In viaggio con Camilla: Modena e l'appennino tosco-emiliano

In viaggio con Camilla: Modena e l'appennino tosco-emiliano
Un bellissimo giro alla scoperta della città della Ferrari e dei passi che si intrecciano fra Emilia e Toscana
18 maggio 2017

Only the brave, ovvero solo i coraggiosi. Aggredendo questi 544 km tra Lombardia, Emilia e Toscana, mi vengono in mente spesso queste parole perché il tour fatto durante il ponte del 25 aprile è dedicato a chi vuole sempre e solo stare in sella e di riposarsi non ha la minima intenzione. Per renderlo più accessibile a chi viene da Milano meglio decidere di fermarsi a Modena la sera prima e magari gustare una cena superlativa al ristorante Antica Moka - imperdibili i primi piatti come le classiche tagliatelle al ragù. La deliziosa città emiliana, sede del Festival della Filosofia in settembre, è il posto perfetto per chi ama la grande cucina italiana - basti considerare che qui c’è anche il ristorante dello chef Massimo Bottura. Ricchissima di chiese, sede della prestigiosa accademia militare e del museo dedicato a Enzo Ferrari, Modena mi conquista perché fatta a misura d’uomo con curate case antiche e aree verde che ricordano luoghi di villeggiatura.

Il tour vero e proprio incomincia lasciandosi alle spalle Sassuolo, la patria italiana delle piastrelle in ceramica, e procedendo lungo la Strada Provinciale 486 che costeggia il fiume Secchia. Il tempo nuvoloso fino a Ponte Secchia non ci fa apprezzare fino in fondo il paesaggio circostante ma dalla deviazione verso Passo Radici in poi il sole incomincia a splendere e ci rendiamo conto di quanto sia ricco di verde questo territorio che conduce fino agli Appennini. L’asfalto è a tratti buono, a tratti sconnesso, l’assenza di automobilisti è un regalo per poter accelerare con gusto e danzare tra le curve ma fa anche sentire un lieve senso di solitudine.

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Da Montefiorino in poi siamo solo noi a goderci questo manto d’asfalto che arriva al confine con la Toscana in un ambiente che sta ancora aspettando la primavera. Passo Radici, con i suoi 1529 metri d’altitudine, offre una vista incredibile sia sul versante emiliano sia su quello toscano. Per noi questo valico non è una novità: lo avevamo conquistato con la neve circa un anno fa arrivando da Pievepelago. Per non ripeterci decidiamo di svalicare non sulla Sp 72 che porta a Castiglione di Garfagnana ma sulla Sp71 che passa per San Pellegrino in Alpe, il paese più alto della catena appenninica, e che regala curve mozzafiato e panorami sconfinati di monti, colline e alberi. Qui, per chi ama i percorsi tortuosi, il divertimento è garantito.

Giunti a Pieve Fosciana, con il tempo che torna a farsi nuvoloso, preferiamo procedere sulla Sp66 e scoprire la ricchezza paesaggistica della Garfagnana, racchiusa dalle Alpi Apuane e percorsa dal fiume Serchio, prima di affrontare uno dei tanti passi della zona che riportano in Emilia. Fino a Giuncugnano la moto sfreccia via tranquilla, facendoci apprezzare curve, asfalto e piccoli Comuni dall’immaginario di una volta. Le poche auto, i tanti chilometri da far assaporare alle nostre Metzeler e la sensazione di essere in un posto lontanissimo da Milano mi fanno sentire stranamente libera. L’azienda agricola biologica Il Grillo ci accoglie con un’ottima tagliata e tanti prodotti a Km zero e ci permette di riprendere fiato prima di puntare alla meta successiva ormai in Lunigiana: Fivizzano. Qui, dopo aver ammirato la fortezza medievale di Verrucola (foto sotto), che si trova appena oltre Fivizzano in direzione Passo del Cerreto, cambiamo completamente itinerario e invece di continuare sulla Strada Statale 63 ci addentriamo ancora più nella Lunigiana.

Arrivare a Comano passando per Arlia è veramente un’impresa: la strada è impervia, stretta, a volte pare più una mulattiera che una via asfaltata. Se cercate il brivido della fatica e del fuori programma gettatevi con coraggio su questo percorso che anche quando diventa Sp25 mantiene i tratti della strada sperduta nel nulla. Il Passo del Lagastrello, quasi 1200 metri d’altitudine, è un valico minore rispetto al vicino Cerreto ma merita comunque una visita perché solo così si può dire di aver davvero conosciuto il Parco Nazionale dell’Appenino Tosco-Emiliano. Dal Lagastrello a Langhirano, territorio storico di produzione del Prosciutto di Parma, sono una cinquantina di chilometri che scorrono via piuttosto agilmente dopo Comano. L’ambiente collinare offre scorsi poetici mentre le curve si susseguono senza sosta facendo divertire ancora di più chi è alla guida della moto. L’autostrada si avvicina, come anche il senso di stanchezza, ma il paesaggio dolce e tranquillo del parmense fa sembrare anche gli ultimi chilometri entusiasmanti come i primi.

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