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Venray era conosciuta negli Anni Ottanta per la pista sede di diverse prove iridate, ora lo è anche per aver dato i natali nel luglio dell’87 a Jill Cox, la compagna olandese di Antonio Cairoli. Ma la sua frequentazione nel paddock del motocross è stata una conseguenza naturale non solo per via della vicinanza della sua abitazione al circuito di sabbia nera e profonda, ma perché in famiglia il motocross era pane quotidiano.
«Mio fratello era nei primi del minicross, mentre mio padre è stato campione europeo di sidecar. Quando hanno smesso di correre io ho continuato a frequentare l’ambiente, ed è così che ho incontrato Tony. Eravamo ad un GP e lui continuava a scattarmi delle foto da lontano per scherzo, è successo più di una volta ma tutto finiva lì. Poi nel 2005 quando vinse il titolo a Lierop andai da lui per congratularmi e rimase così sorpreso che non mi parlò neppure, forse perché allora non parlava inglese. Pensai che fosse un tipo strano, poi imparò un po’ la lingua e siamo diventati amici».
Quando è iniziato l'amore?
«Prima siamo stati in contatto via email, mi scriveva delle lettere molto dolci tradotte con il traduttore di Google, poi ci siamo visti da amici, uscendo anche con altre persone. Solo amici perché io ero un po' timorosa visto che è un pilota di motocross e in più italiano. Mio papà infatti si è sempre raccomandato di non portargli mai a casa un pilota di motocross, o qualcuno con dei tatuaggi o orecchini, e Tony era proprio un pilota e aveva tatuaggi e orecchini. Avevo un po' paura, allora ci andavo piano, ma lui era così carino e mi piaceva così tanto che dopo un anno mi sono innamorata di lui. Dopo un anno che ci conoscevamo Tony mi invitò a Roma, dopo cena mi portò in giardino, collegò una presa elettrica che accese una scritta "Jill" con la forma di un cuore e mi regalò un anello: da quel momento siamo rimasti insieme».
Quale è la cosa che ti piace di più di lui?
«Tony è molto divertente, mi fa ridere molto e lo amo tantissimo. E poi è un ragazzo che tiene molto alla sua famiglia, si prende cura di sua sorella e di suo padre aiutandoli sotto tutti gli aspetti. Tutti dovrebbero comportarsi come lui con i propri genitori. D’altronde è per merito di del papà Benedetto e della mamma Paola che Tony è il bravo ragazzo che conosciamo».
Come si è evoluta la vostra relazione in questi anni?
«Essendo di lingue diverse pensavo che la comunicazione potesse essere un problema, ma non lo è mai stato. All'inizio avevo un po' paura, ma adesso io parlo in italiano con la sua famiglia e con il team e non ci sono mai stati fraintendimenti. Anche le differenze di mentalità e abitudini tra il Nord Europa da dove provengo io e l'Italia del sud non hanno creato problemi.Tony è molto orgoglioso di essere siciliano e devo dire che ha contagiato anche me con il suo amore per il Sud Italia».
Non deve essere facile stare accanto ad una persona così impegnata come lui.
«Anche questo non è mai stato un problema, perché so che lui è il protagonista e io preferisco stare dietro le quinte. E poi ho compreso bene fin dal primo giorno che devo condividere Tony con tutti gli altri, che fa parte della fantastica famiglia De Carli, che ci sono altri che lo reclamano: i suoi fans. Capisco che Tony è un po' di tutti, io lo sostengo e sto da parte».
Tra allenamenti e le pubbliche relazioni forse non rimane tanto tempo per te.
«A me basta quello che mi può dare. Il weekend prima di Bastogne eravamo liberi e siamo andati in Sicilia, al ritorno ci siamo fermati alla casa in Belgio che era tutta da pulire e con il frigorifero vuoto. La cosa mi ha messo un po’ di agitazione, ma Tony non si preoccupa mai e a volte gli chiedo dove prenda tutta quella energia. E' incredibile, se non sto vicino a lui mi sento debole e mi manca. Prima di frequentarci avevo un salone di bellezza, sono un'insegnante ma ho studiato per diventare estetista, però due anni fa l'ho chiuso per stare vicino a Tony, altrimenti sarebbe stato troppo difficile. Quando ero al salone pensavo al lavoro che dovevo fare per Tony, e quando ero alle gare pensavo al salone. Stavo impazzendo e Tony disse che se volevo continuare per lui andava bene, ma che se volevo smettere andava bene comunque. Tutte le ragazze in Olanda lavorano e sono indipendenti, quindi decisi di continuare la mia attività ma dopo un anno capii che era impossibile e ho smesso».
Quando sei stata in Sicilia per la prima volta deve esserti sembrato piuttosto singolare date le tue abitudini.
«Effettivamente sì, ma mi è piaciuta molto. La casa di Benedetto è sulle montagne, con un grande giardino con alberi di ulivo e arance, e in ogni angolo ci sono vecchie auto senza ruote, delle vecchie Vespa e degli animali, gatti, cani, come in una fattoria, un paradiso. Poi mangiamo in una lunga tavolata con una trentina di persone perché la famiglia di Tony è grande e vengono anche delle persone da Patti. E’ una famiglia semplice, tutti si aiutano a vicenda, in fondo una famiglia normale come la mia».
Patti, Roma o Venray: quale scegli per il tuo futuro con Tony?
«Sicuramente Tony vuole vivere in Italia, anch'io la amo e sicuramente è meglio vivere da voi che in Olanda, per il clima, il cibo, la gente. La Sicilia è molto bella ma essendo un'isola, è un po'... isolata, quindi preferisco Roma perché è internazionale, è il posto dove Tony ed io ci sentiamo più a casa. Tony è siciliano, io sono olandese, ne siamo fieri, ma Roma è la nostra casa, e la nostra seconda famiglia, i De Carli, sono lì».
Cosa fai per lui a livello operativo?
«Faccio tutto quello che serve per togliere il lavoro dalle sue spalle, dalle cose semplici come scrivere le mail all'aiuto in pista. Per esempio se qualcuno lo cerca, si rivolge prima a me perché sono più facilmente raggiungibile. Inoltre mi occupo del merchandising, del sito e seguo i social network Twitter e Facebook».
Parla delle gare con te?
«Non molto, perché altrimenti parlerebbe solo di motocross. A me chiede solo se è giusto sulla moto, se il suo stile va bene, se il suo look è a posto perché riesco a vedere la differenza, per il resto non parliamo delle gare».
Neanche sabato sera in Gran Bretagna avete parlato di come sarebbe andata la gara?
«Assolutamente no perché Antonio è un po’ superstizioso. Siamo stati nella Red Bull station guardando le spese che avevo fatto a Londra il giorno prima anche per i meccanici e poi verso mezzanotte siamo andati a dormire».
Ovviamente sarai stata contenta del titolo.
«Moltissimo, Tony se lo merita alla grande perché ogni inverno si allena e lavora così intensamente come nessuno può immaginare».
La serata l’avete passata tutta festeggiando.
«Sì, da subito dopo il podio sino a notte inoltrata quando abbiamo terminato le quaranta bottiglie di limoncello che ci ha dato Ivan Palmieri del Pit Lounge, un vero spasso!».
Una sua caratteristica?
«Se è tuo amico o se sei nel suo gruppo, lo è per sempre e si prende cura di te. Come tra Claudio De Carli e Tony, come tra Tony e la sua famiglia: è per sempre. Penso sia un segno della sua affettuosità, anche se entrare in quel gruppo non è affatto facile ».
Una cosa che ti fa arrabbiare di lui?
«Che esagera in tutto. Se ci sono venti gradi lui dice che sono venticinque, se prende un pesce è sempre più grande di quello che è in realtà: esagera, fa sembrare tutto meglio o più grande di quello che è. Io gli dico che non può fare così, perché è come mentire, in Olanda se è venticinque è venticinque, non trenta».
Un suo souvenir?
«Il suo primo paio di stivali da cross, piccoli, tutti di pelle, che il papà di Tony ha conservato. Per la nuova casa ho preparato una apposita teca di vetro dove metterli. Mi piacciono tutte le cose di quando era piccolo, i video, le foto».
Hai mai paura?
«Sì, verso la fine della stagione, perché Tony ha molto da perdere. E' il campione in carica, sta per vincere ancora il titolo e c'è molto in gioco. Ho sempre paura alle partenze, ma so che Tony non è un pilota sconsiderato».
C'è stata una situazione che ti ha rattristato?
«Quest’anno in Germania, quando ho visto la caduta di Paulin, e anche quello che è successo a Simoncelli e Antonelli. Quando vedo queste cose a volte penso che potrebbe succedere anche a Tony e questo mi fa stare male, ma cerco di non pensarci e mi fido di come guida Tony».
Parlate mai di bambini?
«Sì, ne parliamo, ma viaggiando sempre come dei matti, non abbiamo ancora un posto fisso che chiamiamo casa e quindi non è ancora il momento».
Poco tempo fa avete però acquistato una casa a Roma.
«Abbiamo comprato un terreno a Santa Marinella e ci abbiamo costruito la casa dei nostri sogni che in futuro sarà la nostra sede. Dobbiamo ringraziare i coniugi De Carli perché ci ha aiutato tantissimo nel costruire questa casa, senza di loro non l'avremmo potuta portare a termine perché ci hanno pensato loro a controllare i muratori e lo stato dei lavori».
Come vedi il vostro futuro insieme?
«Vivendo nella nostra nuova casa, questo è il futuro. Non so però quando Tony smetterà di correre, perché non ha intenzione di farlo a breve, di sicuro non prima di tre o quattro anni perché ha ancora una grande passione. Quando si ritirerà credo che farà qualcosa con un team, gli piace viaggiare, stare alle gare, prendere decisioni come un team manager. Credo che questo sia il suo sogno, il suo obiettivo».
La cosa più buffa che vi è capitata?
«Ogni giorno ce n’è una, ultimamente abbiamo messo la benzina in una macchina diesel ma lui sorride sempre e dice che tutto andrà bene».
Il più bel viaggio che avete fatto?
«Mi è piaciuta molto la Sardegna, una volta tanto non era per una gara ma per una vacanza. Quest'anno non abbiamo avuto tempo perché la stagione è intensa, ma quando possiamo andiamo con Claudio e Ornella tre o quattro giorni in Sardegna per riposarci. E mi piace sempre molto, sono posti bellissimi».
Un sogno.
«Io vivo già in un sogno. Prima di diciassette anni non ero andata mai in vacanza, non avevo mai preso un aereo o visto una palma, prima di compiere dodici anni non avevo neppure mai visto il mare, mentre ora abiterò sul mare, volo in tutto il mondo e ho ventotto palme nel mio giardino. Mi piace stare con Tony, e lui ha già realizzato il mio sogno».