L’autobiografia di Ivano Beggio è pronta

L’autobiografia di Ivano Beggio è pronta
L’indimenticabile presidente di Aprilia ha lasciato una impronta profonda e il racconto della sua vita sarà certamente appassionante da leggere. Ora, dopo qualche rinvio, il libro è pronto per la vendita
10 giugno 2020

Dopo un periodo di riflessione, la Signora Tina Beggio ha deciso di completare l’opera, affidando a Claudio Pavanello il compito di raccogliere la testimonianza di tanti famosi piloti e tecnici che hanno collaborato con Ivano Beggio, oltre che ordinare il materiale fotografico a supporto.

Il libro, 248 pagine formato chiuso 28 x 22 cm, 250 foto, viene venduto a soli 25 euro spese di spedizione incluse (prezzo volto a coprire le spese di realizzazione delle 2.000 copie, senza alcun lucro). Per gli ordini, rivolgersi al sito ivanobeggio.com.

Tra i ricordi, da citare quelli di Valentino Rossi, Max Biaggi, Loris Reggiani, Loris Capirossi, Alessandro Gramigni, Tetsuya Harada, Marco Melandri, Manuel Poggiali, Marcellino Lucchi, Tommi Ahvala, Ivan Alborghetti, Corrado Maddii, Stefano Passeri. E poi Carlo Pernat, Jan Witteveen, Philippe Starck, Luigi Dall’Igna, Ampelio Macchi, Maurizio Roman, Claudio Pellizzon ed altri.

 

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Pavanello ci ha anticipato qualche pagina dell’opera, e tra queste abbiamo scelto il ricordo del primo campione del mondo di Aprilia, il trialista Tommi Ahvala. Ecco alcuni passaggi.

"Avevo iniziato il mondiale 1988 – racconta Ahvala - con l’importatore finlandese della Fantic Motor, ed a metà stagione mi chiesero di siglare un contratto come pilota ufficiale. Dovevo recarmi in Italia il mercoledì prima del Gran Premio, ma in Aprilia, dove ugualmente mi seguivano con interesse, lo vennero a sapere."

"Insistettero molto perché mi recassi prima da loro. Così il martedì arrivai a Noale con i miei genitori: l’offerta era già pronta, ma ricordo non riuscimmo facilmente a capire se fosse buona o meno, per via che le lire allora avevano così tanti zeri rispetto al marco finlandese! Dopo un po’ di calcoli concludemmo che non solo ci saremmo pagati tutte le spese, ma anche guadagnato qualcosa.”

Tommi Ahvala, primo campione del mondo

"A farci decidere di firmare seduta stante fu anche il fatto che in squadra c’era già il vicecampione del mondo Diego Bosis, un pilota che ammiravo, e che i manager di Aprilia fossero entusiasti della nuova moto raffreddata ad acqua, in fase di progettazione. Iniziai così, appena sedicenne, il mio lungo periodo italiano, sotto la guida preziosissima di Ettore Baldini, che era stato campione italiano trial 1976 e 1977 e poi diventato uomo Aprilia."

"Come si usava allora, durante la fase di collaudi dormivo nel mio camper parcheggiato nel retro della fabbrica: dal lunedì al giovedì c’era Ettore che parlava un po’ di inglese, poi rimanevo con il team manager Sergio Bonaldo, bravissima persona ma che conosceva solo l’italiano: ricordo cene molto silenziose! Decisi quindi che avrei imparato trenta parole di italiano al giorno: in due mesi riuscii a farmi capire, ed in sei sapevo esprimermi abbastanza bene. Ancora oggi, cerco di leggere un po’ di italiano per non buttare via tutta quella fatica!"

"Scegliere Aprilia fu un po’ un salto nel buio, ma si rivelò presto la decisione migliore che potessi prendere. Negli anni ho avuto infatti tutto il supporto necessario per crescere e diventare campione del mondo. La Climber era una ottima moto e il team veramente professionale, c’era una persona responsabile per le sospensioni, una per il motore… e non dei factotum come in altre squadre. Avevamo la tecnologia, le conoscenze e i soldi per apportare dei cambiamenti ragionati piuttosto che andare ad intuito: nonostante fosse un team latino, si lavorava con strategia."

"Del Signor Beggio ho un bel ricordo - continua Ahvala - e la prima volta che lo incrociai fu mentre lavavo la mia moto nel piazzale della fabbrica! È sempre stato molto gentile, aperto alla discussione e mai presuntuoso, si percepiva la passione per le moto e la determinazione nel far crescere la sua azienda: nei sei anni che ho corso per lui, l’Aprilia si era espansa moltissimo e da piccola realtà era già diventata una potenza. Quello in Aprilia è stato un periodo molto bello, vissuto in un team favoloso di persone determinate ed orgogliose e con tanti amici, alcuni purtroppo nel frattempo scomparsi come Ettore e Diego, di cui serberò sempre un grande ricordo nel cuore”.

Tetsuya Harada, il giapponese sulla moto italiana

Ed ecco alcune frasi raccolte nelle pagine del pilota giapponese Tetsuya Harada.

“Tra il 1994 e il 1997, mentre ero un pilota Yamaha, presi praticamente ogni anno in considerazione l’idea di cedere alle lusinghe di Carlo Pernat e passare in Aprilia. A quel tempo per un pilota giapponese passare ad una casa straniera era quasi inaudito, quindi fu una decisione molto tormentata e che richiese coraggio da parte mia."

"Rammento in particolare come il team avesse enorme rispetto per i suoi piloti, e questo fu un grande incentivo per andare sempre più veloce: volevo ringraziarli per il loro impegno con più vittorie possibili. Tra i grandi ricordi che ho dell’ing. Beggio, il primo che mi viene in mente è il Gran Premio di Italia al Mugello del 1999, quando ottenni la pole position in classe 500. Era eccitatissimo e terribilmente felice, ed io mi sentivo onorato di lavorare per lui ed essere parte della famiglia Aprilia."

"Ancora oggi ricordo ogni vittoria celebrata sul podio con lui, ma più di ogni cosa mi rimane nel cuore e mai dimenticherò quando a Valencia nel 2002, mentre annunciavo il mio ritiro dalle competizioni, Beggio si precipitò in sala stampa per salutarmi. Quando lo vidi entrare trafelato ed emozionato, cominciai a piangere per l’emozione senza riuscire a fermarmi."

"Riguardo l’Aprilia 250, credo fosse la moto perfetta, inclusi anche il meticoloso design e le straordinarie performances. Relativamente alla 500 bicilindrica, era una lotta impari con le quattro cilindri in termini di potenza, ma ricordo benissimo quanto straordinariamente leggera e maneggevole fosse. Esattamente come una 250! Dal mio punto di vista, la 500 del 1999 è stata una delle migliori moto della mia carriera”.

Naturalmente vi terremo aggiornati sull’uscita del libro e su come richiederlo.

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