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Nessun colpo di spugna, anzi una conferma forte della tesi già emersa nel primo grado di giudizio: la corte di Appello di Roma ha confermato la condanna per il responsabile della (mancata?) manutenzione della strada dove la giovane centaura romana perse la vita a seguito di una caduta provocata, con tutta evidenza, dalle pessime condizioni del manto d'asfalto.
Il verdetto appena emesso, però, non solo commina la pena di un anno e sei mesi per l'ingegnere Alessandro Di Carlo, responsabile della sorveglianza della ditta vincitrice dell’appalto della manutenzione delle strade del X Municipio per le negligenze rispetto il suo incarico, ma suona anche come l'ennesima condanna per un mal sistema del governo del bene comune che produce vittime e dolore.
Infatti Di Carlo, accusato di omicidio colposo, avrebbe dovuto garantire la sicurezza di quel tratto di via Ostiense che dal litorale laziale porta fino alla Capitale, dove il 6 maggio 2018 la 26enne Elena Aubry fu sbalzata in aria e subì una caduta fatale, come ricostruito in aula dalla PM Laura Condemi grazie ad un'accurata ricostruzione in 3D dell'evento.
Il fascicolo d'accusa svela una serie di molte irregolarità nella gestione fin troppo disinvolta della manutenzione viaria, che hanno trasformato una strada percorsa da migliaia di romani in una trappola mortale: l'inchiesta, costata a Di Carlo una condanna a due anni di reclusione in primo grado ridotta ora di sei mesi, porterà altre sette imputati a presentarsi davanti al giudice nel tribunale di piazzale Clodio, dove hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato.
Il prossimo processo riguarderà due direttori del dipartimento Simu, Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana di Roma Capitale, (Roberto Botta e Fabio Pacciani), il responsabile della manutenzione ordinaria del lotto 6 della grande viabilità (Francesco Compagnoli), i responsabili del manto stradale e direttori del X Municipio, Marco Domizi e Nicola De Berardini ed infine Fabrizio Pennacchi, il responsabile della Esgra, la ditta che aveva vinto l’appalto per la manutenzione del tratto di strada dove Eleba è morta, la stessa azienda per cui lavorava l’ingegnere Alessandro Di Carlo.
Nel video che commenta la sentenza, Graziella Viviano, la mamma di Elena, così commenta: "Non è possibile lasciare le strade in uno stato di totale abbandono come è avvenuto con mia figlia: oggi, con la nuova sentenza, è stato ribadito il concetto che chi sbaglia paga, E d'ora in poi tutti i tecnici dovranno controllare le strade, verificare se sono pericolose e intervenire. Davvero una svolta per il nostro Paese".