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Mentre di fuori rombano i bicilindrici degli appassionati, nelle asettiche sale VIP dello stadio Olimpico, abituate a discorsi su marcature a zona e fuorigioco, parlano i dirigenti Harley. Accanto a Willie G. (che di fatto dallo scorso marzo non ha più incarichi d’importanza operativa in azienda, ndr), ecco il figlio Bill (Vice-Presidente dell’Harley-Davidson Museum), il CEO Keith Wandell, il COO Matt Levatich, il Senior Vice President e Chief Marketing Officer Mark Hans-Richer ed il General Manager Ken Ostermann.
Keith Wandell ha espresso tutto il suo entusiasmo per l'evento in corso: «Sappiamo bene che tutte le strade portano a Roma, ma non avremmo mai creduto che si arrivasse su un’Harley... E invece è così: arriva gente da tutto il mondo, tutti con una grande voglia di far festa per i nostri primi 110 anni. L’età anagrafica non conta, non credete a quel che c’è scritto su passaporto: siamo una compagnia giovane, lanciata verso il futuro. Abbiamo tanto da fare e vogliamo farlo nel migliore dei modi».
Infatti la domanda più frequente che si ascolta è proprio questa: come saranno le Harley dei prossimi anni?
«Intanto abbiamo fatto una grande opera di razionalizzazione interna - a parlare è Matt Levatich, presidente e AD di Harley-Davidson Motor Company - che permette ora procedure più snelle a livello decisionale ed operativo. Non è un dettaglio, perché credo fermamente che una struttura efficiente sia la premessa necessaria per aver prodotti di alto livello. Ebbene, se avrete la pazienza di seguirci nei prossimi mesi, abbiamo ormai pronte diverse interessanti novità, che permetteranno al nostro marchio di essere ancora il riferimento per gli amanti delle moto custom e del mondo ad esse collegato».
Vedremo Harley dotate di gadget tecnologici, come i sistemi elettronici per il controllo di trazione o altre diavolerie, almeno per un prodotto come il vostro?
«L’evoluzione tecnologica rende obsoleti i prodotti a ritmi incalzanti - ci risponde il CEO Keith Wandell - Sono però anche convinto che un marchio come Harley-Davidson abbia il dovere di rimanere fedele a se stesso, offrendo ai propri clienti quello che desiderano. Ed in questo ci muoviamo nel solco della tradizione: certo, ci sono e ci saranno sempre nuove soluzioni ed aggiornamenti, che sperimentiamo e magari adottiamo in gamma, come l’ABS che non tra molto sarà tra l’altro obbligatorio per legge. Ma la nostra gente vuole innanzi tutto come un prodotto fedele alle sue caratteristiche. E noi vogliamo sempre più fidelizzare la clientela».
Osservando il popolo Harley che affolla Roma, si resta colpiti dal vedere come le capigliature bianche siano la maggioranza: non vi pesa di essere considerati come il marchio della terza età?
«L’argomento si presta ad una doppia analisi - a prendere la parola è Mark Hans-Richer, Chief Marketing Officier -: da un lato è vero che Harley è un po’ l’approdo cui giungono molti appassionati di moto, che nei nostri modelli trovano il giusto compromesso tra la voglia di andare ancora su due ruote e la saggezza di guida che arriva con il passare degli anni. Inoltre, l’età media della popolazione, soprattutto in Europa, è in crescita e questo torna a nostro favore. Nondimeno, siamo attenti ai fermenti dei più giovani: notiamo un interesse in crescita verso Harley e certo nei prossimi anni cercheremo di abbassare l’età di approdo al nostro marchio».
Magari avrebbe fatto comodo aver ancora un brand come Buell da potersi giocare in chiave giovanilistica...
«Quella storia è chiusa in modo definitivo: Buell non è più nelle disponibilità di Harley e non credo sia un male. La vocazione Harley resta il mondo custom ed escursioni in altri contesti, ad esempio quello sportivo, distraggono energie e risorse. Sappiamo far bene moto con tali caratteristiche e, aggiornandole, ad esse resteremo fedeli».