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Arriva inatteso questo nuovo modello Kawasaki, che in un colpo solo estende ben due delle famiglie motociclistiche di Akashi. La Vulcan S è infatti un trait d’union fra la famiglia delle cruiser Vulcan e la fortunata piattaforma media basata sul bicilindrico parallelo da 650 cc che già declinato in versione naked (ER-6N), semicarenata (ER-6F) ed enduro-tourer (Versys).
Contraddistinta da un’estetica da Bobber la Vulcan S vuole, nelle intenzioni Kawasaki, andare oltre il segmento cruiser proponendosi come mezzo molto più versatile, modaiolo ed adatto anche ad un uso urbano. E’ facile riconoscere diverse citazioni estetiche dai più fortunati modelli della concorrenza, declinati però in chiave di maggiore accessibilità data la collaudata affidabilità e semplicità del propulsore, naturalmente rivisto in diversi dettagli per irrobustirne l’erogazione ai bassi e medi regimi e renderlo così più adatto all’uso in questione. Gli interventi hanno riguardato i condotti d’aspirazione, il profilo delle camme, un volano appesantito ma anche uno scarico rivisto e la trasmissione finale a catena.
Il discorso accessibilità prosegue quando si esaminano la ciclistica e l’ergonomia: la sospensione posteriore (un monoammortizzatore collocato asimmetricamente sotto la sella come sulla ER-6, ma ancora più inclinato e quasi parallelo al terreno) regolabile nel precarico su sette posizioni consente di adeguare risposta ed altezza del retrotreno. Manubrio optional e pedane regolabili su tre posizioni differenti (offrendo un range di 44 mm il primo e 50 le seconde) danno al pilota la possibilità di cucirsi su misura la posizione di guida anche grazie alle leve di freno e frizione anch’esse regolabili. La sella bassa rende la Vulcan S particolarmente adatta all’uso urbano anche da parte dei meno dotati verticalmente; per chi volesse Kawasaki offre due selle optional, una più ravvicinata al serbatoio (53 mm) e l’altra al contrario più spaziosa ed accogliente per i più alti.
La ciclistica, incentrata su masse concentrate verso il basso (il posizionamento del monoammortizzatore consente la collocazione dello scarico sotto il motore), interasse consistente e grande stabilità mette a disposizione un impianto frenante più che adatto all’impiego grazie ad un disco anteriore da 300mm con pinza a doppio pistoncino e disco posteriore da 250mm con pinza a singolo pistoncino. L’ABS è naturalmente disponibile; restiamo in attesa di sapere se per il nostro paese sarà di serie. I cerchi sono due unità a cinque razze rispettivamente da 18 e 17”, calzanti pneumatici da 120/70 e 160/60. Il serbatoio conta su una capienza di 14 litri, che dovrebbe offrire ampia autonomia visti i ridotti consumi del propulsore.
Bella e moderna la strumentazione misto analogico/digitale, con contagiri in alto, blocchi spie laterali e pannello LCD con retroilluminazione a LED che trova riscontro nel faro posteriore realizzato nella stessa tecnologia. Ampia la lista di optional, con bagagli, parti cromate, parabrezza, prese d’alimentazione e via discorrendo.