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Tre Regioni. 360 km e 7 ore di viaggio per un classico degli amanti della motocicletta. Questo tour, all’apparenza facile e alla portata di tutti, in realtà è l’occasione perfetta per mettere alla prova la propria resistenza e la propria passione per le due ruote. Perché le strade da percorrere sono tortuose, i chilometri da conquistare tanti, e i paesaggi da ammirare molteplici.
La partenza è alle nove del mattino da Milano, con la prima tappa già in mente da raggiungere dando gas alla nostra Bmw R1200R, ovvero passo Penice. Più di 60 chilometri che conducono fino all’uscita dall'autostrada A7 all’altezza di Castelnuovo Scrivia, e sembrano essere molto più lunghi, perché scorrono dritti nel tipico paesaggio dell’Oltrepò Pavese pieno di risaie. Il divertimento inizia a farsi strada una volta superata Salice Terme, percorrendo la SP 461 in direzione Varzi, delizioso paesino della valle Staffora costruito ancor prima dell’anno Mille.
La parte più entusiasmante di questa prima tappa di viaggio, però, sono ovviamente i 16 chilometri che portano alle pendici del Monte Penice e che regalano emozioni sensoriali a chi può prestare attenzione al paesaggio e non alla guida. In un ambiente quasi rarefatto, ricco di verde e con poche abitazioni, passo Penice (1.149 metri) è una meta da scoprire sia d’inverno, con gli impianti sciistici, le scuole di sci e le piste da bob a disposizione degli appassionati della zona, sia durante tutto il resto dell’anno, quando l’asfalto, non sempre in stato ottimale, è vissuto da una gran quantità di motociclisti e ciclisti.
La discesa verso Bobbio è un dolce declinare verso valle, con lo sguardo che spazia ai monti circostanti, al verde dei pascoli e al fiume Trebbia che scorre vivo a fondovalle. La cittadina dell’abbazia di San Colombano è sempre una delizia per gli occhi, non importa quante volte la si visiti, e lo stesso si può dire della SS45 che da Piacenza conduce fino a Genova - anche se noi, questa volta, la lasciamo all’altezza di Loco per proseguire sulla Strada Provinciale 17.
Quando ci si appassiona alle due ruote, si inizia a percorrere tante strade diverse con la foga di voler scoprire sempre più posti, eppure, nel mio caso, devo dire che il senso di quiete, di libertà e di "casa" che ho respirato lungo le curve della val Trebbia e della val d'Aveto non l’ho ancora raggiunto da nessun’altra parte. Per chi cerca pace, il passo del Fregarolo, 1.203 metri d’altitudine, è proprio la deviazione perfetta.
La Strada Statale della val d’Aveto, la SS586, non ha nulla da invidiare, a mio avviso, alla sua collega SS45. Le curve anche qui sono tante, il verde è immenso, le macchine anzi sono ancor meno. In certi punti l’asfalto non è buono, è giusto ammetterlo, ma la bellezza del percorso e del paesaggio riesce a far dimenticare i difetti della via di comunicazione tra la val d’Aveto e l’alta val di Nure. In base al periodo dell’anno in cui si affronta, il passo del Tomarlo, uno dei valichi più alti di tutto l’Appennino settentrionale, con i suoi 1.485 metri d’altitudine, sembra essere sperduto dalla civiltà, come in novembre, immerso nella neve nei mesi invernali, o meta frequentatissima dagli escursionisti d’estate. Come il vicinissimo passo dello Zovallo, che nel tratto di strada che lo collega al Tomarlo raggiunge i 1.520 metri. I danni dell’alluvione del 2015 sono ancora visibili in certi punti, e ricordano quanto sia fragile il territorio appenninico solcato da agricoltura e allevamento.
Gli ultimi 64,5 chilometri che da passo Tomarlo portano a Grazzano Visconti fateli senza sosta, godendo del paesaggio circostante, del silenzio e del rombo della vostra due ruote. Perché ormai si ritorna alla pianura, le colline rimangono alle spalle, e le grandi città si fanno vicine. C'è giusto il tempo di un caffè a Grazzano Visconti prima che il sole cali all'orizzonte: casa ormai ci attende.