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KTM nel 2013 ha compiuto 60 anni. L’acronimo sta per Kronreif, Trunkenpolz, Mattighofen, vale a dire i due fondatori e il luogo del primo insediamento produttivo, a cui la Casa austriaca è fortemente legata. E da dove non si sposterà nei prossimi anni, questo è certo.
Oggi KTM è alleata con Bajaj, che detiene il 48% della azienda, ma non è nei programmi il trasferimento degli stabilimenti in India. Qui verranno prodotte solo le moto stradali di piccola cilindrata (fino a 390), destinate ai mercati di tutto il mondo.
Il resto della produzione (gamma cross/enduro, adventure, naked e sportive) resta a Mattighofen, dove anzi KTM sta procedendo a un significativo ampliamento dei fabbricati. Ha alzato di un piano tutta la sede destinata a ospitare gli uffici direzionali (presto qui arriverà anche Husqvarna); ha ampliato lo stabilimento e ora sta ultimando il nuovissimo centro di ricerca e di sviluppo.
A un chilometro circa dalla fabbrica principale troviamo anche il grande magazzino dedicato a evadere in poche ore tutte le richieste di ricambi per le moto prodotte negli ultimi 10 anni.
L'introduzione delle nuove sportive di piccola cilindrata, l'ampliamento della gamma e soprattutto l'espansione commerciale nei mercati asiatico e sudamericano lasciano prevedere che gli incrementi ottenuti nel primo quarto di quest'anno saranno facilmente confermati a fine 2014.
Proprio quest’anno è iniziato in Cina l'assemblaggio delle KTM destinate a quell’immenso mercato.
«Il nostro partner cinese CF-Moto - ha dichiarato Harald Plöckinger (COO di KTM) - assemblerà presso i propri stabilimenti di Hangzhou le 200 e 390 Duke destinate al mercato del gigante asiatico.
Noi forniremo loro i motori e tutte le altre parti e in questo modo le moto potranno essere commercializzate in Cina».
Dagli stabilimenti vicini giungono infatti i motori già pronti per il montaggio, i telai e le sospensioni (realizzate da WP, marchio KTM). La Casa austriaca realizza da sé diverse parti, come radiatori, cerchi, forcelloni, delegando ai fornitori esterni solamente la produzione di componenti specifici che non conviene realizzare in casa a causa degli alti costi di ricerca e sviluppo. E qui entra in scena il Made in Italy. Passeggiando con la nostra guida all’interno della fabbrica, abbiamo infatti sbirciato a destra e a manca alla ricerca di prodotti italiani (passateci un po’ d’amor patrio).
La nostra curiosità è stata ripagata: gli impianti frenanti sono in larga parte forniti dalla Brembo, i raggi sono Alpina e sui serbatoi in materiale plastico delle Adventure campeggia un bel Made in Italy, segno che le nostre industrie sono ancora leader quando si richiede lo stampo di elementi sintetici complessi come il serbatoio di una moto moderna.
Anche lo scultoreo forcellone monobraccio della nuova Super Duke R è realizzato in Italia e sempre italiano è il responsabile dell’area di produzione dedicata a tutti i forcelloni delle moto austriache.
Non c’è stock di moto in KTM, la Casa calcola il numero di mezzi da produrre sulla base delle richieste provenienti dai vari Paesi. Non si crea quindi alcuna giacenza a Mattighofen e, soprattutto, non si corre il rischio di svalutare le moto vendute a causa della sovrapproduzione .
E lo stesso accade coi motori, che vengono costruiti sulla base dell’effettiva richiesta proveniente dalla produzione.
Le ruote a raggi vengono assemblate internamente in un reparto dedicato dello stabilimento; una scelta non comune, che testimonia la volontà della Casa di curare ogni singola fase produttiva per garantire elevati standard qualitativi.
Fuori da Mattighofen viene realizzata solamente l’auto sportiva X-bow, a cui è dedicato un team di lavoro specifico a Graz (in Austria, a circa tre ore d’auto dalla KTM). La barchetta a quattro ruote viene tuttora venduta con un discreto successo, a lei è dedicato un trofeo monomarca in Europa e la piccola produzione annuale è remunerativa per la Casa, che riesce a ripagare i costi di investimento e quelli industriali.
Anche le piccole Duke, che arrivano dall’India, sono sottoposte alla stessa procedura. Il personale della Casa austriaca è però testimone dell’ottimo lavoro fatto in Asia fino a ora; le moto hanno corrisposto gli standard europei di qualità richiesti. D’altra parte la Duke sui mercati asiatici ricopre un posizionamento premium ed è tecnologicamente all’avanguardia rispetto alla media delle produzione di quei Paesi.
Usciti dallo stabilimento ci troviamo davanti il nuovo, vastissimo centro di ricerca e di sviluppo della KTM. Ma questo è per noi off-limitis.
Gli austriaci sono infatti al lavoro per raggiungere il traguardo di Mr. Pierer e diventare il primo costruttore al mondo di moto sportive nel giro di pochi anni.
Dietro quei muri si nasconde il segreto dei prossimi successi, ma a noi non resta che attendere i saloni autunnali. Già quello di Colonia potrebbe riservarci delle sorprese. Restate sintonizzati perché torneremo prestissimo sull’argomento.