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Sul finire degli anni Sessanta Kawasaki comincia a lavorare a qualcosa di rivoluzionario per l’epoca. Un progetto inedito basato su di un motore quattro tempi da 750 cm3, pensato principalmente per conquistarsi il mercato statunitense al punto da guadagnarsi il soprannome "bistecca di New York" tra gli ingegneri di Akashi.
Le cose tuttavia vanno diversamente e la moto viene presentata solo nel 1972, forte però di un motore più grande e una storia diversa da raccontare: è la prima Kawasaki Z900.
Le cose, da quel giorno, sono andate così bene che cinquant’anni più tardi la Z900 festeggia il suo mezzo secolo con un vestito per l’occasione, la livrea Firecracker Red ispirata dalla Z1100 GP degli anni Ottanta e all’iconica GPZ900R.
Che poi, in italiano, Firecracker Red ha un suono ancora più convincente: petardo rosso.
L’abbiamo guidata nella sua versione depotenziata per patente A2 libera da vincoli e strozzature: 95 cavalli, trenta in meno rispetto alla variante a piena potenza anch’essa disponibile (assieme alla Z650) con questa particolare livrea anniversario.
Quando scegli una moto deve piacerti quando la guardi e farti impazzire quando la guidi: se poi piace anche agli altri, meglio. Così, a fine prova, le abbiamo fatto anche un esame di stile dandola in pasto al Chiringuito di San Siro, dove ogni giovedì i milanesi si ritrovano con le loro moto. Il risultato lo trovate alla fine del video.
Livrea rossa, nuova per i più giovani e nostalgica per i signori sulla cinquantina che si mettono ad ammirarla in cima al passo. La moto sfoggia dettagli blu e argento per affilare la livrea e diversi particolari dorati, a partire dai foderi della forcella (a steli rovesciati da 41 mm) e continuando con il marchio Zeta sui fianchetti e la sigla 50th Anniversary appena sotto, sigla riproposta anche sul parafango anteriore.
La sella ha una trama dedicata, mentre i cerchi sono di un rosso brillante con una striscia argentata ad enfatizzarne lo stile. Ad un primo colpo d’occhio la moto è decisamente d’impatto: la Z900 è il prototipo della vera moto giapponese, tutta sostanza e meccanica, e vederla in questa colorazione le aggiunge una vena di maleducazione che ha messo d’accordo - guardate il video - anche gli smanettoni dello stadio.
Il vestito è bello, sotto è meglio: come da tradizione Zeta, il motore è il vero centro del progetto. I numeri sono relativi: quattro cilindri, 948 cm3, 95 cavalli (che sono 47 per chi la guida con patente A2 e 125 nella versione per patente A3). Numeri, per l’appunto, poco indicativi se pensiamo che nel mercato di oggi una moto con queste credenziali si chiama media mentre fino a qualche anno fa erano cifre da alto di gamma. Anche il frazionamento, quei quattro cilindri che a oggi sembrano troppi per una moto da guidare soprattutto su strada, vanno riconsiderati una volta aperto il gas: la spinta in basso è a dir poco sorprendente, 91,2 Nm di coppia a 6.500 giri per la versione depotenziata, 98 Nm a 7.700 giri per la Z900 a piena potenza.
Naturalmente in entrambi i casi si tratta di un motore omologato Euro 5. A frenare il quattro in linea Kawasaki c’è un impianto Nissin basato su una coppia di dischi da 300 mm all’anteriore con pinze a quattro pistoncini e pompa ad attacco assiale, mentre al posteriore c’è un disco da 250 mm.
A contenere il motorone della Z900, invece, c’è un telaio in acciaio ad alta resistenza, mentre a farlo correre ci pensano delle ottime Dunlop Sportmax Roadsport 2 di primo equipaggiamento. A dissetarlo infine - non beve troppo, siamo attorno ai 16 Km con un litro nella guida veloce - un serbatoio scolpito nelle linee da 17 litri di capacità.
Questa, da sempre, è stata la prerogativa delle ultime Kawasaki Z: sostanza, sostanza, sostanza. A cui, per la verità, si è aggiunta anche la tecnologia che ormai sembra diventata sempre più necessaria. Troviamo quindi un display TFT a colori, ben leggibile anche sotto il sole di agosto, il controllo di trazione (KTRC), quattro mappature (Sport, Road, Rain e Rider), un indicatore per la guida ‘ecologica’ che lampeggia quando guidiamo con attenzione ai consumi e la possibilità di collegare assieme smartphone e moto attraverso l’applicazione Kawasaki SPIN.
C’è poi una frizione antisaltellamento e una taratura dell’ABS che suggerisce una guida sportiva ma non funambolica: per far intervenire l’antibloccaggio serve volerlo, non basta affondare con decisione sulla leva del freno. Manca, tuttavia, il cambio elettronico, assente sia nella più prestigiosa versione SE che nel catalogo ufficiale aftermarket.
Come va la Kawasaki Z900 da 70 kW
Chi esce dalla motorizzazione con una patente A2 stampata di fresco sta già pensando alla A3 e alle moto "vere", quelle capaci di tutto. Kawasaki propone la Z900 in versione depotenziata proprio per questo, per evitarvi una moto di passaggio e arrivare direttamente al nocciolo della questione.
La Z900, una volta liberata a 95 CV, diventa un mezzo capace di tutto: in città è semplice e mansueta - in quinta marcia riprende senza strappi anche a 50 Km/h - ma basta portarla nel misto per rendersi conto dei motivi del suo successo. Il quattro cilindri diventa quasi un tre sempre reattivo, costantemente accompagnato da un bel suono d'aspirazione che accompagna il contagiri verso la zona rossa a quota novemila. Il motore è carico ai bassi ed esplosivo in alto, ed è bello pensare che non c’è bisogno di complessi settaggi elettronici per scaricare a terra la potenza.
Sui pavé milanesi e sulle sconnessioni più dure la risposta delle sospensioni è un po’ rigida, probabilmente perché in Kawasaki hanno deciso di premiare la stabilità sul veloce: lì, tra curvoni e cambi di direzione, la Z900 mette in mostra un anteriore ben piantato nell’asfalto che regala sempre grande confidenza, mentre gli errori vengono perdonati senza passare immediatamente alle conseguenze (cioé alle cadute) come farebbe un buon genitore.
Sullo stretto serve lavorare un po’ col fisico perché la Z900 predilige una guida scorrevole, anche se va detto che il motore dà una grossa mano ad uscire forte fuori dalle curve e i 212 Kg di peso in ordine di marcia non sono mai un problema. Il raggio di sterzata è più che buono per la categoria e la sella, a 820 mm da terra, permette di toccare coi piedi anche ai meno alti.
Prezzi e conclusioni
Il grosso pregio della Kawasaki Z900 è che non stanca ed è pronta a tutto. È una moto completa e nella miglior tradizione giapponese offre anche qualcosa in più, soprattutto in questa versione anniversario.
Altro grosso punto a favore di una Z900, per quanto guidandola non ci si pensi mai troppo, è il prezzo d’acquisto: la moto in prova costa 10.140 € (con livrea 50th Anniversary e motore a 70 kW) mentre la Firecracker Red a piena potenza costa 10.440 euro. Trecento euro in più della variante in Candy Lime Green e Pearl White Robotic, sempre a piena potenza, mentre la 70 kW ‘base’ ha un prezzo di listino di 9.740 euro. Farla rossa, nel 2022, poteva essere un rischio. Ma Kawasaki ha una lunga storia, progetti solidi e tutto per dimostrarl
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