L’elogio a Guido Meda di Aldo Grasso spiegato ai motociclisti (di Voghera?)

L’elogio a Guido Meda di Aldo Grasso spiegato ai motociclisti (di Voghera?)
Moreno Pisto
Aldo Grasso, il critico televisivo più autorevole d’Italia, ha elogiato sul Corriere della Sera le telecronache di Guido Meda: «Si comporta come uno scrittore». Ha ragione? Sì. Ecco perché. Voi cosa ne pensate?
4 luglio 2018

Uno può dire quello che vuole, ma i fatti resteranno fatti e le opinioni resteranno opinioni. Sempre. E come disse un pedagogo di nome Bill Bullard, le opinioni sono la forma più bassa di conoscenza: tutti ne abbiamo una su qualsiasi argomento.

Su Guido Meda le opinioni (leggi: critiche) si sprecano. Le più gettonate sono: ha avuto una gran fortuna perché quando commentava lo sci è arrivato Tomba e quando è passato alle moto si è trovato Valentino Rossi; i suoi commenti sono per casalinghe di Voghera e non appassionati veri; soffre di protagonismo. Sono bufale, tutte. Dopo la gara di Assen, se ne è accorto anche Aldo Grasso sul Corriere della Sera.

Facciamo un passo indietro. Chi è Aldo Grasso. 
Aldo Grasso è il più autorevole critico televisivo italiano. Il più rispettato. Il più intransigente. Il più ascoltato. Di TV ne capisce come pochi nella Storia. Ci sono personaggi televisivi che pur di finire nella rubrica di Grasso, anche con bocciature palesi nei confronti del proprio lavoro, pagherebbero (perché, almeno Aldo Grasso ha parlato di loro...). Cosa ha detto Aldo Grasso su Guido Meda? Questo:


 

Meda si è comportato nei confronti della MotoGP come, di solito, si comporta uno scrittore. Ha capito che di mezzo c'è un problema di storie e di linguaggio

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«Meda si è comportato nei confronti della MotoGP come, di solito, si comporta uno scrittore. Ha capito che di mezzo c'è un problema di storie e di linguaggio. Le corse vere accadono, quelle in TV si “scrivono”… Certo, i telecronisti devono ripetere le stesse frasi per darsi una riconoscibilità (le sciabolate, il tè dell'intervallo, l'inerzia della partita) e Meda non è da meno: se dalla finestra del vicino senti urlare frasi come "Tutti in piedi sul divano!" o "Rossi (Márquez, Dovizioso, Viñales) è passato dove non si può, dove c' è scritto vietato passare, dove te lo vietano gli dei!" o "Gas a martello, giù la testa nella carena!", beh, se li senti, significa che Guido Meda è all’opera».

Ebbene, sono parole sacrosante. Meda ha creato espressioni, modi di dire, ogni telecronaca inventa anche le parole. Quando l’ho intervistato l’ultima volta era appena arrivato in Sky come responsabile motori. Sky aveva già i diritti della MotoGP da un anno, e aveva affidato la telecronaca a Zoran Filicic. Compito infausto, per Zoran (e per chiunque verrà dopo Meda, se mai un "dopo Meda" ci sarà). La voce della MotoGP per molto tempo ancora è, e resterà sempre, Guido Meda. Quindi, in quell’intervista, una delle domande che gli feci fu: cosa hai detto a Zoran? Filicic ovviamente aveva lasciato il posto a Guido, passando a commentare le categorie minori. Guido rispose: «Di essere più naturale. È meglio una parola o una espressione sbagliata ma che arriva, di una ricercata ma che ti fa perdere l’attimo, che risulta forzata». Vero, verissimo. Aldo Grasso ha fatto benissimo a paragonarlo a uno scrittore, perché per chi scrive è la stessa identica cosa: è meglio una frase che ti arriva dritta nello stomaco, anche se scritta male, piuttosto di una ricercata, ma che appare fredda. E l’arrivo di Meda ha fatto bene, benissimo, anche allo stesso Zoran. Ora le telecronache di Filicic sono più efficaci, poco da dire. 

Meda in cabina di commento
Meda in cabina di commento

E le critiche? Bufale, come dicevamo. Uno: non può essere una colpa, se l’epoca Tomba o l’epoca Rossi combaciano con l’arrivo di Meda. Anzi, è un merito, nella misura in cui lui ha saputo sfruttare entrambi quei momenti a pieno. Due: non c’è niente di male a parlare di motociclismo alla casalinga di Voghera. Tutt’altro, ben venga. Gli esperti di comunicazione la chiamano capacità di saper divulgare un messaggio. Meda, per rubare le parole a Grasso, "è riuscito a dare espressività a uno sport non così popolare". E per farlo ha studiato. Non andava in pista, Meda. Per capire e raccontare meglio quel mondo si è appassionato, ha imparato a guidare ginocchio a terra, ha parlato con chiunque ne capisse più di lui, ha “succhiato” informazioni e le ha fatte sue. Chapeau. Tre: Meda non soffre di protagonismo, è un protagonista. Per naturale predisposizione. E se anche soffrisse di protagonismo, sai che scoperta. Chi è che non ci soffre? Quelli che lo tartassano di critiche cosa sono, se non personaggi in cerca di luce non propria? 

Vedete, questo è il bello di una società come la stiamo vivendo noi, no?, fatta di parole oramai svuotate di significato come democrazia, libertà, ma che ci permettono di dire quello che si vuole, fare le critiche che si vuole, coi social network poi, con la funzione dei commenti in ogni dove e in ogni post. Siamo controllatissimi, ma non ci siamo mai sentiti così liberi, tanto per parafrasare una canzone di Jovanotti che ho sentito in radio proprio l’altro giorno. Ecco, Guido Meda è uno che questa libertà la rispetta. Lo seguite su fb? Risponde a tutti. A tutti. Argomenta, difende le sue posizioni, risponde pure a chi lo offende. E ce ne sono, eccome se ce ne sono. Segno che sa che la sua è una figura pubblica, che esserlo non è solo un onore ma anche un onere, e che pur essendo famoso si mette (si mette, non si abbassa, sia chiaro) sullo stesso livello di chiunque cerchi di lodarlo o contraddirlo, come i social insegnano e consigliano di fare. Anche di questo bisogna rendergli merito. Ri-chapeau. È una mia personalissima opinione, e dunque sta a zero, come dicevo prima (i fatti sono che Meda ha creato uno stile). Ma voi cosa ne pensate? 

Meda in una delle interviste esclusive di Valentino Rossi
Meda in una delle interviste esclusive di Valentino Rossi