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I luoghi verdiani, il Po e le colline piacentine: 345 chilometri di campi arati, antichi borghi e inaspettate curve a gomito nel mezzo della pianura. Questo tour di fine settembre è un invito a prendersela comoda, a lasciarsi trasportare con leggerezza dalla bellezza di strade incredibilmente poco battute. È una sorpresa scoprire che a poca distanza dall’autostrada del Sole si apre un mondo placido nei suoi ritmi ma vivo nelle sue attività e nei suoi colori. La ben tenuta abbazia di Valserena, la prima attrazione che cattura il nostro sguardo, una volta usciti dall’A1 all’altezza di Parma, mi fa sorgere il sospetto che non solo i tornanti e i passi ad alta quota siano materia affasciante per le due ruote.
La prima tappa prefissata della giornata si trova a una decina di chilometri dall’A1 ed è la sede di quella che viene definita come «la Versailles dei Duchi di Parma». Si tratta del Palazzo Ducale di Colorno, edificato, nella veste attuale, dalla famiglia Farnese nel 1600 su una precedente struttura militare-difensiva del 1300. Passato per diversi utilizzi nel corso dei secoli, da dimora austriaca a manicomio provinciale, oggi il Palazzo non è solo una meta turistica molto apprezzata, soprattutto per i suoi giardini, ma anche la sede della prestigiosa Scuola di Cucina Italiana di Gualtiero Marchesi.
Il Grande Fiume, cui tutti gli appezzamenti di terreno devono la loro stessa esistenza, si fa sentire anche a distanza. Lo percepisci, anche se non lo vedi, lo immagini appena oltre gli argini che permettono una visione rialzata e di lungo raggio su chilometri e chilometri di verde e oro. Proprio per poter ammirare lo scorrere del Po, conduciamo la nostra Bmw verso Roccabianca, il cui castello quattrocentesco dedicato a Bianca Pellegrini merita certamente una breve sosta, prima di puntare verso Busseto, la terra di Giuseppe Verdi. Le strade che costeggiano il Po, come anche quelle vicine al fiume Taro, invogliano a lasciare la due ruote a motore per quella a pedali. Sarà che le uniche persone che incontriamo sono i ciclisti mentre le auto e le stesse moto scarseggiano in questa terra famosa nel mondo per i suoi salumi - Zibello si trova proprio in questa zona.
Rispetto alle altre località attraversate, Busseto è un piccolo ma vivace centro di vita. La sua notorietà è legata a doppio filo alla storia di uno dei più grandi compositori italiani, cui la piazza principale della città è dedicata con una statua a grandezza piuttosto impressionante. La famiglia di Giuseppe Verdi era composta da agricoltori e la villa a Sant’Agata, acquistata dal compositore inizialmente con l’idea di farci vivere i genitori nella vecchiaia, evidenzia il retroterra storico e culturale da cui proveniva Verdi. Se volete anche solo vedere bene Villa Verdi, non fate come noi che ci siamo capitati all’ora di pranzo perché la troverete chiusa - e se non acquistate il biglietto, potete ammirare davvero poco della dimora da fuori la cancellata. Incantevole e rilassante è il tratto di strada, quasi deserto, che conduce dalle terre verdiane a oltre l’autostrada A1, in un’altra provincia famosa per i suoi borghi e il buon cibo: Piacenza.
Conoscevamo già Castell’Arquato e lo ricordavamo come un luogo delizioso, un po’ fuori dal tempo, ma ben conservato tanto che nel periodo 2015-2016 ha riottenuto la certificazione Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. Le sue vie strette, le sue pietre, la sua vista sulla val d’Arda, le sue architetture medievali rendono questa cittadina, a una trentina di chilometri da Piacenza, una meta imperdibile, soprattutto nel periodo autunnale, quando colori e sapori danno il loro meglio. Nella meravigliosa piazza del Municipio, in cui ancora oggi sono perfettamente conservati i tre poteri del medioevo la Collegiata, la Rocca e il Palazzo del Podestà, ci gustiamo due vassoi buonissimi di salumi e formaggi presi alla Butega: una vera delizia! Non contenti del giro fatto, decidiamo che, prima di tornare a casa, dobbiamo raggiungere un’altra meta, Veleia Romana, antica città a 460 metri sul livello del mare, citata da Plinio il Vecchio nella sua «Naturalis Historia».
I 27 chilometri che separano queste due ultime località sono il tratto di strada, forse, più divertente della giornata: su un crinale che divide due valli parallele, con curve impervie e manto stradale spesso sconnesso, si avverte la percezione di essere piacevolmente immersi in uno spazio naturale che accoglie giustamente pochi esseri umani. Le rovine romane dell’antico municipium sono pregevoli, soprattutto l’Antiquarium, mentre la Pieve di Sant’Antonio, che sovrasta l’area archeologica tutelata, appare di epoca decisamente più recente. La deviazione vale certamente la pena: sia per il divertimento in moto sia per l’interesse storico-culturale di un luogo che gli antichi Romani apprezzavano soprattutto per le sue terme.