La voce di Radio105 si racconta ai nostri microfoni. Gli esordi in moto, le gare nei Rally, la rapina della Ducati 999R (si beccò una coltellata), il sogno della Dakar
17 gennaio 2008
Incontriamo Ringo al termine di Revolver, la sua seduta quotidiana di rock che va in onda su Radio105 tra le 16 e le 18.
Non siamo passati dagli studi dell’emittente milanese per parlare di musica (faremmo una figuraccia), ma per ascoltare gli aneddoti del dj più fuori d’Italia, ovviamente legati alle 2 ruote .
Dire che sei appassionato di moto non rende l’idea. A parte il trial – forse – non ti perdi una gara. Da pilota intendo.
Ringo: “Sì, appena posso inforco la moto e mi getto nella mischia. L’anno scorso ho fatto il Faraoni e stavo andando bene. Ero intorno alla 40esima posizione, su 120 partenti. E pensa che sono le prime gare in offroad”.
Lo ricordo bene. Ci siamo visti al tuo ritorno dall’Egitto. Avevi la spalla imbracata.
Ringo: “Me la sono rotta, una botta tremenda. Ma avresti dovuto vederla, che duna! Sarà stata alta 80 metri e, per paura di non arrivare in cima, gliene ho dato troppo al mio Ktm 525. Risultato? Sono volato oltre la duna…”.
Intendi fare anche il Faraoni 2008? Il Mal d'Africa ha colpito anche te.
Ringo: “Assolutamente! Il mio amico Maurizio Dominella, di Ktm P&P, è avvisato, l’anno prossimo sono in squadra. Ho già cominciato la riabilitazione della spalla”.
Hai fatto una bella collezione di incidenti in moto.
Ringo: “Ho perso il conto… vediamo, dovrei essere a quota 15 ossa rotte e almeno 6 viti sparse per il corpo. Ho spaccato anche il radio, il colmo per un dj. Mi manca l’ernia del disco e sono a posto”.
Alla Clinica Mobile vedono più spesso te dei piloti della MotoGp.
Ringo: “Il dottor Costa, quando sente la mia voce al telefono, mi chiede subito quale osso abbia rotto. Anzi, sai che ti dico? Ne approfitto per ringraziare lui, Corbascio, Suraci e Cherubino, il primario di ortopedia a Varese che mi ha rimesso in sesto”.
Hai abbandonato il Supermotard, tuo primo amore?
Ringo: “Ho scoperto da poco l’Enduro e mi piace da matti. Ho un Ktm 250 con cui vado a sporcarmi appena posso. Il tassello ti porta dove arrivano solo i cavalli, o i tuoi piedi. Fantastico! Ho girato anche in Sardegna, ospite del mio amico Lorenzo Pes (pilota del mondiale Sm). Una volta sono rimasto appiedato nel cuore della Barbagia, da solo. E ho dovuto abbandonare la moto in mezzo agli arbusti”.
E l’hai ritrovata?
Ringo: “Sì, era custodita dai cinghiali…”.
Perché hai detto basta alle Supermoto?
Ringo: “Se capita, corro ancora, ma non c’è più il clima iniziale, quando eravamo in pochi. Finita la gara si era tra amici, non c’erano le esasperazioni di oggi. Apro una polemica?”.
Prego.
Ringo: “Oggi persino i trofei monomarca sono diventati troppo professionali. Termocoperte, treni di gomme che se ne vanno in fumo solo nelle prove, botte da orbi in pista. E i tempi sul giro sono da piloti professionisti, pronti per il mondiale! Come fai ad aiutare i giovani in questo modo? E anche l’aria che si respira non sempre è quella giusta. C’è chi arriva decimo a un Trofeo e si atteggia da campione. Correre in moto dovrebbe essere una festa”.
Prima non era così?
Ringo: “Al tempo delle gare di endurance con Bimota un treno di gomme bastava per prove e gara. I campioni più famosi dovrebbero ricordare ai giovani che correre in moto è prima di tutto passione e divertimento. Un po’ come faccio io in radio quando invito i ragazzi a non esagerare sulle strade…”.
Il motocross non ti attira?
Ringo: “Mi ammazzerei subito. Tony Cairoli mi ha invitato a girare con lui. Ma ho già assaggiato una volta le whoops in sella a un Ktm SM 640, non ho un bel ricordo”.
Quando hai scoperto la motocicletta?
Ringo: “Prestissimo! Già a 14 giravo con un Caballero 50, poi è arrivato il Gori 125, il Maico, l’SWM, lo Zundapp Ks 125. Non avevo mai una lira in tasca, coi miei amici ciucciavo la benzina dai serbatoi di Jaguar e Mercedes”.
Una sorta di Robin Hood urbano.
Ringo: “Sì, ma poca roba. Al massimo un paio di litri, giusto per tornare a casa”.
Dal Caballero della gioventù alla Mini rossa di oggi. Basta moto in città?.
Ringo: “A Milano piove ininterrottamente da un mese. E con la mia moto ci vorrebbero le rain per stare in piedi…”.
Cosa guidi, una Superbike?
Ringo: “Ho una Ktm 640 Supermotard bombardatissima, una bestia. Di moto superveloci non ne voglio più sapere su strada. Rischi la pelle, e le coltellate”.
Ti hanno accoltellato?!?
Ringo: “Mi hanno rapinato una Ducati 999R che l’azienda di Borgo mi aveva dato in prova. Mi sono beccato una coltellata (Ringo ci mostra la cicatrice, ben visibile sul costato. Ndr). Alla richiesta della moto, pensavo scherzassero. Ma il coltello era vero”.
Al salone di Milano cosa ti ha colpito, a parte le fanciulle?
Ringo: “Bella la Moto Guzzi V7 Classic in stile retrò, ci farei un pensierino. E poi la Ducati Hypermotard kittata, uno spettacolo”.
Il tuo più bel ricordo motociclistico?
Ringo: “E’ legato a Troy Bayliss. A Misano, prima della gara, gli ho detto che avrebbe vinto. Quando poi è successo davvero, Troy si è fermato a bordo pista e mi ha urlato Minchia Ringo!!!”.
Il più brutto?
Ringo: “L’incidente in moto di alcuni anni fa. Un tassista mi ha steso e ho rischiato di perdere la gamba. Ho impiegato 18 mesi a recuperare un minimo di mobilità”.
Quali sono i piloti che ti ispirano di più?
Ringo: “Nel passato seguivo i vari Ceccotto, Pasolini e Lucchinelli. Negli anni ’90 Alex Puzar mi ha illuminato sul mondo di quei pazzi del motocross. Sono volato pure in America a vedere gli assi del Supercross, Bubba Stewart viene da Marte… “.
Quali sono i bikers che tirano di più oggi, anche a livello di comunicazione?
Ringo: “Tony Cairoli infiamma il pubblico a suon di risultati e di numeri in gara. Poi vedo bene il freestyle, in Italia abbiamo i Daboots. Sono incontenibili, ne sentiremo parlare sempre più spesso”.
Non hai ancora citato la MotoGp. Mentre della SBK conosci anche chi guida i bilici. Non ti garba?
Ringo: “ E’ come la Formula Uno, è un mondo freddo, non esiste l’amicizia tra i piloti. Lo stesso Biaggi mi diceva che in SBK è un’altra storia, non gli pare vero di avere un rapporto normale con gli avversari. In pista passino le sportellate, ma poi si mangia insieme”.
Restiamo alle gare. Quando la prossima?
Ringo: “Sto pensando seriamente di fare la Baja in California, col mio amico endurista Nicola Dutto. E poi ci sarebbe il grande sogno, finire alcune tappe della Dakar”.
A febbraio compi 47 anni. Non sono troppi per la Dakar? Gio Sala ha detto basta a 43…
Ringo: “Ma Gio è un campione. Io invece vado avanti, ho la scusa che devo imparare. Vale per le moto. E per le donne…”.
Ringo la sa lunga. Soprattutto sulle seconde.
Andrea Perfetti