Montebello (VI) Renato Dalla Grana fonda la Spidi Sport, azienda produttrice di guanti tecnici da moto. Dal 1989 la produzione cresce ed il catalogo Spidi si arricchisce, estendendosi a tutto l'abbigliamento per motociclisti. In occasione del trentennale dell'azienda, Spidi sottolinea il suo legame con la storia e con la tradizione artigianale "made in Italy", proponendo ai suoi clienti un guanto che richiama le linee del passato, un vero must per appassionati e collezionisti che si aggiudicheranno "un pezzo di storia", acquistando questi guanti prodotti in soli 500 esemplari numerati. Un design semplice, lineare, realizzato artigianalmente nei laboratori Spidi, con materiali naturali come pelle di Metis e cotone plasmati su piastre calde sagomate e termoformanti. Replica 77 viene proposto in cinque colorazioni, ognuna ispirata ad un grande campione del passato: ROSSO E BIANCO: Eddie Lawson VERDE KAWASAKI E BIANCO: Eddie Lawson BLU E BIANCO: Franco Uncini ROSSO E BLU: Freddie Spencer GIALLO E NERO: Kenny Roberts Data la particolare occasione e l'esclusività del prodotto, Spidi ha scelto di ricorrere alla rete per la vendita dei Replica 77, attraverso un sito dedicato: www.replica77.com, dove sarà possibile acquistare i prestigiosi guanti, del valore di 200 Euro, con spese di spedizione gratuite. I campioni a cui Spidi ha dedicato Replica 77: EDDIE LAWSON Eddie Lawson nasce a Upland, in California, l’undici marzo 1958. Dopo aver esordito nel Campionato del Mondo classe 250, correndo 3 Gran Premi con la Kawasaki, nel 1981 vince la 100 miglia di Daytona ripetendo il successo anche l’anno successivo. Nel 1983 debutta nel motomondiale classe 500 su Yamaha, riuscendo a conquistare il titolo nella stagione seguente(quattro Gran Premi vinti e 142 punti in classifica). La sua fermezza nel volersi sempre piazzare in zona punti gli vale il soprannome di “Steady” (costante) Eddie. Nella stagione 1985 deve accontentarsi di un secondo posto in classifica generale, frutto di tre gare conquistate e 133 punti, preceduto da Freddie Spencer. Il riscatto avviene l’anno seguente: si laurea infatti campione del Mondo con ben sette successi e 139 punti, trionfando contemporaneamente nella 200 miglia di Daytona. Nel 1987 si classifica al terzo posto in 500, nonostante le cinque gare in cui taglia per primo il traguardo. Conquista successivamente il mondiale del 1988 (sette vittorie) e del 1989 (su Honda, vincendo 4 Gran Premi). Nel 1990 passa nuovamente in Yamaha, con la quale si aggiudica la Otto Ore di Suzuka. Passa poi alla Cagiva nel 1991 e con essa ottiene nel 1992 l’ultima sua vittoria nel Gran Premio di Ungheria. Al termine del Gran Premio del Sudafrica dello stesso anno si ritira dal motomondiale, dopo 130 Gran Premi disputati e 31 vittorie. Dopo aver lasciato la scena internazionale, Lawson ritorna in sella vincendo in AMA a Daytona nel 1993 e classificandosi terzo nel ’94. Inizia quindi una nuova avventura, questa volta al di fuori del motociclismo, al volante di una monoposto che lo porta in Formula Indy nel 1996. Si ritira dal mondo dei motori nel 1998, all’età di quarant’anni. Da allora, per puro divertimento, continua a guidare i Kart. Nel 2005 la FIM lo nomina "Leggenda del Motociclismo" (Grand Prix Legend). FREDDIE SPENCER Freddie Spencer nasce a Shreveport, in Louisiana, il venti dicembre 1961. Campione nazionale per la classe 250 nel 1977 e nel 1978 (prima tra i “Novizi” e poi tra gli “Esperti”), Spencer esordisce nel motomondiale due anni dopo come collaudatore della Yamaha nella classe 500. Nel 1981 passa alla Honda, dove guida la rivoluzionaria NR500 a pistoni ovali, primo tentativo della casa giapponese di far correre una quattro cilindri a quattro tempi. Nel 1982, abbandonato il progetto NR, Honda affida a Spencer la NSR500 a due tempi, l’unica tre cilindri in gara. Freddie vince il suo primo Gran Premio in Belgio, e dopo aver bissato tale successo a San Marino si piazza al terzo posto della classifica generale con 72 punti. Pilota velocissimo, si distingue per aver rivoluzionato lo stile di guida delle 500: dalle traiettorie in “stile 250” (larghe e rotonde), alle linee spezzate, in cui il pilota, tenendo la moto inclinata, cerca di percorrere meno strada possibile in curva e aprire il gas prima degli altri. Nel 1983, dopo un duello serrato con Kenny Roberts, diventa campione del mondo della classe regina a seguito di sei vittorie, sette pole position e 144 punti, solo due in più del rivale. Nella stagione seguente vince cinque gare, ma cinque sono anche i suoi incidenti e conclude il campionato al quarto posto in classifica. Nel 1985 “Fast” Freddie corre sia nella 500 che nella classe 250, riuscendo a diventare campione del mondo di entrambe: sette successi e 141 punti nella prima, altre sette vittorie e 127 punti nella seconda. Nello stesso anno partecipa, vincendoli a sorpresa, al campionato Superbike e Daytona, impresa mai riuscita ad alcun pilota prima di allora. Una serie di infortuni lo porta al ritiro nel 1986. Partecipa ad alcune gare nel 1989 e 1993 con Yamaha. Il ritiro definitivo dal professionismo arriva nel 1993. Nota nell’ambiente del paddock la sua convinzione di avere una “super vista”, ossia la capacità di vedere i volti di tutti i passeggeri di un treno attraverso il passaggio a livello. Dal 2001, la FIM lo inserisce fra le “Grand Prix Legend”. Attualmente “Fast” Freddie gestisce una rinomata scuola di motociclismo a Las Vegas. FRANCO UNCINI Franco Uncini nasce a Recanati (Macerata) il nove marzo 1955. Uncini muove i primi passi nel motociclismo nella classe 750, prima con Laverda e poi con Ducati, vincendo varie volte il titolo nazionale. Il suo esordio nel motomondiale avviene nel 1976 con la Yamaha, con cui gareggia quattro volte in 350 ed altrettante in 250. Nel 1977 continua a correre in entrambe le classi su Harley Davidson, con cui vince due gare nella quarto di litro, diventando vice campione del mondo. Rientrato in Yamaha, corre ancora in 350 e 250, ottenendo però risultati discontinui. Nel 1979 acquista una Suzuki, dando vita ad un team privato che corre in 500: per due anni è il migliore tra i piloti privati (5° nel 1979, 4° nel 1980). Nonostante i successi ottenuti come privato, i dirigenti Suzuki sostengono che Uncini è troppo esile per guidare una quattro cilindri. Secca la risposta del pilota: “La moto deve essere guidata, non spezzata in due”. Una serie di infortuni e cadute gli impediscono di difendersi al meglio nella stagione 1981, ma la partenza verso la Honda del campione Lucchinelli convince la Suzuki ad assegnarli una moto ufficiale. Uncini ripaga tale fiducia vincendo il campionato del mondo nel 1982 a seguito di cinque vittorie (Austria, Olanda, Jugoslavia, Gran Bretagna, Gran Premio delle Nazioni) e 103 punti. Nella stagione successiva, durante il Gran Premio d’Olanda, dopo una caduta innocua è investito dall’incolpevole Gardner ed il suo casco vola: in seguito alla caduta va in coma per le lesioni riportate. Si ritira dall’agonismo nel 1985, ma è rimasto tuttavia nell’organizzazione del Motomondiale dove attualmente è il responsabile della sicurezza dei circuiti. KENNY ROBERTS Kenny Leroy Roberts (Modesto, 31 dicembre 1951) statunitense. Fu denominato "Il Marziano". Nel corso della sua breve carriera (solo 8 annate disputate da professionista) Kenny Roberts è stato sempre fedele alla Yamaha, che gli diede l'opportunità di esordire nel mondo del motociclismo nel 1974 come wild-card nel Gran premio di Olanda nella classe 250 cc: arrivò terzo ed impressionò favorevolmente la scuderia giapponese. L'esordio come pilota ufficiale avvenne nel 1978, ed addirittura in quell'annata disputò due mondiali: arrivò quarto nella classe 250 (con due Gran Premi conquistati) e primo nella classe regina, con quattro gare all'attivo. Si laureò campione del mondo della 500 anche nel 1979 e nel 1980, ottenendo in totale il primo posto in otto corse. Nel 1981 vinse due gare ed arrivò terzo in classifica generale, sorte analoga ebbe il 1982 (dove dovette accontentarsi del quarto posto) mentre nel 1983 conquistò ben 6 circuiti, ma l'americano Freddie Spencer lo sopravanzò nella classifica finale di soli due punti (144 a 142). La delusione fu talmente grande che Kenny Roberts decise di ritirarsi dal motociclismo, non prima però di vincere un'edizione della "Daytona 200 races", nel 1984, anno in cui vinse anche la 200 miglia di Imola. Kenny Roberts inventò un personale stile di guida, sporgendosi in curva completamente fuori dalla sella con il ginocchio, debitamente imbottito e protetto, a sfiorare (e spesso a toccare) l'asfalto in curva. Indimenticabile il modo tutto particolare che aveva di festeggiare le vittorie: un giro di pista compiuto su una sola ruota, oggi "copiato" dalla maggioranza dei motociclisti vincenti. È da ricordare che egli vinse anche sette Gran Premi nella ormai soppiantanta categoria 750 cc. Nel corso degli anni '80 il motociclista statunitense si occupò dell'educazione del figlio Kenny Junior, che diventerà campione della classe 500 nel 2000. Nel 1996 egli divenne azionista della Proton, che farà entrare nel mondiale della MotoGP nel 2004. In questo senso fu accusato di nepotismo in quanto aiutò anche l'altro figlio Kurtis ad essere ingaggiato dalla sua squadra. L'azienda SPIDI SPORT fu fondata nel 1977 da Renato Dalla Grana. Design, funzionalità e sicurezza sono i punti di riferimento irrinunciabili di una produzione capace di anticipare i bisogni reali del motociclista attraverso la conoscenza diretta delle sue aspettative, desideri, gusti. Allo sviluppo di ogni nuovo capo SPIDI lavorano artigiani con una speciale attitudine: tradurre conoscenze ed esperienze nella scelta accurata dei materiali utilizzati, in elevati standard di sicurezza, in vestibilità e comfort. Qui, dove la passione per la moto incontra la sapiente cura del particolare, nasce l’abbigliamento tecnico da moto per il motociclista più esigente. Al centro del mondo SPIDI c’è il prodotto. Un prodotto esclusivo, basato sullo sviluppo dei migliori concetti ergonomici, tecnici, qualitativi. L’esperienza e la sapiente cura artigianale italiana trovano in SPIDI un punto d’incontro con le più avanzate ricerche tecnologiche mondiali nel campo della sicurezza. Per questa attività il centro SPIDI SAFETY LAB attinge da due flussi di informazione: da una parte le esperienze racing, dall’altra la mappatura delle casisitiche nelle statistiche di motociclisti coinvolti in incidenti stradali. Parallelamente, grazie alle esperienze racing, SPIDI può vantare negli anni una serie lunghissima e quasi ininterrotta di titoli mondiali conquistati dai suoi piloti. E’ una presenza diretta, costante, che sa tradursi quotidianamente in una continua e incisiva evoluzione del prodotto. Una storia di successi, cominciata con l’esordio sui campi di gara nel 1980 e immediatamente sottolineata dal titolo iridato di Kenny Roberts. Design, comfort e sicurezza sono la storia stessa di questo marchio, oggi conosciuto e apprezzato nel mondo da quanti sentono e vivono la moto come esclusivo modo di essere. Un successo dedicato a chi ama vivere quelle grandi emozioni e senso di libertà che solo un motociclista può conoscere e condividere.

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