Io, Valentino e mio figlio

Io, Valentino e mio figlio
Ho quasi quarantanni e ho vissuto in pieno la crescita di popolarità del motomondiale, da quando si vedeva saltuariamente sui canali di stato a oggi. Per mio figlio Valentino Rossi è sinonimo del papà, che per 40 minuti la domenica faceva (e farà, spero) il matto davanti alla TV...
15 luglio 2014

Io, Valentino e mio figlio


Ho quasi quarantanni e ho vissuto in pieno la crescita di popolarità del motomondiale, da quando si vedeva saltuariamente sui canali di stato, a oggi. Già dal 1990 grazie al primo titolo mondiale vinto da Capirossi all’esordio in 125, la notorietà ha iniziato a crescere e dal 1996 con l’esordio del personaggio e pilota Valentino, grazie a spettacolo e successi suoi così come di tanti altri talenti italici, l’attenzione degli italiani è esplosa, supportata poi dal passaggio alla TV privata nel 2002.
Sono stati gli anni dei successi a ripetizione di Valentino, ma non solo, anni di dominio dell’Italia un po’ come adesso degli spagnoli, in tutte le classi. Le gare erano uno spettacolo per di più con attori italiani, bastava farle vedere.

Per mio figlio Valentino Rossi è sinonimo del papà, che per 40 minuti la domenica faceva (e farà, spero) il matto davanti alla TV; poi ha imparato in fretta i colori delle sue moto grazie alla personalità espressa in loghi e adesivi, la cui efficacia è chiaramente dimostrata dalla traccia che lasciano su un bambino, “nuovo” nel mondo delle corse.
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Premetto che mio figlio è un bambino di sei anni che riconosce una Pagani Zonda o una McLaren 12C, e pensa che piazza Cairoli sia dedicata a Tony.
E’ certamente colpa mia e non mi dispiace, devo ammetterlo (anche se non mi spiego come possa preferire il genere BMW X5 a quello della Lotus Elise).
Comunque, quando in autostrada incontriamo dei camion con la sola scritta VR46, mio figlio li riconosce come i camion di Valentino Rossi, e quando andiamo al Rally di Monza, si va per vedere Valentino.

Qualche giorno fa ho portato a casa dal mio ufficio una piccola collezione di moto di Rossi, da Aprilia a Yamaha (ante Ducati); nonostante la scritta bella grande sulla scatola “SONO DI PAPA’, GUARDARE E NON TOCCARE” l’ho trovato subito impegnato a maneggiarle di qua e di là. Ma il gioco non è sempre banale come pensiamo e i bambini non trascurano nulla. Mentre io noto le edizioni speciali, con colorazioni più o meno celebri, che mi risvegliano i ricordi, un bambino guarda tutto senza dare nulla per banale.
Anche nei giorni successivi è andato a studiarsele là dove le ho sistemate in libreria, senza più toccarle come promesso, ma con lo sguardo di Gatto Silvestro sotto la gabbia di Titti.
Qualche giorno dopo mi ha detto: “ma lo sai che Valentino ha due cani disegnati vicino alla sella? Ma non sull’Aprila”. Non scappa nulla! Osservazioni nostalgiche da malato del 2 tempi: “quelle Honda (500) sono più potenti delle Yamaha (GP), hanno 4 tubi!”.  Ovvio!

Da qui la domanda: quanto resterà, nelle prossime generazioni italiane, della passione per le corse in moto?
La passione sarà più forte della pay-tv?
Quando un personaggio come Rossi andrà in pensione, torneremo indietro all’inizio degli anni ’90?
E’ un tema tanto discusso e sono interrogativi comuni da qualche stagione, ma finora ho sempre fatto finta di niente, sperando solo di vedere una bella gara; ora ho avuto una divertente, ma fredda dimostrazione di quanto conti il carisma.

Antonio Gola *

* Antonio, nostro collaboratore e tester, condivide una riflessione con tutti noi. Oggi ha 40 anni, è un ingegnere affermato e papà di due splendidi bambini a cui ha trasmesso l'ammirazione per Valentino. Per padre e figlio, Rossi è sinonimo di passione per la moto.