Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Chi ha avuto il privilegio di conoscere John Britten lo descrive come un visionario. Ingegnere autodidatta nonostante un disturbo di natura dislessica che gli rendeva difficilissima la lettura, capace di costruire qualunque cosa (il tetto apribile automaticamente in vetro della casa in cui ancora vive la sua famiglia è stato pensato, progettato e realizzato da John stesso) e grandissimo appassionato di moto, Britten ha creato uno dei mezzi più innovativi della storia del motociclismo.
Una moto, la V1000, che avrebbe potuto dimostrare più di ogni altra la validità di certe soluzioni non convenzionali, se la prematura scomparsa del suo creatore (morto a soli 45 anni, nel 1995) non ne avesse interrotto lo sviluppo. Diverse soluzioni, anche se non sempre del tutto inedite, sono state riviste e sviluppate da Britten stesso fino ad eliminarne i difetti e sfruttarne i vantaggi rispetto a quelle convenzionali: radiatore sotto il codone, motore portante con telaietti in fibra di carbonio e sospensione anteriore a schema Hossack.
Una moto, tra l’altro, realizzata a Christchurch, Nuova Zelanda – non esattamente nella patria dei motori – ma che da lì partì alla conquista del mondo. Nel suo palmarès figurano infatti la BOT di Daytona del 1994 e la vittoria nel campionato nazionale Superbike dello stesso anno con Andrew Stroud, e la tormentata storia al TT, dove rimase legata alla morte di Mark Farmer ma anche alla massima velocità stabilita con Nick Jefferies nel 1994, quando girò a 190 km/h di media.
I pochissimi esemplari rimasti – John aveva appena iniziato il suo programma clienti quando la sua malattia si è manifestata – sono ora conservati fra musei e collezioni private, e raramente vedono la luce del giorno.
Il 21 e 22 febbraio gli appassionati neozelandesi avranno l’opportunità di rivederle in azione; a Christchurch si terrà infatti un evento commemorativo che ricorderà John Britten durante la gara della Sound of Thunder, gara importantissima per l’emisfero australe che richiama oltre 150 piloti e che si correrà sul Mike Pero Motorsport Park.
Vi presentiamo il video che mostra la prima Britten clienti ripristinata ed approntata per la rievocazione. Sono state costruite in totale dieci Britten V1000; la Britten-CR&S (#003) che vedete protagonista del video, oltre ad essere stata l’unica in possesso di un italiano, è anche la V1000 che ha partecipato al maggior numero di competizioni ottenendo più risultati utili (con un 50% di vittorie su oltre 40 partenze): vincitrice a Daytona, l’unica che ha concluso un Senior TT all’Isola di Man, seconda nel mondiale Bears, campione Superbike Neo-Zelandese.
E’ l’unica Britten contraddistinta da una livrea nera con i “checkers”: i colori del Team CR&S. Questa grafica le fece attribuire da John Britten il soprannome di Black Beauty. I suoi piloti sono stati Andrew Stroud, Stephen Briggs, Mark Farmer, Shaun Harris, Dario Marchetti, Jason Mc Ewan.