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Come riportato dal Cycle World, Honda ha presentato la richiesta di un brevetto per una tecnologia in grado di mettere in diretta comunicazione il proprio cervello con la motocicletta allo scopo di migliorare la sicurezza nella guida.
Il sistema si comporrebbe di un casco dotato di elettrodi che comunicherebbe alla centralina sulla moto gli impulsi cerebrali e, quindi, la volontà del pilota di eseguire una certa manovra (in una parte del brevetto viene esemplificata l'impennata, ma è logico che il sistema sia stato concepito per utilizzi diversi); la centralina grazie ai normali sensori e dispositivi ormai in dotazione a molte moto (dall'IMU ai vari controlli elettronici) affiancati anche da un misuratore/attuatore angolo di sterzo (che pensiamo imparentato col sistema di sterzata autonoma già brevettato da Honda), potrebbe intervenire sui comandi della motocicletta ed aiutare a eseguire la manovra “pensata” dal pilota, specie in un contesto in cui la sicurezza debba essere in primo piano. Pensiamo ad una frenata d'emergenza o un clamoroso errore di traiettoria dovuto all'inesperienza, per esempio.
Già una decina di anni fa Honda aveva presentato un'interfaccia che consentiva al suo robot Asimo di interpretare semplici comandi cerebrali: cose semplici come alzare o abbassare un braccio e, in tempi più recenti, la stessa Tesla ha annunciato progetti riguardanti le neuroscienze; la frontiera è certamente interessante per le sue applicazioni possibili e potenzialmente ampissime ma, se restiamo ancorati al mondo della motocicletta, possiamo immaginare un futuro dove anche danni fisici importanti che oggi precluderebbero totalmente l'uso della moto non sarebbero più ostativi alla guida, oppure possiamo pensare alla riduzione dei rischi durante la pratica in attesa degli esami per la patente attraverso una moto che interviene a colmare le lacune tecniche e fisiche dei motociclisti principianti.
Certo, vista così, resterebbe sempre il notevole dubbio di come gestire la presenza e le reazioni del pilota a manovre “pensate” e non direttamente attuate: la moto è un insieme dinamico e non è detto che la semplice pressione sul freno o l'intervento dell'attuatore sul manubrio possano sortire l'effetto migliore in senso assoluto o, comunque, desiderato. Ma ricordiamo che un altro dei brevetti di Honda riguarda il sistema Riding Assist che tiene la moto in equilibrio da sola, inoltre dispositivi del genere hanno presumibilmente bisogno di molto spazio a bordo per essere compiutamente implementati e che quindi queste soluzioni, ma ci stiamo spingendo certamente molto in là con la fantasia, potrebbero riguardare futuri mezzi destinati al commuting o al turismo.
Risalta però il salto concettuale. Dopo i sistemi predittivi come quello brevettato da BMW, siamo in presenza di un brevetto che, immaginiamo accoppiato ad un'intelligenza artificiale, supera il dilemma di assicurare un'adeguata interfaccia uomo-macchina per la gestione delle moderne tecnologie, già disponibili sulle moto, per giungere alla diretta interfaccia cervello-macchina: una comunicazione che renderebbe inutili le regolazioni sul dashboard o sul manubrio, tanto basterebbe comunicare col proprio pensiero alla moto le intenzioni di guida. Sospensioni che si adattano elettronicamente e istantaneamente, mappature variabili in base al nostro desiderio del momento, e così via.