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È una delle terre d’eccellenza dell’enogastronomia italiana, quella zona di confine tra il Parmense e la Lunigiana che invita a pranzi di piacere con gli amici, e a perdersi sulle "due ruote" tra dolci colline e curve divertenti. È un po’ strano che affrontiamo il passo che collega questi due territori, la famosa Cisa, dopo soli due anni da quando siamo diventati rispettivamente biker e zavorrina. Eppure, incredibile ma vero, è proprio così: la strada statale N62 della Cisa diventa nostra in questa domenica di fine marzo con il sole che illumina una natura ancora invernale che timidamente si affaccia alla primavera.
Dopo il solito tratto di autostrada necessario per raggiungere da Milano qualunque realtà di conquista per le due ruote, ecco abbandonare la via dritta per incominciare ad addentarsi tra i campi verdi e i monti all’orizzonte. Il primo centro cittadino che incontriamo, Collecchio, è il posto giusto per fermarsi a bere un caffè, accompagnato da un piccolo panino al salame, e per godere di quell’atmosfera rilassante che solo i posti fuori dalle grandi città sanno offrire. Il torrente Baganza ci segue fedele fino a Calestano, mentre superiamo i tanti ciclisti e i numerosi caseifici che si trovano su questa strada provinciale ricca di curve. Certi tratti, con l’asfalto molto dissestato, ricordano le gole profonde che si vedono nei film americani: il fiume sotto di noi è azzurro color Tiffany, ma la montagna è aspra, intagliata e ridotta a una frana. Le poche auto e moto presenti oggi rendono ancora più piacevole per me perdersi nella danza motociclistica e nelle bellezze naturali che la Comunità montana della Val di Taro sa offrire.
Finché non arriviamo sulla cima del passo della Cisa, continuo ad avere l’impressione di trovarmi in un canyon tra piante secchissime e dirupi franosi. A farmi cambiare prospettiva è la vista che si schiude dai 1.041 metri del valico appenninico, affacciato sulle montagne innevate circostanti. Anche al santuario di Nostra Signoria della Guardia, celebrata ogni anno il 29 agosto dai fedeli con un pellegrinaggio, ci sono pochissime persone. Le attività di tutti i giorni sono lontane anni luce in questa domenica di puro relax.
Qui, in questo luogo famoso per gli appassionati delle due ruote e amato dai motociclisti di tutta Italia, nel 2013 il Comune di Berceto ha scelto di dedicare una stele e la piazzetta del passo della Cisa a uno dei più grandi campioni italiani del motociclismo: Marco Simoncelli. All’interno del santuario inoltre si possono notare gli oggetti che i fan del Sic, morto sul circuito di Sepang nel 2011, lasciano a ricordo del giovane, segno che l’affetto della gente comune verso il giovane di Coriano continua a restare vivo nonostante lo scorrere del tempo.
La discesa verso Pontremoli, da me amata sin da bambina per i deliziosi testaroli, è piacevole e divertente: il poco traffico ci consente di "tirare" la nostra Bmw e di affrontare con grinta le curve della strada regionale 62 che costeggia le vecchie terme di Montelungo. Pontremoli si trova proprio alla fine della SR62 della Cisa, e dà l’idea di essere sorto solo con l’obiettivo di dare ristoro ai viaggiatori. L’Osteria Francesco e il lupo è il posto perfetto, se volete mangiare bene senza spendere troppo: gustosi i testaroli al pesto pontremolese - da ricordare che solo i testaroli pontremolesi sono presidio Slow Food - e ottimo il misto di affettati con altre delizie della zona. Il comune più importante della Lunigiana, per gli appassionati del genere, è famoso in tutto il mondo per Medievalis, la fiera che ogni anno si tiene in agosto per rievocare le tradizioni storiche e culturali di Pontremoli.
Ripercorrere il passo della Cisa può essere stancante, anche se per me vivere queste belle curve in salita è ancora più divertente che affrontarle in discesa: ma il tratto di strada che da Berceto porta a Fornovo di Taro merita assolutamente lo sforzo. Anche qui, sulla vera SR62 della Cisa, l’asfalto spesso non è in buone condizioni, ma la vista sull’ambiente circostante è talmente bella da lasciare senza parole. La strada, molto più panoramica della SP15, offre allo sguardo una verde vallata, colline dolci e tante curve su cui mettersi alla prova. La Riserva Regionale Monte Prinzera è l’ultimo spazio verde che notiamo mentre il tramonto e l’autostrada ci impongono di tornare verso casa.