In viaggio con Camilla: il Passo del Sempione

In viaggio con Camilla: il Passo del Sempione
Paesaggi da cartolina e aria frizzante dei ghiacciai nella terra dei Walser, dell’Ossola e del Cantone Vallese
8 settembre 2016

È la terra dei Walser, dell’Ossola e del Cantone Vallese. È la valle di Macugnaga, la perla del Monte Rosa, e del fiume Toce. È la strada che non ti aspetti, e che dal Lago Maggiore conduce sino al valico usato dagli antichi Romani per raggiungere l’Europa Centrale. Dove siamo? Alle pendici di quello che i Vallesani chiamano Simplon Pass, dal nome latino Summo Plano, e che i tanti motociclisti che lo cavalcano durante la stagione estiva conoscono come Passo del Sempione, o Strada Statale 33.


La storia di questa bellissima e poco battuta zona dell’alto Piemonte, al confine con la Svizzera, è un mosaico di cultura walser, tradizioni autoctone, paesaggi da cartolina e aria frizzante dei ghiacciai. Il bacino lacustre su cui si affacciano Stresa e Baveno regala panorami incantevoli, che rimandano alle atmosfere romantiche di inizio Novecento. Le Isole Borromee, da gustarsi anche semplicemente dal lungolago, sono delle compagne silenziose mentre si sfreccia sulla SS33, o Strada Statale del Sempione. La deviazione verso Gravellona Toce, dopo la deliziosa frazione di Feriolo – fermarsi per un bagno è una tappa quasi obbligatoria –, apre a un mondo inimmaginabile per chi si accontenta del Lago Maggiore e delle sue coste. Superato il centro nevralgico di incontro tra Verbano, Cusio e Ossola, teatro nel 1944 di violenti scontri tra partigiani e nazifascisti, inizia la vera e propria Statale 33 che costeggia il limpido Toce. Mergozzo e il suo lago omonimo, Cuzzago e le sue vie di arrampicata, e poi la val Masera, la val Grande, la val Vigezzo, Domodossola, la fonte dell’acqua Crodo, l’Alpe Devero, sono alcune delle indicazioni e deviazioni che si trovano lungo la strada che porta al Sempione. Tutte meriterebbero una sosta. Il verde delle piante, l’aria pulita e la scarsa presenza di turisti invogliano a scoprire la storia locale e le bellezze naturali di questo Piemonte poco noto al grande pubblico. La SS33 scivola con piacere sotto le gomme, l’asfalto è buono e spinge a correre, ma attenzione agli autovelox, appostati dove meno si potrebbe immaginare.
 

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La salita verso Simplon, il primo paesino che si incontra superato il confine svizzero, è una bella lingua di manto stradale incuneata all’inizio tra le rocce a strapiombo sul corso del fiume e poi aperta al sole e ai pascoli d’alta quota. I 2.000 metri d’altitudine si sentono sulla pelle, e si vedono nei ghiacciai presenti in maniera consistente anche d’estate. In cima al Passo Sempione, oltre al tradizionale rifugio, si trovano l’ospizio fatto erigere per volontà di Napoleone dai canonici del Gran San Bernardo che accoglie circa 130 persone e la gigantesca aquila di pietra costruita dagli svizzeri per ricordare il valore militare dell’Undicesima Brigata durante la Seconda Guerra Mondiale.


La giornata potrebbe concludersi così, avendo negli occhi i colori accesi e pieni di sole del Simplonpass, ma la voglia di asfalto è tanta, e spinge a rimettersi in moto dopo solo un’ora di sosta. La nuova meta, la tappa successiva di questo martedì d’agosto, è la seconda montagna più alta d’Italia dopo il Monte Bianco, la prima per estensione e per altezza media delle sue vette. Stiamo parlando del Monte Rosa, che riversa tutta la sua imponenza rocciosa in Piemonte, in Valle d’Aosta e in Svizzera. Stiamo parlando della bellissima Macugnaga, un comune sparso di più frazioni, nota meta turistica in inverno come d’estate. Stiamo parlando di una valle verdissima, di una strada tortuosa e senza fine che da Piedimulera conduce fino alle pendici del Rosa. L’asfalto della SS549 è spesso sconnesso, a tratti intervallato da buche, mentre la strada gira quasi su se stessa in curve a gomito nel cuore dei paesini addossati alla Statale. È pressoché un’impresa raggiungere l’origine della valle Anzasca, a 1.327 metri d’altitudine , ma lo spettacolo della famosa parete est del Monte Rosa ripaga di ogni fatica. Sono 400 chilometri alla fine del tour, e in una giornata possono essere tanti da percorrere, ma le meraviglie da assaporare con gli occhi e con le gomme meritano ogni minuto speso sulla sella della nostra BMW 1000XR. Per questo, mentre ci si avvia di nuovo verso Milano, conviene godersi il lungolago fino ad Arona e poi immettersi in autostrada all’altezza di Castelletto Ticino. Per portare con sé, fino all’ultimo momento possibile, l’incanto dell’alto Piemonte.

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